Raggiungi la città!

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- La Leggenda - AT7.0: la Città - L'Altra Terra -

MURALES

La bocca del giusto proclamera' sapienza.

E la sua lingua esprimera' giustizia. Beato l'uomo che sopporta la tentazione, perche' superata la prova ricevera' la corona della vita.

Signore, Fuoco Divino, Abbi pieta'! Oh quanto santa, quanto serena, quanto benigna, quanto amabile! Oh giglio di purezza!

Un manifesto viene affisso lungo le vie della nuova città dove i cantieri sono ancora aperti e la vita ormai ha ripreso il tempo e dove oltre un migliaio di persone l'avrebbe visto: 

CERCASI MESTIERANTI

Presentarsi presso gli Uffici Preposti

 

Il Sindaco

Max Garret - Governatore - Umano
Catly Vega - Sindaco - Umano
Alter Igos - Ragioniere - Umano
System Op - Ingegnere informatico Cyborg
Stry Chnos - Operativo Gènie - Umano
Noct Chnos - Architetto - Umano
Eco Resource - Commercialista - Umano
Eva Maclura - Geologa - Mutante G
Quus Relic- Antiquario - Umano
Lara Croft - Ricercatrice - Umana
Falco Ector - Informatico - Mutante X
Atro Citus - Fisico - Umano
Sara Lucento - Veterinaria - Umana
Lissa Mai - Scienziata - Umana
Elena Dicanto - Avvocato - Umana
Norma Blade - Chimico - Umana
Michelle Mabelle - Ambientalista - Mutante Y
Luise Kreon - Apicoltrice - Mutante G
Melania Bellafonte - Astronoma - Umana

Zinda Blake - Infermiera - Umana

El Ector - Il Nonno - Mutante X
Leo Nardo - Comandante - Umano
Lucky Luke - Capitano della Guardia - Umano

Robert Turn - Sottufficiale - Umano

Carlos Broome - Mentalista - Mutante H
Chuck Shark - Relatore - Umano
Jack Black - Docente - Umano
Mercurio Lafonte - Armatore - Umano
Ita Beta - Medico Scienziato - Umano
Ienu Ridenz - Costruttore edile - Umano
Amanda Next - Sottoufficiale - Umano
Lia Stanli - Cuoca - Umano
Est West - Psicopatico - Umano
Bartolomeo Bank - Banchiere - Umano
Sebastiana Spintria - Rampolla - Umano
Contessa Martha Bardi - Nobile - Umano
Adam Strange - Biologo - Umano
Dan Balance - Magistrato - Umano
Weng Chan - Fisico - Umano
Roxo Jazz - Medico legale- Umano
Aron Blues - Giornalista - Mutante G
Bart Hawk - Ipovedente - Umano
Eyes Eagle - Storico - Umano
Silver Gold - Reporter - Mutante Y
Air Mail - Pilota - Umano
Lu Reed - Giardiniere - Umano
Ago Caveau - Mercante - Umano
Romeo Delcorvo - Necroforo - Umano
Peter Pan - Mercenario - Umano
Lorena Yat - Studente - Umana
Kyle Kreon - Studente - Mutante
Hal Leonis - Interior designer- Umano
Graft Leonis - Geometra - Umano
Carolina Blanc - Stilista - Mutante G
Luciano Span - Vagabondo - Umano
Abro Chance - Scrittore - Umano
Sinestro Ferris - Ingegnere - Umano

CAPITOLO I° - ARIA - Episodio 1°
Anno in corso 2050. Sopravvissuto
Falco si svegliava sotto una crosta di brina. Sollevava il braccio intorpidito con cui teneva stretto un vecchio ricordo cartaceo, le ossa doloranti in quell’atmosfera densa e fredda. Guardava il cielo non appena fuori dalle viscere della terra: il sole era un globulo di luce spenta e falsa, il suo calore divenuto un ricordo assieme a tutto il resto.
Osservava il mondo attorno: chilometri e chilometri di terreni spogli, brulli, congelati da strati di ghiaccio e brina. Un’infinita distesa di monotona distruzione. L’uomo ripensava alle città. "Quanto tempo era passato?", si chiedeva. Non restava più nulla, ora, tutta la civiltà, l’architettura, la tecnologia azzerate dall’Onda.

Sparuti gruppi di esseri confusi vagabondavano nello stesso tempo senza una destinazione lungo strade non più esistenti, su quel suolo contaminato e marcio.
Erano i giorni dell’Attesa, come li aveva chiamati qualcuno. I Filosofi della nuova era, pazzi che predicavano il passato e il futuro, minando ancor più la traballante certezza dei rimasti.

L’attesa dell’ultim’ora.

L’uomo si alitava sulle mani, poi se le ficcava in tasca. Attendeva che i suoi amici risalissero con lui...
Camminavano facendo scricchiolare il terreno gelato, come un costante calpestio su vetri rotti. Intabarrati in doppi giacconi, avvolti da lunghe sciarpe tarmate, i piedi imbarcati in scarponi fasciati da pezzi di plastica. L’uomo portava un grosso zaino sulle spalle, un altro lo inforcava fra le dita e ancora altri fra uomini e donne uscivano dai loro nascondigli... una di loro aveva il frutto della passione nel ventre e un bimbetto teneva stretto a sè il suo vecchio peluche...

Stremati dalle quotidiane notti all’addiaccio, si spostavano durante il giorno, in cerca di un posto riparato, che non trovavano mai. Talvolta sapevano di attraversare una grande città, lo indovinavano da resti di carcasse di vetture e frammenti di cemento qui e là, ma quasi sempre era impossibile capire che cosa fosse stata un tempo l’area in cui stavano passando.
L’uomo ripensò a quando, molto tempo prima, si era ritrovato davanti a un enorme cartello. Era rimasto a guardarlo per alcuni minuti, prima di scoppiare a ridere fin quasi alle lacrime.

Ironia d’una sorte beffarda. Era l'anno 2050... e lui non era più lo stesso, aveva trascorso quei decenni nel secondo bunker, quello che non era stato completato. Riusciva a risalire per la stessa strada da cui era sceso tanto tempo fa...e si era addormentato.
CAPITOLO I° - ARIA - Episodio 2 °
Avanscoperta
Era l'alba.

Aveva ottenuto il permesso per risalire in avanscoperta, avrebbe esplorato il perimetro prima di far risalire tutti gli altri. Equipaggiata e memore degli intensi allenamenti, varcava il pesante portone di acciaio del bunker e ripercorreva i cunicoli che l'avrebbero riportata all'esterno.
Non sembrava fosse così sprofondato nelle viscere della terra eppure quei metri non finivano mai, fino a che riusciva a trovare l'uscita, purtroppo ostruita dagli eventi e dal tempo... Necessitava una piccola carica esplosiva che avrebbe spostato qualche masso, senza gravi danni in grado di fornirli una via di uscita.

Il "chimico" del gruppo le aveva fornito qualche interessante oggettino da utilizzare in caso di necessità e mentre attendeva la modesta esplosione ben nascosta dietro un anfratto, acclamava a denti stretti il nome dell'amico-fratello System Op, un secondo prima di indossare e attivare una mini maschera d'ossigeno.
Non ci volle poi molto per incedere in mezzo a quello spazio artificiale ricoperto dal sapore acre del fumo che ormai aveva invaso il loco e uscire fuori così impolverata da risultare irriconoscibile.

"Che disastro!" esclamava la ragazza mentre perdeva lo sguardo intorno a sè, ovunque guardasse i suoi occhi sgranavano stupore e incredulità per lo spettacolo che stava osservando e vivendo.
Sembrava intravedere un tiepido raggio di sole in mezzo a quelle nubi grigie e spesse, decideva così di seguire quel tepore lungo la Strada verso nord...scrutava il panorama e ne filmava la sua immobilità devastata.
CAPITOLO I° - ARIA - Episodio 3 °
Gli Avvoltoi
Il gelo della notte costringeva Lara a ripararsi all’interno di un vecchio edificio, o almeno quel che rimaneva di esso, cercava la zona più riparata dal vento freddo che quella notte soffiava copioso, anche e più forte quando cercava di dare notizie ai compagni nel bunker. Le comunicazioni avvenivano tramite una piccola rielaborazione di uno strumento a onde elettromagnetiche, collegato con un microfono sulla visiera del casco.

Riusciva ad assopirsi mezzora solo verso la nuova alba, era la seconda che viveva nella nuova terra, quello scenario quasi parlava con i suoi rumori pressanti e interminabili dei metalli piegati e pietre spezzate. Con un contatore Geiger si rassicurava che sarebbe potuta rimanere senza maschera antigas e in mezzo a quel cumulo di resti continuava la sua attenta perlustrazione, passo dopo passo soffermandosi e irrigidendosi quando riconosceva brandelli di carne umana bruciata, corpi mummificati semi avvolti nei lembi di stoffe sporche di tempo e riconoscibili solo per i monili preziosi ancora indossati, carcasse di bestie assaltati da un tipo di uccelli simili all’avvoltoio, ma con dimensioni raddoppiate.

Un dettaglio che non sfuggiva…

Fra le macerie vagava in cerca utopica ma speranzosa, di qualche altra forma di vita, aiutata dalla luce diurna osservava con attenzione tutto ciò che incontrava e immortalava filmati in mini camera posizionata sul caschetto che non toglieva ancora…immagini che stavano guardando tutti nel sottosuolo dal bunker.
Fuggiva la vita nell’attimo in cui la terra non era più sotto i piedi, il vuoto improvviso si fermava sopra immensi crateri, così profondi che quasi se ne perdeva lo sguardo, vuoti che si palesavano davanti il passo di Lara un attimo prima di toccare il non-terreno col piede ancora alzato.
Nell’ombra degli scheletri dei palazzi, uno strapiombo causato dai terremoti, attendeva Lara dietro l’angolo del luogo che stava perlustrando.
Un repentino colpo di reni all’indietro evitava alla ragazza di perdere l’equilibrio e cadere nel profondo cratere. Non v’erano appigli immediati. O almeno non così apparenti…

In quei secondi la ragazza stava lottando contro la mano della morte che sembrava uscire fuori furiosa da quel buco infinito per cingere e portarsi con sé la nuova vita. Il tempo sembrava oscurarsi d’improvviso, un caldo secco toglieva aria di quel poco spazio intorno allo sprofondo, sembrava la porta dell’inferno, letale era quella forza così potente e così oscura che voleva appannare la vitalità della ragazza…quella maledetta fatalità del precipizio sul sentiero…
La forza di volontà di Lara e gli intensi allenamenti praticati insieme ai suoi cari amici e fratelli, le consentivano, nel mentre cercava l’equilibrio con gambe e braccia semi aperte, di piegare leggermente le ginocchia e spingere sui piedi un bel salto all’indietro con l’intento di allontanarsi dal pericolo e dalla sua fervida immaginazione.

Purtroppo Lara perdeva il contatore Geiger.
Col cuore in gola e il battito accelerato lasciava scorrere il suo sguardo lungo le viscere della terra, tutto rimaneva immobile mentre si allontanava oltrepassando la voragine. Il respiro iniziava a temperarsi, il silenzio tornava sovrano, erano spariti anche gli avvoltoi.

Dai video del bunker le immagini scorrevano senza tregua e ricevevano dalla ragazza le coordinate della nuova mèta. Stava dirigendosi a nord-est, aveva poche ore di luce per esplorare la nuova zona.

 

CAPITOLO I° - ARIA - Episodio 4 °
Gènie
L’intensa organizzazione all’interno del bunker proseguiva senza sosta ormai da qualche giorno, tutti si preparavano ad uscire dal sottosuolo.
Dopo essersi resi conto che l’aria esterna era respirabile, una squadra di ricognitori veniva equipaggiata e pronta a precedere il grande esodo. Stry, che aveva la predisposizione caratteriale per seguire il gruppo armato e avendone preso ogni riconoscimento della disciplina stessa, si univa all’organico e apprestava il passo fuori dal bunker.
“Direzione nord-est” esclamava ai nove esperti che avrebbe guidato.

Il reparto speciale Gènie veniva impiegato e partiva a piedi per raccogliere informazioni sulla situazione e sulle attività presenti sul territorio, utilizzando idonee apparecchiature fotografiche, cinematografiche, televisive, radio e radar nonché sensori optoelettronici per la discriminazione delle radiazioni elettromagnetiche e termiche individuate.

Un drone precedeva il cammino veloce dell’unità organica, progettato e attrezzato per svolgere temporaneamente compiti di ricognizione aerea delle zone.
Stry Chnos aveva i contatti aperti con la base mentre percorreva la Strada verso nord-est, incontrava carcasse di aerei e le Macerie di cui aveva già visto una dettagliata panoramica visiva da parte dell’amica Lara, insieme al gruppo camminava spedito.
“Mi sento osservato” sussurrava al compagno mentre, tenendo fermo il capo, cercava con lo sguardo quel qualcosa che gli aveva procurato tale percezione, non fermava il passo. ma lo rallentava con cauto ritmo e con la scusa di fermarsi per riposare, accostava la sua figura nei pressi di alcuni scheletri di palazzi.

Tutto taceva.

Il reparto faceva una breve sosta e nel frattempo la luce calava e il crepuscolo prendeva piede velocemente, nuvole minacciose si palesavano da nord spinte dal vento che stava alzandosi.
Il drone trasmetteva nei video del bunker, immagini di desolazione e distruzione e i filmati venivano archiviati con selettivo ordine affinchè si potessero studiare meglio in seguito. Lo strumento faceva rientro per le cattive condizioni atmosferiche che stavano susseguendosi.

“Stanotte ci accamperemo qui” diceva Stry ai compagni senza mai lasciare che il suo attento sguardo perlustrasse intorno a sé. “Il primo turno di guardia lo faccio io a sud, mentre Tu (indicando un compagno) ti posizioni a nord, “Voi altri due farete la guardia a est e ovest. Cambio ogni tre ore” Concludeva.
Il ragazzo sembrava poi ritornare a quella “cerca” di un qualcosa che sembrava non esserci…appunto, sembrava!.
CAPITOLO I° - ARIA - Episodio 5 °
Inferno a Hell Street
Non era del tutto errata quella percezione da parte di Stry che credeva fra se e sé di non essere soli. 

Il secondo turno di guardia era iniziato da tempo, ma il ragazzo non riusciva a prendere sonno. 
Un simil fruscio lo teneva all’erta, così come gli altri, che per precauzione tenevano le mani sulle armi stordenti rimanendo svegli e attenti. 

Era ancora buio quando i dieci del Gènie venivano circondati da decine e decine di persone che a prima vista sembrano solo armate con vecchie armi impolverate e mezzi di fortuna avviati con carburante di raro ritrovamento, tanto che un paio di loro rimaneva di guardia a un grosso camion botte, in coda e ben guardiato alla fine degli automezzi in corteo. 

Poco distante dalla zona di sosta, si distinguevano un paio di cartelli di Zona di rischio, un paesaggio spettrale sovrastato da stormi di corvi, oggetti e attrezzi abbandonati, case e casupole ormai allo sfascio e secchi tronchi che addobbavano il panorama infernale. 

Non avevano però il tempo, i ragazzi del Gènie di 7.0, di potersi dedicare alla nuova scoperta, in pochi secondi tutta la zona veniva circondata da auto, moto e furgoni che a velocità sostenuta iniziavano ad alzare un polverone senza precedenti rendendo la vista quasi inesistente e così pure la possibilità di respirare bene. 

Stry e gli altri senza perdere tempo, indossavano le maschere antigas e si posizionavano dietro un immediato riparo per rendersi conto meglio di ciò che stava succedendo. La base veniva allertata e anche Lara riusciva ad avere l’informazione e dirigersi guardinga, ma di corsa e di conseguenza verso il luogo dell’evento. 

“Questo è il nostro territorio, chi siete?, cosa volete? Andatevene!!!” Una voce proveniente dall’area fumosa della zona echeggiava tombale fra le macerie e la polvere. 

“Sono Stry Chnos” Il ragazzo usciva fuori dal nascondiglio e con l’arma alzata con la canna rivolta verso il basso, presentava se e i compagni e con poche parole cercava di dare a quell’uomo una parvenza di spiegazione della loro presenza. 

Nel mentre il polverone si diradava e i mezzi si fermavano in cerchio, non si poteva fare a meno di notare le strane fattezze di alcuni uomini e delle donne che erano davanti a loro. C’era chi aveva tre braccia, chi un solo occhio, pelle bruciata, abiti luridi, persino bambini con due teste o cani con tre code. Ad alcuni non si notava niente, ma di sicuro non erano persone provenienti dal bunker. 

L’intero reparto sgranava gli occhi, quasi non credeva a ciò che stavano osservando… 
“ Non siamo qui per farvi del male” Immediato ribatteva Stry mentre faceva cenno ai suoi compagni di uscire con le mani ben in vista. 

“Non vi abbiamo mai visti” Insisteva quell’uomo coperto dal cappuccio di una felpa bianca, “E non intendiamo rivedervi ancora…non c’è cibo abbastanza per altre bocche, andatevene o morirete” 

Nel mentre il gruppo di Stry confabulava riuscendo a capire che quei sopravvissuti erano coloro che riuscirono a nascondersi nell’altro bunker la cui costruzione non venne mai ultimata, e grazie anche al microfono aperto dalla base, l’intuizione di Stry fu decisiva. 


“Abbiamo sementi e conoscenza necessaria per ricostruire tutto, potremmo collaborare” 

Nessuna risposta ebbe dall’uomo con il cappuccio bianco, quelle parole lo colpivano ed essendo sprovvisto di ogni fonte primaria di sopravvivenza, non aveva scelta, ma allo stesso tempo era consapevole che sarebbe stata difficile la sinergia con esseri mutati…alcuni erano incontrollabili e lui lo sapeva. 
Scostava un passo verso un lato come a fare strada agli aeterniani, silente alzava lo sguardo verso le genti intorno a sé e lasciavano libero un passaggio. 

“Non tornate più!”. Concludeva l’uomo senza nemmeno farsi riconoscere in volto, voltava le spalle e saliva a cavallo di una vecchia moto… la felpa bianca risaltava il segno “X” di colore rosso intenso, scarlatto. 


La scia del polverone lasciava i dieci uomini esterefatti, solo l’arrivo di Lara riusciva a distrarre Stry e gli altri dalle considerazioni sull’evento straordinario. 

Intanto un altro giorno era alle porte, il tempo correva minaccioso, nuvole nere si palesavano all’orizzonte e non facevano sperare in niente di buono, lampi in lontananza prevedevano un forte temporale in arrivo. Si alzava il vento di libeccio, umido, e violento che proveniva da Sud Ovest.
CAPITOLO I° - ARIA - Episodio 6 °
Isolati
Intorno ai ragazzi in ricognizione, il panorama mutava velocemente, venivano sovrastati da un cumulo di nubi nere e un lampo improvviso illuminava il paesaggio quasi ad accecarli, sopraggiungeva insieme a un tuono che squarciava l'aria con un impatto così terribile, che gli undici furono costretti a coprirsi le orecchie per il forte rumore.

Il lampo andava a scaricarsi in terra a pochi metri dal gruppo e, tre dei Gènie rimanevano quasi colpiti mortalmente se non avessero avuto la prontezza di riflessi per rotolarsi lungo il suolo, lontano, i loro abiti bruciacchiati fumavano e poco distante si apriva una voragine molto profonda.

Salvi!
Il temporale iniziava la sua corsa insieme al vento freddo che spirava impetuoso da sud-ovest, la pioggia cadeva senza sosta, anzi, buttava giù delle vere bombe d'acqua tanto da costringere il gruppo a fare una sosta obbligatoria sotto la metropolitana abbandonata.

Una lunga corsa in mezzo ai resti del tempo passato e fra le macerie immobili, precedeva il fiato che aumentava il ritmo cardiaco ad ogni respiro, gli occhi accorti avevano evitato ogni ostacolo che poteva fermare la loro cerca di un riparo.
Bagnati fradici Lara, Stry e il reparto dei Gènie si ritrovavano nei pressi della carcassa di uno degli ultimi modelli di treno veloce che giaceva sulle rotaie spezzate circondato di detriti e pezzi di ferro.

Il caso voleva che quel fulmine faceva perdere ogni forma di comunicazione con la base. Inutile insistere, le radio erano tutte fuori uso.
CAPITOLO I° - ARIA - Episodio 7 °
L'Ostacolo della salvezza
La pioggia fitta battente e insolente, sembrava far perdere la bussola agli unidici in avanscoperta lungo quel che era rimasto del territorio devastato. Le macerie sovrastavano quasi ogni angolo dello spazio percorribile. V'erano ostacoli ad ogni passo e il dolore di una grave storta colpiva uno dei Gènie. Le comunicazioni con la base erano momentaneamente inesistenti, tanto più che si stavano addentrato laddove non esisteva campo di comunicazione.

Era l'unico loco coperto che si palesava subito agli undici.
Si ritrovavano all'interno della vecchia metropolitana dove un vagone di ultima generazione giaceva semi piegato in un binario morto.

Il buio veniva illuminato dalle torce del Gènie mentre i ragazzi avanzavano con l'attenzione necessaria che un luogo inesplorato richiedeva.

Avanzavano piano, con passi lenti e accorti a non inciampare sul ferro vecchio intrecciato dagli ultimi terrificanti eventi, riuscivano persino a distinguere luridi stracci di antica vita vissuta, qualche pezzo di maniglie di valigie ormai invisibili...così come lo erano i resti di un lungo viaggio.

I metri avanzavano e il buio imperava sovrano fino a che una torcia illuminava il muso di un grosso topo con le fauci aperte che sembrava attendere il ragazzo che manteneva la luce, sopra il margine di un binario rimasto verticalmente immobile.
Il guaio era che alle spalle della bestia evidentemente mutata nelle dimensioni e nella voracità, se ne palesavano altri dieci e ancora dieci e ancora e ancora quasi all'infinito, sicuri che nessuno li avrebbe mai disturbati.

Erano secondi di pura follia, attimi di stupore nel constatare che le dimensioni delle bestie e la loro voracità rabbiosa, non davano il modo per affrontate l'evento straordinario in così breve tempo e così a breve distanza...
Lara, che era rimasta poco indietro a esplorare l'interno laterale della galleria, aveva trovato una piccola porta bloccata e ostruita da massi e ferro intrecciato, insieme a due del reparto, aveva iniziato a scostare gli ostacoli per vedere cosa c'era dietro.

Era la via di salvezza degli unidici che precipitavano la loro corsa nei pressi della porta da liberare. Metà del gruppo teneva a bada i grossi topi bruciando con gli accendini le cartacce che trovavano in giro, gli altri cercavano con forza e velocità di spostare al più presto ogni ostacolo da quella via di fuga. Il fumo emanato dai fuochi precari velocemente raccolti orizzontalmente, rallentava la corsa delle bestie che venivano temporaneamente fermate da una barriera di fuoco creata in pochissimi minuti da Stry e dai ragazzi, atta a separarli da loro anche se per breve tempo. Gli occhi lucenti e arrossati dai veleni dei grossi ratti si illuminavano paurosi fra una fiamma e un'altra e purtroppo uno dei ragazzi del reparto veniva ferito gravemente. Il suo passo si faceva immediatamente più lento, la sua pelle emanava dopo pochi secondi dal morso, fumarole impercettibili al buio, ma di un puzzo nauseabondo. La pelle visibile si apriva facendo scorgere i tendini che iniziavano a spezzarsi uno ad uno, il sangue scorreva copioso lungo il collo e gli abiti. Il ragazzo stavo morendo...e Stry se ne accorgeva subito, tanto da prenderlo sulle spalle e con immane fatica cercava di portarlo fuori da quell'inferno.

I ragazzi erano riusciti ad ottenere dal destino il tempo necessario che permetteva l'ingresso al di là della porta, ormai sfondata, oltrepassata, e chiusa alle spalle.

Un fumo acre e denso fuoriusciva dalla bocca della galleria della metropolitana, spezzato dalla pioggia che non aveva nessuna intenzione di fermarsi.
Fango e acquitrini facevano da padroni lungo gli spazi del territorio circostante e all'interno di un cunicolo, un'altra vita se ne andava...
CAPITOLO I° - ARIA - Episodio 8 °
L'Orizzonte
Un silenzio assordante echeggiava impetuoso nello spazio al coperto, all'interno della metropolitana dove si erano raccolti gli undici ragazzi in perlustrazione, uno del reparto Gènie era ormai morto, la sua pelle e i suoi abiti risultavano a prima vista bruciati da una sostanza chimica trasmessa dal morso del grosso topo. Il sangue confondeva le vene e i tendini che si staccavano come fili tesi, l'agonia incessante del ragazzo che nonostante tutto, stringeva ancora i denti, era indefinibilmente incredibile, dalle labbra serrate fuoriuscivano i rivoli di una schiuma giallastra che a poco a poco, fermava il suo giovane cuore.

“Un territorio poco accogliente” Esclamava Lara verso Stry il quale, senza perdere tempo, faceva ritornare alla base tre dei suoi con il cadavere. Avrebbe dovuto dare le ultime notizie e prendere un nuovo contatore Geiger e ripristinare, con altri strumenti, le comunicazioni radio.

Nel mentre il manipolo si allontanava a ritroso, il temporale cessava, i sei giovani uomini e Lara decidevano di visitare quello che rimaneva di una città che appariva fantasma ai loro sguardi, sembrava proprio un posto vissuto dagli spettri.
In lontananza persino una alta torre, resa nera dal fumo di un sicuro incendio, si ergeva maestosa e allo stesso tempo terrificante, in mezzo a quelle macerie che la circondavano.

Tutto taceva e pareva tranquillo, accorti a dove posavano il passo e con i sensi all'erta, il reparto proseguiva il cammino verso sud e alla loro destra si palesavano vecchie croci di antiche sepolture.
E ancora tanto spazio vissuto, erbacce ricresciute dopo il disastro dai colori e forme più impressionanti avvolgevano a tratti l'incedere dei sette, ormai avevano percorso diverse centinaia di metri in mezzo al fango e al terreno viscido e impervio.


E...nel momento in cui i passi venivano fermati sopra una collina, e gli sguardi si perdevano lungo un'immensa distesa di spazio libero, quasi a perdersi all'orizzonte, gli occhi di una figura nascosta dietro l'angolo di una vecchia taverna, seguivano il fare dei sette.
CAPITOLO I° - ARIA - Episodio 9°
Boccale amaro

Era quasi sceso il crepuscolo sopra quel lembo di terra in cima alle collina a nord di uno spazio infinito dal quale Lara, Stry e i cinque giovani uomini del reparto Gènie, non riuscivano a staccare lo sguardo. Quell'orizzonte spettacolare che pareva dare a tutti la stessa emozione, lo stesso pensiero.

I sette si guardavano quasi soddisfatti, non dicevano una parola e quel silenzio invece parlava così chiaro.

Stry rompeva l'attenzione: “Mi sembra un buon posto, non credete?” Il ragazzo sorrideva verso gli altri rimanendo fermo in piedi a osservare intorno a sé ad ampio raggio.

La distesa sgombra di macerie sembrava un miraggio “Forse un uragano...” affermava Lara mentre si faceva la stessa domanda degli altri nel vedere l'immenso orizzonte così pulito, “...sì, credo anche io che sia giunto il tempo di ricostruire” continuava Lara verso Stry, lo stesso che dava la notizia agli altri nel bunker non appena si accorgevano che i contatti erano ripristinati dopo la fine del temporale.

 

Nel frattempo dal sottosuolo partiva un altro drone inviato in perlustrazione più vasta del territorio circostante, l'evoluzione della tecnologia consentiva di avere immagini nitide, suoni e rumori, ricerca di vita con gli infrarossi e tante altre modifiche che gli scienziati aeterniani avevano potuto progettare, compresi microscopici effetti difensivi.

 

Ecco l'allarme! Il drone inviava immagini di figure in avvicinamento a cerchio, verso i sette giovani, gli infrarossi ne contavano almeno tredici. Stry e i suoi venivano avvertiti immediatamente e, conoscendo il percorso già fatto, decidevano di correre a ritroso verso l'ultimo edificio in macerie lungo la strada, senza perdere tempo e di corsa cercavano riparo immediato, solo pochi secondi prima dell'arrivo del gruppo presumibilmente minaccioso. Reduci dall'ultima esperienza di incontro inaspettato, si organizzavano alla difesa, trovavano riparo e attendevano gli avvistati che riducevano molto velocemente la distanza dei due gruppi.

Quel luogo riparato sembrava una taverna, pezzi di sedie e tavoli in legno sovrastavano per intero una parete, rimasta in piedi per metà a sud, il pavimento era stracolmo di cocci di brocche e boccali, vetro di bottiglie e bicchieri rotti, dal tetto un enorme buco semicentrale, faceva ormai apparire le stelle, il buio stava scendendo sovrano, la luna spiccava la sua luce proprio nel suo massimo splendore: era luna piena, senza un alito di vento, persino gli animali non emettevano un suono.

Uno strano silenzio, lungo e costante, insospettiva i ragazzi che iniziavano a muoversi all'interno di quel vecchio luogo di ritrovo, si muovevano con passi felpati comunicando a gesti finchè potevano essere notati dai compagni più vicini, grazie alla luce della luna e nascosti, uno per uno riuscivano a individuare gli incursori, ma il numero esiguo di forze in possesso urgeva un veloce piano strategico.

I cinque del Gènie, equipaggiati, riuscivano a localizzare quasi tutti grazie alle apparecchiature in dotazione, dei veri gioielli di micro tecnologia digitale e futuristica...volevano essere sicuri che gli “ospiti” fossero innocui per potersi palesare, malauguratamente non era così: erano circondati!!!

“Ne conto quattordici!” Ripeteva all'improvviso uno dei Gènie a voce estremamente bassa verso Stry, “Ne abbiamo uno qui con noi” continuava mentre controllava lo strumento che dava al ragazzo equipaggiato l'informazione, poi alzava lo sguardo e con l'aiuto della poca luce che la luna piena filtrava fra le rovine, riusciva a vedere un quarto di un soppalco rimasto in piedi, e vicino a una finestra mezza distrutta, v'era l'ombra palese del quattordicesimo uomo. “Occhio, sopra le teste” la voce del Gènie continuava a non sentirsi ma il suo dito e il suo sguardo non mentivano e indicavano l'esatta posizione del presunto intruso.

“Ma allora ci seguivano” sussurrava quasi fra se e se, Lara, che aveva già impugnato il suo coltello regolarmente detenuto, e manteneva la posizione dietro a una mezza colonna distrutta all'angolo est del luogo. La ragazza notava il fare degli altri, ne percepiva i gesti e ne seguiva lo spostarsi.

 

Non c'era tempo per le domande, figuriamoci per le risposte, il tempo era poco e i tredici che stavano circondando i ragazzi, erano uomini all'apparenza normali, armati di vecchie pistole automatiche e fucili da caccia, bastoni e persino un piccone veniva riconosciuto fra le tante ombre che scorrevano davanti agli occhi dei sette ragazzi, infatti , grazie alla luna piena, erano persino visibili, dall'interno del buio al coperto, le ombre vagare intorno a quella taverna distrutta, sgusciavano dai cespugli per raggiungere altri anfratti, passi che calpestavano il terriccio avanzavano sempre più pressanti e numerosi, si stavano avvicinando in fretta!

Due dei tredici spalleggiavano la parete a est, che aveva un'apertura proprio a pochi metri alla sinistra di Lara. In cinque varcavano quella che era rimasta della porta d'ingresso del locale a ovest, tre si apprestano a nord dove la parete, distrutta per un quarto e le macerie della stessa, facevano loro da nascondiglio, gli ultimi tre raggiungevano a sud gli infissi di due finestre aperte.

Sembrava la fine...

CAPITOLO I° - ARIA - Episodio 10°
Strike elettrico
Era notte profonda e la luna ergeva il suo spettacolare guardo in tutta la sua piena bellezza sopra quel luogo abbandonato. I resti della città fantasma giocavano con le ombre delle proprie pietre e la natura, alta e immobile, quella luna creava l'orizzonte di un paesaggio spettrale, silenzioso nel suo intero... 

Dopo aver scoperto un immenso spazio aperto a sud della posizione che avevano acquisito, i sette giovani di AT7.0, per una sorte ingrata, si ritrovavano circondati da tredici persone all'apparenza minacciosi e armati, i quali, per un motivo ancora da scoprire, avevano intenzioni non proprio chiare. Il drone che li aveva localizzati, grazie ai raggi infrarossi, continuava a inviare informazioni e riceverne dalla sala centrale del bunker che si stavano già organizzando per inviare rinforzi. 

Lara, Stry e gli altri avevano deciso di nascondersi all'interno di una vecchia taverna abbandonata semi diroccata dove si accorgevano appena in tempo di non essere da soli. 

Una figura stazionava al di sopra delle loro teste, fra i raggi della luna e il buio del posto, egli si intravedeva sopra un soppalco nei pressi di una finestra con i vetri rotti. I tredici uomini si avvicinavano con lesti passi ai quattro punti cardinali, lasciando poche speranze di fuga agli equipaggiati aeterniani. 

Non c'era tempo da perdere! Dal bunker partivano gli ordini telematici verso uno dei meccanismi installati nel drone che sorvolava la zona ai margini della città fantasma. Pochi dati davano l'input allo stesso per cambiare la destinazione dei comandi. 

Nel frattempo l'imprevedibile accadeva... 

“Tu vieni con me” Con un salto di una persona allenata e di chi conosce il luogo, l'uomo nascosto si portava a est del luogo dopo aver fatto cenno ai compagni, lasciandosi intravedere dalla finestra aperta, di avanzare all'interno per tenere a bada gli intrusi. 
“Se vogliono rivederti viva dovrete darci tutte le vostre scorte” continuava a parlare nei pressi di Lara minacciandola con una lunga lama di un coltello da foresta. Due metri di assurdo destino separava il fianco destro della ragazza a quella figura che nella penombra ancora non veniva riconosciuta. 

Vedendosi minacciata Lara alzava la guardia e cambiava repentinamente la posizione del polso nell'impugnare il coltello, portava il manico a puntare l'uomo e la punta rivolta alla sua destra, ruotava appena il busto, con le spalle verso il muro notava la distanza e con la coda dell'occhio non smetteva di controllare in quello spazio aperto nel muro. 
“Io non vengo da nessuna parte, chi sei? Quali scorte? Vuoi mangiare? Ho del cibo con me” La ragazza sembrava voler perdere tempo e cercare nell'immediato una soluzione all'evento increscioso... “Abbassa quel coltello”. 

Gli altri ragazzi avevano tenuto d'occhio i repentini movimenti dell'uomo nascosto, uno di loro provava persino ad arrivare alle sue spalle ma non essendo stato attento a dove metteva i piedi cadeva rovinosamente in mezzo ai vetri dei bicchieri e delle bottiglie rotte che riempivano quasi per intero il pavimento del luogo. L'equipaggiamento lo salvava da una tremenda ferita, rimaneva però con una caviglia slogata. 

L'uomo nella penombra avanzava di un passo e Lara si vedeva ormai stretta nella morsa, così decideva di anticiparlo e cercava l'impatto della lama del suo coltello con quella della minaccia imminente. Il colpo riusciva grazie anche alla luce della luna, l'uomo non se l'aspettava e seppur più forte, manteneva stretta l'impugnatura dell'arma e indietreggiava. In quei pochi secondi la ragazza decideva di uscire da quell'anfratto nel muro e togliersi da quella traettoria. 
“Dalla padella alla brace” Esclamava mentre si aspettava di tutto...all'esterno. 

Lunghi interminabili secondi infiniti! 

Un attimo prima che Lara venisse quasi araggiunta dal colpo di pistola di uno dei due aggressori armati all'esterno a est, il drone che sorvolava la vecchia taverna, da minuscoli binari di lancio, azionava a rotazione e circolari, scariche elettriche di media intensità e lunga gittata, affinchè chiunque veniva colpito, rimaneva leggermente stordito per pochissimi minuti, quelli che servivano al gruppo per allontanarsi di corsa. 
Purtroppo la mala sorte lasciava che quella pallottola riservata per Lara, si trasformava in vagante e colpiva il ginocchio dell'uomo ancora sconosciuto mentre tutti all'esterno venivano raggiunti inesorabilmente dal raggio elettrico senza riuscire ad entrare. 

Anche Lara veniva sfiorata da una scarica elettrica fortunatamente di striscio e leggermente colpita ritornava all'interno decisa ad affrontare l'uomo che ormai era stato raggiunto da Stry e gli altri. 

Nel buio nessuno si accorgeva del ferimento dell'uomo, i lembi di pelle in quei pochi minuti di caos si stavano rimarginando sotto gli occhi di una luna questa notte, luminosa. Quel tempo che serviva a Stry per identificare quella persona come un incontro già avuto. 

“Ma noi ci conosciamo” Palesandosi sotto la luce Stry si rivolgeva all'uomo nascosto nella penombra, riusciva appena a vederne le spalle nel mentre le stesse si allontanavano silenti e di corsa con qualche salto ben assestato sopra alcuni tavoli precedentemente predisposti, per ritornare sopra il soppalco, uscire dalla finestra e sparire nel buio fra la fitta vegetazione incolta. 

“Andiamocene!” 

Durante la repentina fuga dal loco inospitale i sette ragazzi, di cui uno con la caviglia slogata, decidevano di fare ritorno al bunker e prima di lasciarsi alle spalle l'imprevisto, Stry inseriva una minuscola microspia all'interno di una giacca di un uomo ancora svenuto. 


Il canto di una civetta echeggiava nell'immenso dello spazio circostante e il suo eco impattava con l'ululato lontano di un predatore. 

Era notte fonda quando il reparto del Gènie scortava Lara e Stry di ritorno al bunker e a qualche centinaio di metri dalla taverna ormai abbandonata fisicamente, i ragazzi incontravano i rinforzi spediti dal corpo armato del territorio di AT, formato e allenato nel sottosuolo con le tecnologie più innovative.

Prima che gli effetti della scarica elettrica di media entità perdeva il suo effetto, riuscivano di corsa a raggiungere il luogo e trarre in manette tutti gli uomini che avevano attentato alla vita degli aeterniani.

Chi prima e chi dopo, si tornava alla base con dodici presunti ospiti da conoscere e riconoscere

Il fato voleva però... che ne mancavano due alla conta, l'uomo che compariva e scompariva dal nulla, soprannominato “X” e guarda il caso, proprio quello a cui Stry aveva inserito una microspia all'interno della giacca.

Le macerie di territori massacrati scorrevano passo dopo passo davanti agli occhi degli uomini che le trapassavano, gli scheletri dei palazzi coprivano la luna piena che ormai stava dando spazio alle prime luci di una nuova alba...


CAPITOLO I° - ARIA - Episodio 11°
Campo Base

Non mancava poi molto affinchè le primi luci del nuovo giorno invadevano il territorio che si stava vivendo. Mentre il reparto in rinforzo del Gènie facevano rialzare i dodici aggressori togliendogli quelle vecchie armi per accompagnarli alla base e riconoscerli, gli stessi ricevevano ordine di attendere sul posto fino all'arrivo di preposti che avrebbero montato un campo base attrezzato e difeso, nei pressi del luogo dell'evento straordinario.

La precauzione non era mai troppa in quel contesto... Il campo prevedeva, oltre al materiale necessario per accampare diversi tendoni attrezzati (sanitario, militare e alimentare), anche una rete difensiva alta tre metri, attraversata per intero da elettricità di media intensità, intorno ad esso.


Lara e Stry, insieme a due del reparto con un ferito, rientravano nel sottosuolo per stilare un rapporto e immagazzinare i dati raccolti. Anche il cadavere del giovane milite veniva riportato a casa, si sarebbero effettuati le analisi necessarie per capire quella morte così violenta e prematura...e poi seppellirlo.

 

Ad accoglierli c'erano proprio tutti le cui voci echeggiavano lungo quel lungo corridoio prima del grosso portone di acciaio rimasto aperto “Possiamo andarcene?” “Cosa è successo?” “State bene?” “Si respira fuori?” … “Ci sono ostili dunque” La voce baritona del responsabile della sicurezza è riconoscibile nei pressi dei due ragazzi mentre gli altri stavano raggiungendo l'infermeria.

 

“Sono gli stessi che incontrammo l'altro giorno in quella strada infernale, sono legati a questo “X” di cui ancora non sappiamo niente” Stry dava notizie dettagliate e nello stesso tempo incedeva lungo il percorso del ferito per sincerarsi del suo stato.

Anche Lara in quei metri di ritrovo salutava i presenti, annuiva a qualcuno e rispondeva a altri “Non siamo soli è vero, ma sapeste che bell'orizzonte ho visto davanti agli occhi...!” La ragazza sospendeva il suo dire per soffermare la mente ai suoi sogni qualche secondo “Sì sì, abbiamo visto i filmati” “Chissà come verrà bene la mia casa” “Sì finalmente!” Uno dopo l'altro tutti avevano da dire qualcosa, decine di minuti trascorsi a raccontarsi propositi e speranze, sogni e passioni...

 

In ordine sparso le genti lasciavano quel posto che rimaneva vuoto e una buona parte tornavano al loro da fare. Nel frattempo Stry e gli altri esaminavano i filmati, si riposavano e si rinfrescavano.

I loro sguardi erano lucidi seppur sotto una lieve smorfia di disagio o meglio, di disappunto.

“Non sarà facile” Borbottava Lara verso Stry durante la disinfettazione di alcune ferite lievi sulla pelle scoperta e sul volto. Entrambi avevano raggiunto l'infermeria.

“Discutibile” Il sorriso del ragazzo precedeva una sana pacca sulla spalla della ragazza “Come stai? Hai rischiato oggi, poteva ferirti...”

“Ho avuto un buon maestro!” Affermava la ragazza sull'uscio della porta dell'infermeria “Piuttosto, ne mancano due all'appello, forse è stato colpito di striscio ed è fuggito”

“Sì, ...forse” Lara otteneva risposta.

 

Mezzogiorno arrivava in un momento, un frugale pasto veniva consumato in fretta e nello stesso tempo sacchi, bagagli e valige stavano creando una montagna nei pressi dell'uscita, alcuni animali da compagnia erano stati lasciati liberi e scorrazzavano in mezzo ai piedi dei presenti.

 

“Ce l'abbiamo” La voce di un addetto alle comunicazioni avvertiva il gruppo della sicurezza, che ormai avevano raggiunto la stanza dei comandi “La cimice ha iniziato a inviare segnali, sembra muoversi nei pressi di quella vecchia taverna, più a nord, avvertiamo il campo base”-

 

Le genti stavano ormai per alzare gli sguardi verso quel cielo che non vedevano da tempo, tutti avevano l'acquolina in bocca in attesa di assaporare quell'aria che è sempre stata propria.

CAPITOLO I° - ARIA - Episodio 12°
Le genti
Una mattinata in cui il sole faceva da padrone, accoglieva alcune persone che si muovevano fra la fitta vegetazione cresciuta col tempo che non si era curato di essa. 
Una ventina di anime colorate di vita sopravvissuta vagavano senza una meta precisa...con quattro figlioli al seguito che giocavano a rincorrersi fra i massi e i ciottoli lungo i sentieri dei luoghi ancora inesplorati. 

V'era però una strana percezione fra loro, qualcosa che andava oltre l'essere umani... 
Dopo ore di vano cammino le nuove genti decidevano di fare sosta sotto le montagne che si palesavano all'improvviso dinanzi agli occhi, laddove trovavano macerie di un vecchio borgo disastrato, ma...forse avrebbe potuto accoglierli. 

Le poche cose che trasportavano, venivano sistemate al riparo e c'era già chi partiva a caccia di qualcosa di commestibile da mettere sotto i denti. 
Si allontanavano cinque persone armati di fionde, coltelli, piccole balestre automatiche, corde e reti, rudimentali canne da pesca e qualche frutto selvatico per zittire gli stomaci. 

Un territorio vasto e sconosciuto faceva da orizzonte alle nuove genti che nel bene o nel male, lo avrebbero abitato. 
Aria

La frenetica vita nel bunker sta volgendo al termine. Imminente è il respiro che porta a nuova vita, a una nuova luce di cui vivono i costruttori del domani e del nuovo. 

Le voci dei preposti si susseguono oggi, con illuminata organizzazione, il giorno dell'esodo è quasi giunto e sta per essere annunciato. 

I corridoi si fanno pieni, le mani si riempiono di oggetti utili, le tasche si gonfiano...il ritmo del battito dei cuori aumenta...

 

Un manifesto, firmato dal Sindaco, viene affisso lungo ciascun corridoio del bunker dove un migliaio di persone l'avrebbe visto. 

L'evacuazione del bunker è prevista fra due giorni, partenza all'alba. 
Aria, finalmente! 


CAPITOLO II° - TERRA - Episodio 1°
Via d'uscita - E' l'alba del 5 Aprile 2050 - Terra

Sono le tre di notte e nessuno dorme nel bunker. Sono tutti impegnati a raccogliere i propri beni e accantonarli in borse, sacchi e valige in prossimità della prossima fuoriuscita dal sottosuolo. Con il ritorno dei ragazzi del Gènie e le loro testimonianze in merito alla possibilità di aver trovato un territorio adatto alla vita, tutti sono in gran fermento. Vengono riposti in piccole casseforti i progetti dei nuovi edifici e dei nuovi spazi, gli atti firmati, i documenti segreti e la Carta. Insieme ai preziosi, che rimangono nella grande cassaforte sotterranea, altri beni sostano nel sottosuolo ben guardati. Le porte del bunker sono aperte ormai da qualche ora e la strada da percorrere è già segnalata con cannucce fluorescenti intersecate lungo il sentiero fino al Campo Base, percorso segnato il giorno prima da Stry Chnos, Operativo del reparto Gènie, che è già sul posto. E' notte fonda nel territorio sotterraneo e in quello sopra di esso, le stelle avvolgono per intero il cielo terso e tutto fa presupporre al sorgere di una buona giornata. Non c'è vento e gli animali, quelli sopravvissuti, ne approfittano per cacciare o per accoppiarsi. Miagolii e interminabili abbai echeggiano a tempo, anche intorno al cunicolo di uscita. Da giorni il tempo sembra migliorato e il canto di specie notturne conosciute fanno da eco fra le macerie.

All'esterno del bunker Lara è appoggiata con le spalle alla roccia nei pressi dell'uscita del cunicolo, attende che sorga l'alba, non riesce a dormire. Osserva le stelle e immerge l'attenzione nei suoi pensieri, quelli che nessuno può sapere e nemmeno si possono “giocare” nella vita che corre, quelli che la porteranno a un nuovo futuro, silente ruota il capo ogni tanto ad osservare quello che la circonda e in quel susseguirsi dei suoni della notte non può che portarle un sommesso sorriso che va a perdersi nello spazio dove crede di aver sentito un miagolio, rassicurata di aver udito altra vita stringe appena le palpebre per distinguere meglio la bestiola e dove si è nascosta. Equipaggiata di un 'arma a raggio stordente, legata alla coscia destra all'interno del suo fodero, indossa una canotta sotto una mimetica leggera, scarponcini comodi. Non manca la tracolla in cui ha racchiuso il suo trasmettitore, la piccola maschera antigas e altri oggetti utili, un temperino, una torcia e una piccola borraccia d'acqua. Respira piano e assapora quell'aria che brama da un'eternità.

Il Responsabile della sicurezza del territorio di AT palesa la sua rassicurante figura laddove le genti sono ormai convogliate in massa, quell'enorme spazio nei pressi del grosso portone di acciaio, non ha un francobollo libero. “Andiamo dunque, dal campo base avremo modo di pianificare l'organizzazione” L'uomo si fa strada fra le persone fino a raggiungere l'estremità del grosso portone “Coraggio, seguitemi”. Nessuna parola segue le ultime dell'Ufficiale, solo passi lenti e cadenzati, uno dietro l'altro... si parte con l'entusiasmo che contraddistingue le donne e gli uomini che, con le loro chiacchiere, creano un brusio piacevole. Nel frattempo nel Campo Base gli ultimi ritocchi alla rete metallica, alta tre metri per affrontare i visitatori indesiderati e l'attivazione di telecamere nascoste in ordine sparso nel raggio di 50 metri, mettono fine alla costruzione di innumerevoli tendoni ignifughi attrezzati “Trascorreremo i prossimi giorni sotto le stelle” Sorride l'uomo mentre appresta il passo lungo il tunnel “Il tempo della ricostruzione!” Continua voltando lo sguardo verso coloro nei suoi pressi che mestamente provavano a fargli mille domande... “I dati raccolti ci hanno permesso di dedurre che con le nostre conoscenze e i materiali che troveremo all'esterno, ricostruiremo la nostra città” “Sì, più bella di prima” Una voce fuori dal coro eleva il suo orgoglio e poi, un silenzio raccoglie il ricordo dei cari perduti col tempo... E' l'alba.

Lara crede di sentire i passi degli altri, non si è nemmeno resa conto del tempo già trascorso, “E' l'alba!” guarda il cielo e poi con un paio di passi ben assestati ritorna nel cunicolo per aiutare le genti a uscire “Eccomi! Venite da questa parte!” Varca di nuovo l'apertura nella roccia e palesa la sua figura all'Ufficiale che saluta in amicizia così come gli altri e mentre scosta il passo per fare loro strada, indica la via e segue con lo sguardo l'esodo...uno dopo l'altro saluta quasi tutti, è cresciuta con loro, li ha visti invecchiare, alcuni morire...silente rimane nei pressi del cunicolo con le spalle alla parete rocciosa.

“Aria! Finalmente!” Univoco l'inno alla vita, alcuni hanno ingombrato l'uscita per riempirsi i polmoni di aria fresca. “Muovetevi là davanti!!!” “Datevi una mossa” “Spostatevi fateci passare!” Voci arretrate si fanno sentire mentre le prime luci dell'alba iniziano a dare le prime ombre, i raggi di un timido sole filtrano fra i detriti e gli scheletri dei palazzi che circondano la zona e delimitano una lunga Strada colma di detriti. I colori pallidi che il sole crea, riesce a rendere fantastico anche un luogo desolato, se lo si guarda con altri occhi... La corsa dei bambini viene richiamata dalle madri, le coppie si baciano, le mani si stringono, gli amici si abbracciano, egli sconosciuti sorridono e le emozioni rendono il cammino piacevole anche in mezzo a sassi e pezzi di ferro arrugginito. Uno dopo l'altro gli essere umani trapassano il varco e escono scortati dalle guardie del territorio che dirigono i loro passi lungo il percorso già segnato precedentemente fino al Campo Base, a nord est delle macerie. Il vocìo delle genti attirano la curiosità di bestiole che iniziano a correre liberamente in mezzo ai loro piedi, un bastardino di media taglia, dal pelo lungo di colore whisky si avvicina timidamente, annusa un po' tutto come a cercare qualcosa da mangiare o chissà cosa... Dietro quel che è rimasto di uno dei palazzi, occhi indiscreti seguono il fare degli aeterniani, ben nascosti. Distanza 100 mtr verso nord-est. Sono i cinque uomini che stanno da giorni a caccia di cibo per sfamare le loro genti, le quali stanno aspettando in mezzo alle macerie di una Città Fantasma.

 

"C'è ancora qualcuno là sotto?" Chiede Lara agli ultimi della colonna di genti, prima di seguirli, guarda meglio i volti e sorride gentile, avanza un paio di passi verso di loro e cerca attenzione da uno dei soldati di scorta per avere risposta, appresta la sua figura proprio a pochi centimetri dal varco di uscita, ha la testa leggermente esposta all'esterno. "Strano, non ho visto i ragazzi del gruppo..." sussurra appena fra le labbra, appoggia la mano all'estremità del lato a ovest del buco e mantiene le gambe all'interno

 

Le porte del bunker si chiudono di nuovo alle spalle delle genti, gli allarmi vengono inseriti e le telecamere attivate.“Ci sono i nostri ragazzi della sicurezza signorina Lara” una guardia risponde a Lara Croft e la saluta militarmente “Devono richiudere il portone non appena sarete usciti tutti”. L'esodo è iniziato, il calmo passo degli aeterniani percorre il sentiero segnato dal neon delle cannucce illuminate intersecate fra le macerie lungo la strada. Ci sono tre chilometri da percorrere fino al Campo Base e il gruppo era appena a un quarto dell'intera lunghezza verso nord-est. I militari trasportano le scorte, gli attrezzi e il necessario per ricominciare la nuova vita e, altri armati, fanno da sentinelle ai margini della colonna di genti. E' giorno ormai e i raggi di un tiepido sole illuminano la zona che diventa ora maledettamente disastrata. Un ammasso di rovine appare dinanzi agli occhi esterefatti di tutti, scheletri di palazzi e macerie tutt'intorno, uno spettacolo davvero desolante. L'aria è respirabile anche se qualche rara nube di gas e vapori si ripercuotono ancora in qualche loco seminascosto o anfratti sconosciuti dove vanno a nascondersi le bestiole che ora non circolano più. “Si dovrà ricominciare da capo”. Dice consapevole l'Ufficiale verso un sottoposto agli inizi della coda. “Vado avanti” Conclude facendo cenno a tre militi di seguirlo. Nel frattempo i cinque cacciatori avanzano nascosti fra le macerie e senza essere nella visuale di alcuno, camminano accovacciati e borbottano fra loro con voce molto bassa: “Eccoli! Mio padre mi ha parlato di quelli dentro il bunker, sono loro, sono loro!” Un giovane uomo si rivolge a un coetaneo, nati entrambi anni dopo il terribile impatto con il pianeta terra accaduto trentatrè anni fa. Un altro, armato di una piccola balestra automatica già col colpo in canna, affonda lo sguardo sulla giovane Lara senza staccarglielo da dosso, è così insistente che non passa inosservato e solo un colpo lieve sulla nuca del compagno, lo fa ravvedere dall'intento...”Non è commestibile”.

 

"A presto dunque!" La giovane donna saluta il milite e con passo veloce si mette alla fine della lunga coda insieme alle sue genti, si porta quindi fuori attraversando il varco artificiale e rimane con il volto sereno, ma la sua diffidenza naturale la porta a mantenere i sensi all'erta e la mano destra lungo la coscia mentre con l'altra mano tira fuori il trasmettitore e cerca l' Ufficiale che precede tutti “Qui Lara Croft, le genti sono uscite tutte, stiamo proseguendo come stabilito, passo!” Cammina mentre parla, il suo sguardo ora è verso terra per evitare ostacoli di sorta, ora dinanzi a sé


“Qui Security, signorina Croft proseguiamo velocemente, il Comandante è andato avanti in perlustrazione, passo!” Le comunicazioni vengono all'improvviso interrotte, un soldato all'interno del Bunker, festeggiando la fine della vita nel sottosuolo, ha involontariamente abbassato la levetta delle comunicazioni sul pannello della sala di controllo. Altri soldati sono con lui e ridendo e scherzando non si accorgono di nulla. “Pronto signorina Croft, mi sente, passo!” “Pronto!” “Pronto!”. I passi delle genti non cessano l'incedere e la distanza dal Campo Base si riduce ancora. L'addetto e preposto alla sicurezza, accorgendosi della mancata comunicazione fa cenno a un collega di tornare indietro fino alla coda dei migliaia “Va a controllare, torna al bunker e cerca di far ripristinare presto le comunicazioni, siamo isolati” L'uomo ferma il passo per riprenderlo subito dopo e verso le persone che si sono fermate con lui esclama: “Avanti, acceleriamo l'andatura. Andiamo!”. E mentre il Comandante si rassicura della strada libera a qualche centinaia di metri più avanti, tenta la comunicazione che non trova e preoccupato torna indietro. I cinque sconosciuti seguono il fare delle genti senza muovere un dito, ben nascosti e sempre a una distanza di circa 100 m. L'uomo armato di balestra automatica rimane indietro e decide di non seguire gli altri, torna sui suoi passi e riduce, nascosto fra pezzi di cemento e detriti, la distanza fra lui e Lara Croft che ha adocchiato da un pò. E' quasi mezzogiorno e il calore del sole si fa maggiore sfiorando i 30°. All'interno del bunker nessuno ancora si accorge di niente.

"Ma che succede? Pronto, pronto!" Lara Croft pigia più volte quel tasto che gli dovrebbe far sentire la voce dell'interlocutore ma si accorge che non c'è più il campo per comunicare "Ma è muta!!! Non funziona!" Ferma il passo, si volta indietro e poi di nuovo avanti, cerca lo sguardo di una guardia per cercare di sapere, rinuncia “No...non funziona” Non esita a tornare sui suoi passi e aumenta l'andatura a ritroso, quasi a correre, sta bene attenta a dove mette i piedi per non inciampare e cerca di ridurre la distanza fra lei e l'entrata del cunicolo al bunker. "Ma che caldo che fa!" La ragazza rallenta il passo per togliersi la giacca della mimetica e le occorre un attimo per legarsela al bacino con un nodo stretto, porta l'avambraccio ad asciugarsi l'umidità della fronte e tenta di proseguire l'intento in solitaria.

 

Consapevoli delle proprie responsabilità e dei ruoli attribuiti per merito che spettano loro, i Pionieri che sono riusciti a salvarsi, si apprestano a dare vita e colonizzare un'altra terra ... Le loro menti e la loro fatica sono i fautori dei primi tasselli della ricostruzione di una nuova terra...gli stessi hanno stretto un patto di alleanza con lo scopo principale e con la viva speranza di ricreare la nuova generazione, cercando di stabilire il giusto equilibrio fra le nuove genti e il nuovo territorio. Il tempo passa e la temperatura si alza ancora di diversi gradi, il caldo soffocante affanna la respirazione delle genti che ormai distano solo un centinaio di metri dal traguardo, sono in mezzo a una scarsa vegetazione, ma alta e incolta, piccoli tronchi secchi fanno compagnia a erba fresca e altra vita naturale conosciuta. Alcuni tolgono gli abiti ingombranti “Non me l'aspettavo” Afferma l'Ufficiale ormai tornato di corsa fra la gente, mentre ascolta il sottufficiale che gli conferma di aver inviato il controllo al bunker per le comunicazioni, toglie il cappello e si asciuga la fronte, ferma per qualche minuto il passo e appoggia la mano a un tronco che cerca nelle sue vicinanze. “Ma che caldo!” “Si soffoca” Per inerzia la colonna si ferma, i bagagli vengono posati in terra e in molti si siedono o sdraiano nei pressi l'uno degli altri cercando l'ombra imminente. Anche gli sconosciuti devono fermarsi, soprattutto quando si accorgono che uno manca alla loro conta, ma e soprattutto, perchè uno di loro, il più giovane, inizia a vedere un flebile fumo chiaro provenire dal palmo delle sue mani. Spaventato dall'evento lo stesso si rifugia all'ombra di un muretto e il fumo cessa di esistere. “Wee giovane non ti senti bene?” La voce di un compagno non riceve alcuna risposta. Il quinto cacciatore è scomparso dalla vista degli altri e si sta portando, quatto quatto fra nascondigli di sorta, alle spalle di Lara Croft [Distanza 30 metri] Il soldato inviato dall'addetto alla sicurezza dista dalla Croft ancora 200 metri e non può vederla, aumenta l'andatura e corre verso l'uscita del bunker “Speriamo sia tornata indietro, non l'ho vista fra gli altri” Lara dista dall'entrata al bunker 50 m.


"Ci sono" La voce alta, quasi liberatoria quando, affrettando ancora il passo Lara si accorge di avere l'entrata davanti a sé, si appresta a superare gli ultimi ostacoli che trova in terra fra i detriti e cerca di arrivare all'apertura nella roccia. Ha il respiro leggermente affaticato. "Un caldo incredibile! Ero piccolina, ma non mi ricordo una temperatura così alta" Mormora fra se e se e in pochi minuti raggiunge il varco e in quel tempo apre la borsa per prendere la borraccia e farne un lungo sorso dissetante

“Amici, ormai siamo arrivati, andiamo!” La voce dell'Ufficiale echeggia fra le genti, soprattutto quelli delle prime file “Alziamoci e ci rinfrescheremo al campo!” L'uomo si asciuga di nuovo il sudore e sprona le persone ad avanzare ancora per poche decine di metri. Non passa molto tempo dall'effetto entusiasmo a quello “sudati e accaldati”. Il Campo Base è dinanzi alle genti e uno ad uno gli abitanti di AT7.0 iniziano a sistemarsi al suo interno dentro i tendoni organizzati e equipaggiati. L'allarme elettrico della rete viene inserito non appena anche l'ultima persona è all'interno. Lara ha raggiunto il varco dell'entrata al bunker e non si è accorta che un uomo è alle sue spalle, [3 metri], le punta il dardo della balestra automatica proprio all'altezza della tempia “Bella ragazza, come ti chiami? Forza, vai avanti, voglio entrare anche io là dentro, mi farai da scudo” Con la mano libera indica alla ragazza il varco nella roccia, si sposta al suo lato sinistro e si palesa alla donna come un giovanissimo uomo di circa 25 anni, barba incolta e spettinato, vestito di umili stoffe e con le labbra asciutte riusciva a malapena a parlare bene. Nel frattempo il soldato che è tornato indietro ha quasi raggiunto Lara e ora dista dalle due figure i 50 metri necessari per vederli. Il Milite non perde tempo e non potendo comunicare gira attorno ai due in mezzo alle macerie, accovacciato e accorto a non fare rumore mentre cammina piegato, aumenta la velocità di movimento, quindi cerca la posizione migliore alle spalle dell'uomo, riduce la distanza fino ad averlo a portata di tiro, dal suo fodero tira fuori l'arma stordente. I quattro cacciatori non si rendono ancora conto di ciò che è accaduto al loro compagno, desistono da ogni iniziativa e dopo aver visto dove si sono accampati gli aeterniani, spariscono velocemente dalla zona “Andiamo a cercare l'amico Frizz!”. All'interno del Campo Base ben protetto, scorre il tempo fra i ricordi e i propositi futuri.


" Ma chi sei? Chi siete?" La giovane si accorge di nn essere sola, blocca il passo e alza lo sguardo alla sua sinistra e scorge l'uomo armato, alza le mani mantenendo entrambe le braccia quasi parallele al suolo, ha la borraccia aperta sulla mano destra. "Cosa cerchi? Non c'è niente là sotto che possa interessarti, abbassa l'arma, se mi uccidi non otterrai niente, parliamone...credi che dopo avermi uccisa risolvi il tuo problema?" Lara porta lo sguardo intorno per scorgere una via di fuga, prende tempo "Cosa ci fai di una grotta disabitata, non hai visto? Abbiamo portato via tutto!!!"

“Ma parliamo di cosa? Dove tenete le scorte? Forza entra, muoviti” L'uomo riduce a poco più di un metro la distanza con Lara e l'arma rimane alzata e puntata. La ragazza ha poca possibilità di movimento. Quell'uomo non si distrae mai, fissa la ragazza con sguardo allucinato e la invita con prepotenza ad entrare attraverso quel varco. Il soldato è riuscito ad avvicinarsi nascosto, ha cercato la distanza adeguata (meno di 20 metri), impugna la sua arma stordente e, prima che i due spariscano dalla sua vista, calibra il respiro e la concentrazione per mirare al busto dell'aggressore. Il milite respira piano, mira e preme il grilletto. Un raggio elettrico di media entità e a lunga gittata colpisce l'uomo e lo stordisce facendolo cadere in terra. Pochi attimi di tensione...il cuore in gola del soldato alla sua prima missione. Egli, accortosi di averlo colpito in pieno, raggiunge di corsa l'entrata del bunker...

Lara Croft non può non accorgersi del raggio elettrico che inesorabile avvolge il suo aggressore e senza pensarci un attimo ruota il busto verso di lui, tira addosso all'uomo colpito l'acqua della borraccia affinchè l'azione abbia più effetto stordente, stende il braccio destro e dà un sonoro strattone al liquido. "Te lo sei cercato!" commenta con tono secco. "Chi l'avrebbe detto" Un silenzio di pochi secondi precede il suo ringraziamento "Grazie, avvertirò io all'interno, conviene portare questo baldo giovane al campo appena si sveglia" Afferma poi verso il milite. "A presto!" (saluta il giovane militare come se nulla fosse successo, appresta il passo di nuovo all'interno della roccia fino all'entrata del bunker “Qui l'aria è più fresca” Mormora mentre incede lungo il tunnel

Il soldato, chinandosi sull'uomo, lo ammanetta prima che si risvegli, saluta poi Lara Croft “Siamo isolati con le comunicazioni, è stata una fortuna quasi...! Sono tornato indietro per avvertire i colleghi all'interno, già, chi l'avrebbe detto!". In quel momento i due vengono raggiunti da altri tre soldati inviati dal Comandante e col prigioniero si avviano verso il Campo. Le telecamere palesano la figura della giovane Croft e i soldati all'interno se ne accorgono, aprono il portone e ascoltano la donna che gli fa notare il disappunto delle comunicazioni. Ora tutto è tornato normale, il soldato che ha provocato il danno si accorge adesso dell'errore e rimette la levetta al suo posto senza dire niente a nessuno... nessuno avrebbe mai saputo della sua mancanza. “Fortunatamente non è accaduto niente di grave!” esclama il responsabile del reparto rimasto nel sottosuolo. “Cercheremo di scoprire la causa di questo isolamento”

Lara Croft tira fuori il trasmettitore dalla borsa, ripone al suo interno la borraccia semi vuota. "Pronto, pronto, qui Lara Croft, mi sentite? Passo! La giovane donna rimane in piedi in attesa di risposta nei pressi degli altri militari.

“Qui Campo Base, ti sentiamo forte e chiaro, tutto bene, ti aspettiamo. Passo! ”. Il tempo ormai volge al meriggio, il sole è così caldo che anche il fato si pone all'ombra di una antica chioma e fa una pausa...

CAPITOLO II° - TERRA - Episodio 2 °
Vortice di vite

Il Campo Base è vissuto ormai da giorni, le sue genti stanno adoperandosi al meglio per organizzare un buon inizio di nuova vita. Vengono radunate tutte le menti dell'intero nucleo abitativo e richiamati le unità operanti affinchè la loro esperienza, le loro menti e le loro mani, creino e rifondino la nuova città in tutte le sue funzioni e progettualità. Iniziano così la stesura dei progetti e il tendone più ampio è stato riservato per le riunioni e gli incontri. Non piove quest'oggi, ma nuvole minacciose sono all'orizzonte e qualcuna è già sopra le teste delle persone che parlano all'aperto e dei bambini che si rincorrono spensierati. Nessun intruso si è mai presentato, ma per precauzione il Comandante della Guardia di AT7.0 invia una spedizione di venti unità in una nuova perlustrazione visti anche gli ultimi accadimenti di cui ancora si sa poco e niente. Ordina l'impianto di un avamposto protetto, in uno degli spazi liberi a ovest, 50 metri dall'ingresso del campo. Dalle bocche dei prigionieri fatti qualche giorno prima in quella taverna dismessa, durante una esplorazione, non esce una parola, si notano, in alcuni di loro, invece, segni inequivocabili sulla loro pelle, e affermano che qualcosa sui loro corpi è successo. Vengono fatti loro alcuni prelievi di sangue e di tessuto e inviati al tendone atto a Laboratorio. Dal centro operativo nel sottosuolo i segnali della microspia che Stry Chnos aveva inserito all'interno di una giacca di un prigioniero, poi scomparso, giungono chiari e vengono mappati. Nel frattempo il tempo scorre... scorre anche in una radura alle spalle della Città fantasma, a qualche centinaia di metri a nord del Campo Base, dove alcune persone parlottano appoggiati al cemento rimasto in piedi di quel borgo perduto.

Tutto scorre anche al bunker, le comunicazioni sono state ripristinate e Lara Croft viene scortata al campo. Una strada conosciuta per la giovane donna che prosegue spedita davanti ai militi di scorta. Tre chilometri si fanno in breve tempo e infatti dopo pochi minuti, i quattro erano quasi a metà strada. Il loro passo svelto supera ostacoli, detriti e macerie arrivando ai margini a sud, della Città Fantasma. Un luogo che appare all'orizzonte fermo come una fotografia, grigio come il cielo sovrastante e inerme nella sua poderosa estensione deserta.

Mescolati fra i pezzi di cemento, Lara riusciva a scoprire la diversa crescita naturale di piante conosciute, si accorgeva che la flora che ricordava aveva misure più ridimensionate mentre ciò che incontra lungo il cammino ha fattezze e dimensioni straordinariamente mutate persino nei colori. “Ma guardate queste bacche, mai viste così grandi!” La ragazza si avvicina a un intreccio di rami e foglie e scorge dei grossi frutti rossi, come arance, si avvicina e ne prende uno “Vedremo cosa sei” Conclude mettendo nella sua tracolla in cuoio, che non abbandona mai, il reperto naturale. Il manipolo si ferma per qualche minuto e solo adesso Lara si accorge che ha uno sfregio sull'avambraccio destro, una ferita di media entità, causato da un ramo appuntito e dalla fretta di curiosità. Il sangue scende copioso sulla mimetica della ragazza che fa finta di niente e nasconde il braccio, scioglie la giacca che ha legato al bacino e la indossa velocemente.

“Sono usciti!” Parla da solo a voce bassa System Op, mentre rimane sdraiato sulla brandina della sua stanza attrezzata ai margini estremi dell'involucro di acciaio, porta gli avambracci a piegarsi dietro la nuca. I suoi sensori sono tutti all'erta, i suoi circuiti sono collegati con il computer centrale e non c'è un movimento che può sfuggirgli. Nel suo involucro umano ha sempre cercato di non far percepire a nessuno la differenza, in pochi sanno della trasformazione robotica. “Nessuno sa che sono un cyborg” Afferma sempre con tono basso fra sè, mentre si alza e sistema le lenti sul naso. “Speriamo vada tutto bene” L'uomo cerca la poltroncina per posizionarsi dinanzi alle apparecchiature. All'interno del bunker, in una stanza isolata e sprofondata nelle viscere della terra, costruita sotto il bunker che fa da piano rialzato, c'è il loco dove vengono mantenuti in vita i cuori elettronici dell'intera struttura del territorio. In questo luogo Scienziati e Esperti dei rami e dei settori, hanno messo a punto una rete di sistemi innovativi e futuristici che avvolgono per intero tutte le attività delle genti e degli spazi.

 

Il tempo cambia in fretta, grossi nuvoloni sovrastano la zona abitata e un vento gelido si alza improvvisamente. “Ma non mi sembra un fatto normale” Le parole di Lara Croft non ricevono una risposta immediata, ma dopo pochi secondi uno dei tre soldati indica agli altri un tornado in arrivo da nord, a una velocità sostenuta “Porc...!” L'altro soldato guarda l'enorme mulinello e si allarma “E' vicinissimo, presto di corsa, di corsa!” “Ma di corsa dove? Siamo in una pianura, miseria!!!” Risponde il milite che afferra la trasmittente “Pronto, qui sottoufficiale Turn, uragano in arrivo, abbiamo meno di mezzora, passo!” “Ricevuto, abbiamo visto, tornate alla base! Passo!” Anche al Campo Base si accorgono dell'evento “Non credo che i tendoni reggeranno” Mormora il Comandante delle Guardie verso i suoi sottoposti e verso Stry Chnos, che li ha raggiunti appena ricevuto l'allarme: “Sarà un disastro!”. Preoccupati come non lo erano da molto tempo gli abitanti del Campo Base si radunano nell'immenso spazio intorno ai tendoni, agitazione e incredulità sovrastano gli animi, i bambini vengono stretti a sé, le coppie si stringono, gli amici si consolano “Pronto Avamposto, qui è il Comandante passo!” “Qui avamposto, l'ospite è veloce. Passo!” “Non c'è tempo per tornare al bunker, ci sono ripari nelle vicinanze? Passo!” “In effetti verso nord ci sono i resti di un vecchio borgo di minatori, abbiamo riscontrato anfratti nella roccia, potrebbero essere utili per ripararsi, sembra disabitato, vi passo le coordinate, il posto è a dieci minuti dal Campo. Passo!” Il Comandante segna le coordinate e invita le genti a seguire i soldati a cui da ordini precisi “Veloci, scortate le genti alle rocce, controllate tutti i tendoni, abbiamo poco tempo!” “Occhio ai prigionieri”

Le trasmissioni rimangono aperte e tutti hanno il medesimo ordine di abbandonare immediatamente la posizione acquisita e dirigersi verso nord alle coordinate stabilite. L'organizzazione palesa la sua efficacia e con velocità di intenti le genti iniziano l'avanzata veloce verso nord. Il tempo stringe e il vortice prosegue la sua corsa portando con sé tutto quello che trova sulla sua strada.

La distanza che rimane dal manipolo fino al Campo Base si riduce e quel che rimane viene fatto in fretta senza intoppi di sorta e i tre soldati con Lara Croft raggiungono in breve tempo l'avamposto che si sta ergendo con solerzia. “Vi aspettavamo, seguiteci e di corsa!“ “Ma con queste coordinate andiamo in bocca all'uragano!” La voce di Lara Croft spezza il fermento della fuga “E' vero signorina Croft, ma è l'unico posto conosciuto dove possiamo ripararci senza essere travolti, ci sono le rocce, ma dobbiamo spicciarci! La risposta del sottufficiale fa correre più forte la ragazza e i militi che sono con lei e il nucleo dell'avamposto. “Presto, presto!” I battiti del cuore salgono in gola e il respiro si fa affannoso e veloce, la costante corsa diventa vitale così come cercare di non inciampare su un terreno sconosciuto. L'uragano ormai è così vicino che pare potersi vedere quello che volteggia al suo interno vorticoso, un faccia a faccia di strabiliante follia naturale. Il tempo scandisce la vita...

“Per la miseria” Esclama System Op davanti a un monitor che bippa l'avvicinarsi della minaccia naturale, ascolta le conversazioni e inizia a premere tasti che gli forniscono altre informazioni “Mmmh, velocità, distanza, coordinate...” Borbotta mentre muove entrambe le mani sulle tastiere, poi apre la conversazione “Qui La Nonna, l'uragano sta cambiando direzione, vi passerà vicino, 20 gradi a ovest. Passo!” “Qui Cappuccetto Rosso, ricevuto. Passo e chiudo”

L'occhio del ciclone guarda dall'alto le genti che corrono lungo quel territorio sconosciuto, la velocità della corsa riduce la distanza con l'obiettivo e minacciosa è anche l'ormai vicinanza dell'ennesimo evento naturale distruttivo. Il cielo si fa sempre più scuro, cala il buio come fosse notte e il vento diventa sempre più forte, la pioggia che lo segue si fa fitta e gelida sui capi delle genti che in ordine sparso ricoprono una parte del territorio verso nord. Il fango sale fino alle ginocchia e qualcuno cade riportando ferite di medie entità e escoriazioni varie, una mano tira l'altra e insieme, tutti avanzano terrificati verso l'obiettivo. I bambini e quelli meno abili, sono stati tutti presi sulle spalle dagli adulti più robusti mentre gli altri hanno di nuovo addosso i sacchi, le valige, le borse piene di vita. Gli oggetti e i detriti più leggeri prendono quota, foglie taglienti sfiorano i volti tagliuzzando lembi di pelle e ruotano nel vortice. Un pezzo di ferro arrugginito ha preso la traettoria delle genti, il grido di coloro che se ne accorgono è così forte che fa perdere l'equilibrio a Stry che sta per essere colpito alle spalle. Il sibilo del proiettile vagante fa da eco in mezzo a quegli striduli naturali che evocano il finimondo. Solo la spinta repentina dell'amico Abro riesce a salvare la vita al giovane e salvi, riprendono la corsa dietro gli altri, pieni di fango fino alle ossa tentano gli ultimi sforzi per la salvezza. “Entriamo là” "Forza da questa parte, veloci!" Il Comandante delle guardie indica le rocce più a est e invita le genti a raggiungerle. “Di corsa, presto”! Più veloci, più veloci!!!" Il vento sposta la stazza dell'Ufficiale che sbatte la schiena sulla roccia, riportando un ematoma dolorante, e usa la stessa come appoggio per aiutare gli altri ad entrare. Anche tutti gli altri soldati fanno un enorme sacrificio per mantenere in equilibrio se stessi e dirigere le persone all'interno della caverna.

Mentre nel bunker vengono tenuti d'occhio tutti gli strumenti, le genti raggiungono le rocce nei pressi del vecchio borgo fantasma, e chi lo abitava prima si era già incanalato lungo le gallerie sotterranee della vecchia miniera abbandonata. Le carrucole arrugginite sui binari morti facevano da mezzo di trasporto per gli oggetti dei sopravvissuti di cui ancora non si conoscono le identità. In compenso dalla parte opposta, all'interno delle grotte mettono piede gli aeterniani salvi. Esausti e feriti, ma vivi.

L'uragano trapassa il territorio e continua la sua corsa verso sud “Ora si spiega quell'immenso spazio vuoto” Mormora Lara verso l'amico e fratello Stry che ha ritrovato in una delle caverne di salvezza. “In effetti dovremmo costruire basi solide per la nostra città” “E' stata una fortuna che abbia cambiato direzione” Afferma il sottoufficiale Turn della scorta, verso i due.

C'è voluta quasi un'ora affinchè la natura cessasse la sua ira...

Dai sotterranei di una vecchia torre, resa nera dal fumo del fuoco e sopravvissuta alla catastrofe grazie alla montagna che l'ha riparata , una antica sedia a dondolo raccoglie il riposo di un vecchio di oltre cento anni e dinanzi al camino acceso suo nipote, con il cappuccio calato sul capo di una felpa bianca, si riscalda le membra.

 

CAPITOLO II° - TERRA - Episodio 3 °
Arrocco
E' un meriggio di sguardi attoniti in quelle rocce dove sono convenuti gli abitanti del nuovo territorio di AT, la città 7.0 prende vita, di nuovo. Quello spazio stretto fra i cunicoli delle grotte rocciose nei pressi orientali di una città fantasma, dà il modo alle persone di rivedersi tutti, di salutarsi e parlarsi, molti anche per la prima volta... alcuni di loro hanno in tasca ancora il manifesto dove si cercano mestieranti, lo tirano fuori e lo sventolano in alto. Quasi tutti seguono quel gesto e nel mentre i militari organizzano per la notte, i preposti guidati da Robert Turn, tornano al Campo Base per tirarlo su di nuovo, le guardie si occupano dei prigionieri che vengono trasferiti in uno spazio controllato, all'interno della roccia chiuso da una fitta rete elettrica di bassa entità con effetto stordente. Il silenzio dei catturati è assordante e, mentre vengono rifocillati con acqua e qualche legume, i militi scrivono un rapporto generico, classificando ogni individuo con un soprannome e una dettagliata descrizione sotto ogni foto di ciascuna scheda che man mano viene creata. “A questo punto, visto che non battete ciglio e bisogna interrompervi per quanto parlate ...” Il Comandante Leo Nardo sofferma la figura davanti ai prigionieri, li osserva bene uno ad uno memorizzando le fattezze di ciascuno. “Siete liberi!” Afferma poco dopo osservando le reazioni di ciascuno che ovviamente risultano sorpresi “Liberi di scegliere fra rimanere rinchiusi fino al processo oppure essere liberi e date una mano, da persone controllate, per ricostruire la città. Sconterete la pena, che presto definiremo con il Magistrato, con il lavoro volontario. Avrete vitto e alloggio” Conclude l'Ufficiale prima di fare cenno al Sottoufficiale Amanda Next di abbassare le difese elettriche.

 

Nel frattempo il fango viene tirato via dagli abiti e dalla pelle, le genti asciugano i sudori e i piccoli vengono sostenuti con gioia. Tutti raccolgono gli oggetti personali e il brusio delle chiacchiere copre i lamenti dei feriti che vengono assistiti dai medici del territorio. Ita Beta insieme agli altri Medici si prodigano in un andirivieni senza sosta fino a che anche l'ultimo degli abitanti possa avere la giusta assistenza e cura. Le borse degli attrezzi sterilizzati sono aperte e i materiali medici vengono scambiati all'occorrenza, i soccorritori sono costretti ad utilizzare la fredda roccia come piani di cura, sopra cui vengono adagiati i feriti e coperti con abiti asciutti. L'infermiera Zinda Blake è instancabile.


I prigionieri scelgono la libertà e escono scortati dalle guardie per raggiungere il Campo Base dove tentare di raccogliere le informazioni sulle capacità lavorative di ciascuno, assegnare loro un ruolo e una mansione per la prossima ricostruzione della città. Fra i prigionieri volontari ce ne sono due in particolare che non possono fare a meno di darsi noia l'un l'altro “Brutto Psicopatico, tira fuori il tabacco che mi hai rubato” Il volto emaciato di un uomo di mezza età, reduce da qualche brutto incidente, si palesa dinanzi al metro e oltre ottanta di robusta stazza di un uomo più giovane con una folta barba e un lungo ciuffo che gli va a coprire l'occhio sfregiato e cieco. “Ma quale tabacco Vagabondo, io sono astemio e non ho mai bevuto un goccio in vita mia!” “Ma che diav...!!! Tu sei proprio matto!” Il Vagabondo desiste e cambia tono “Va bene, fammi fumare!” “D'accordo, tieni” L'Ometto sofferma il passo, tira fuori una scarpa aggrappandosi con una mano al braccio dell'altro e da sotto la pianta del piede sfila una busta di tabacco “Mi è costato un occhio!” Durante il tragitto fino al campo, i due fanno amicizia. “Furbastro!” “No ti sbagli, il mio nome è Est West!” Una fragorosa risata spezza l'aria tesa “Ahahahah te possino! Io sono Luciano, annamo e speramo ce fanno magnà qualcosa, questi!!!”

 

Le notizie dalla sala centrale, posizionata all'interno del bunker, sono favorevoli al fatto che un lungo periodo si sarebbe vissuto senza nuovi uragani. Le informazioni ricevute sono dati scientifici. Quel centinaio di metri che separa le caverne nella roccia e il Campo Base viene percorso a staffetta, come se i due luoghi fossero l'incastro per il proseguo degli intenti. Il tempo scorre e il sole sta tramontando al quale sono congiunti cambiamenti di colore dovuti al vapore acqueo e al pulviscolo atmosferico... il crepuscolo poi crea un suggestivo panorama immerso nei profumi dimenticati e così sognati. Un vento leggero costruisce piccoli mulinelli di foglie secche lungo quel sentiero di fango che le trattiene a sé, lasciando libere solo quelle che non si sono attaccate ad esso e che vanno a sbattere in faccia a qualche masso o pezzo di cemento che ha trovato sulla strada... e ricadono di nuovo in terra, scoperte e così innocue. E poi via, ancora dietro al vento che si fa calamita.



E' quasi sera, i generatori sotto terra sono sempre accesi. L'energia elettrica viene prodotta da diverse forme di energie: meccanica, chimica, luminosa e termica. Allarmi e telecamere vengono ripristinati e riattivati, l'avamposto riprende vita e così come le sentinelle posizionate in ordine sparso stabiliscono i contatti con la centrale dalla quale si alza in volo un drone di ricognizione che registrerà l'intero percorso. Nello stesso tempo System Op in sinergia con la Centrale, fa partire e controlla un drone particolare, di terra, un gioiellino della scienza creato e progettato insieme agli amici Sinestro, Weng, Adam, Lissa, Norma, Lara, Atro e i fratelli Chnos: un serpentello lungo mezzo metro di materiale leggerissimo con all'interno apparecchiature avanzatissime per la visuale a infrarossi di qualsiasi forma di vita, telecamera e rilevazione della temperatura. Un complicato intreccio di microcircuiti speciali frutto di anni di studi e ricerche. “Qui La Nonna, mi senti Cappuccetto Rosso, passo!?” Quì Cappuccetto Rosso, ti sento forte e chiaro Nonna, passo!” Il Comandante Leo Nardo incede qualche passo fuori dalla portata delle genti e risponde alla conversazione. - “La microspia non dà più segnali, passo!” - “Deve aver imbarcato acqua, forse un cortocircuito! O se n'è accorto...Passo!” - “Yin e Yang sono partiti, domani avremo aggiornamenti della zona, passo!” - “Passeremo la notte al Campo Base, attiva l'ologramma all'ingresso del cunicolo al bunker, alza le trappole e lasciamo il segnale conosciuto per le nostre genti, passo!” Leo Nardo organizza le difese degli abitanti - “Ricevuto, passo e chiudo”.


E' notte fonda ormai e la stanchezza prende il sopravvento alla fine di una lunga giornata di riequilibri naturali. Appuntamento l'indomani, nel tendone degli incontri, con i progetti in mano. Le grotte rocciose a est della Città fantasma tornano sgombre di vita umana mentre nel sottosuolo, più a ovest, i cunicoli di una antica miniera di carbone, accolgono alcuni sopravvissuti che, proprio quei posti, vengono fatti propri e trasformati momentaneamente in abitazioni sotterranee. Infinite gallerie che continuano verso nord, a tratti coperte da frane mentre in altre parti si prosegue su binari morti sopra carriole arrugginite, ma funzionanti, creano un habitat particolare, ventilato grazie a aperture naturali ancora nascoste e presumibilmente redditizio “Ma questo è carbone!” esclama ad un certo punto Carlos verso l'amica Michelle. “E' finita l'era del carbone” Risponde Luise che li ha appena raggiunti nei pressi del binario. “Certo, ma forse non sapete che dal carbone si può ottenere il carbone attivo usato in chimica e che contiene il carbonio amorfo... Potremmo utilizzarlo per filtrare, purificare i fluidi” Kyle Kreon che è uno studente si intromette educatamente nella discussione, poi tace si guarda intorno e scorge Carolina “Giusto! Potremmo venderci il brevetto!” L'argomento viene sospeso, le vite del sottosuolo tacciono, per il momento “Togliti le fantasie dalla testa Kyle, non potremmo farcela da soli!”


Non tutti dormono questa notte. Nei sotterranei di una antica torre è in corso una partita a scacchi, un interminabile silenzio precede qualche frase “Qualcuno potrebbe non capire!” “E tu non farlo sapere a nessuno...potresti anche scegliere di aiutarli...” “Mi scoprirei” “Scacco matto ragazzo!”

CAPITOLO II° - TERRA - Episodio 4 °
Solidità e Sostegno - Verso la pietra angolare

Le prime luci di un nuovo giorno si affacciano oggi con calma e con entusiasmo allo stesso tempo. Il via vai delle prime persone già sveglie fa il suo corso lungo il campo base con passi che ancora calpestano il fango laddove il sole non lo ha asciugato. “E' un'upupa!! Commenta un abitante verso il vicino che scorge fermo ad ascoltare il canto dell'uccello mattutino in mezzo alle frasche della natura circostante. Uno sfarfallio lento la rende subito riconoscibile, il becco lungo e sottile per catturare gli insetti è inconfondibile e si palesa a coloro che la guardano in tutta la sua colorata bellezza. “Forse siamo nei pressi di un fiume” Risponde Bartolomeo Bank allo sconosciuto abitante e di buon mattino si reca nel tendone adibito alla ristorazione e incontra la figura della contessa Bardi, storica mattiniera “Cara Martha buongiorno, sei sempre in ottima forma” Il banchiere accenna un saluto cortese con il capo “Lusingata Bart, troppo buono” La nobile sorseggia il suo caffè “Pensavo mia cara...” Bartolomeo tace quel secondo necessario per assicurarsi che non ha nessuno accanto, cerca una breve distanza con la Bardi e continua: “Cosa ne pensi se unissimo le nostre risorse per contribuire alla costruzione del nuovo anfiteatro?” “Mhmm, dovremmo riassorbire le spese in qualche anno, ma abbiamo bisogno di sponsor” “In effetti se tu fossi stata d'accordo amica mia, avrei fatto visita all'amico Lafonte” L'arrivo di altre persone fanno desistere i due dal continuare il discorso “Ahh un caffè è quello che ci vuole!” Il Giardiniere Lu Reed li raggiunge “Voglio piantare un roseto bellissimo nella mia nuova casa in un giardino dove i miei nipoti possano finalmente giocare liberamente” L'uomo di colore saluta chi incontra con affettuosa cortesia. “Quest'anno non abbiamo potuto festeggiare l'arrivo della Primavera” Prosegue il Giardiniere verso Lara che raggiunge anch'ella il loco per rifocillarsi “Vorrà dire che festeggeremo l'estate! Buongiorno a tutti” Lara Croft saluta anche gli altri, cerca il cesto della frutta e mangia quel che trova rimanendo in piedi nei pressi dell'amico Lu verso cui presta attenzione “Ho visto il tuo progetto sulla nuova serra Lu, veramente interessante, vorresti considerarmi socia, magari una piccola percentuale che mi consentirà di studiare meglio alcune materie botaniche, che ne pensi?” La ragazza rimane in piedi e mangia un frutto di serra proprio da una di quelle curate da Lu e dalla sua famiglia numerosa “Ci speravo ragazza mia!”


Nel sottosuolo, System Op immagazzina i dati che riceve dai droni in ricognizione aerea e terrestre, man mano che scorrono sul video si rende conto di macchie di calore su alcuni video che osserva con attenzione “Adesso è provato che non siamo soli” Mormora appena fra se poi spinge su un piede e fa scorrere lo sgabello verso la trasmittente “Qui La Nonna, passo” “Qui Cappuccetto Rosso, abbiamo novità? Passo” Leo Nardo riceve la comunicazione e per interloquire si porta ai margini del tendone degli incontri, appresta il passo a qualche metro dall'uscita e comunica “Abbiamo compagnia, c'è altra vita...alcune tracce dagli infrarossi sono state registrate a diversi chilometri a nord dalla vostra posizione, in ordine sparso, e alcune forme sono di smisurata grandezza, potrebbe essere qualche vita mutata con le radiazioni, state accorti, passo!” “Ricevuto, avverto Max, alziamo le difese, si sa mai! Passo!” “La morfologia del territorio è rimasta come era prima, ma la terra si è abbassata di tre metri, deve esserci stato uno strano terremoto, dai dati incrociati che ricevo sembra che, nei momenti in cui il corpo estraneo stava impattando con la terra, un vuoto veniva creato sotto il mantello superiore terrestre, un evento innaturale che risulta in essere negli stessi minuti del disastro, passo!” “Mmhmm capisco...”Leo Nardo rimane silente qualche secondo “Se così fosse vuol dire che qualche porcellino ha mangiato troppo, passo!” “Eh sì! Pare..., passo!” “Ti raggiungo domani mattina presto così studiamo per bene quei dati, passo e chiudo.”


Questi sono gli stessi che non hanno fatto niente il giorno che dovevamo salvarci, non hanno mosso un dito per aiutarci, ” la voce di Falco, si rivolge al nonno El, mentre mangia un frutto selvatico davanti a una delle tante finestre della Torre nera “Si lo so, c'ero anche io quel giorno, ancora ho davanti a me il volto di quel Chnos quando mi disse di non sapere cosa stesse succedendo...che il tempo non sarebbe bastato per fare qualcosa, ” Il nonno sofferma il suo dire, cerca sul tavolo il suo bicchiere d'acqua e ne fa un lungo sorso, posa il vetro sul tavolo “Erano due giovani fratelli … un informatico, un amico... quel maledetto mezzogiorno tutti correvano verso una località segreta, e lungo la strada ci fu un incidente mortale che coinvolse diverse autovetture, morirono tutti, non credo sia sopravvissuto a quella rovinosa frana...strade bloccate, tutto fermo...!” Un silenzio tombale pervade il luogo fino a che uno sparuto numero di persone raggiunge la stanza. Sono tutti Mutanti. E iniziano a conoscersi meglio...”Il resto della storia la conosciamo!” Conclude El Ector, il vecchio centenario, prima di ricevere i saluti degli altri da contraccambiare.


Al Campo Base c'è già brusio nei tendoni e le persone iniziano ad uscire per fare colazione insieme e per prepararsi a consegnare i propri progetti per la nuova città. I cartacei riempiono le mani di molte persone che si avviano composti verso il tendone degli incontri all'interno del quale iniziano ad entrare il Sindaco Catly, il Governatore Max, il Comandante Leo, i fratelli Stry e Noct, Lara, e tutti gli altri che vanno a sedersi intorno a un enorme tavolo in legno di forma ellittica. Architetti, Ingegneri, Geometri, Costruttori e tanti, tutti i Mestieranti ancora convogliano intorno a quel tavolo per parlare di futuro. Ai margini sud del Campo un bisbiglio proviene dallo spazio fra due tendoni, in piedi stazionano l'antiquario Quus Relic e Ago Caveau il mercante “Dobbiamo procurarci un mezzo di trasporto e raccogliere tutti gli oggetti sparsi per la città perduta” “Intanto io cerco un posto dove mettere la merce, non sarà facile” “Andiamo, sono già dentro” L'antiquario con un paio di passi si affaccia dall'angolo del tendone e scorge le genti davanti al luogo degli incontri. Il sole è ormai alto nel cielo e tutto fa presupporre che sia una bella giornata, persino il canto degli uccelli si ode nei dintorni, i cinguettii di specie diverse accompagnano il fare degli abitanti della nuova terra. Anche il fango procurato dal recente temporale inizia ad asciugarsi .


Il tempo scorre in una giornata all'apparenza piacevole. Il futuro si sta evolvendo insieme alla collettività, le genti vivono il quotidiano in armonia, l'entusiasmo dell'attesa riesce a far dimenticare, anche se per poco gli spiacevoli eventi, persino i feriti dell'uragano stanno meglio. I prigionieri sono ben guardati e nel frattempo istruiti e guidati per l'evolversi del tempo, alcuni hanno deciso di collaborare, altri sono più restii, ma tutti hanno scelto di rimanere al campo anche nella loro diversità. Infatti proprio in quei minuti arrivano i risultati delle analisi effettuate e il Medico Scienziato Ita Beta si reca nei pressi del Governatore per dargli la notizia. “Lo sospettavo Max, guarda qua” L'uomo porge le carte all'amico “Bisognerà fare una banca dati, ho appena saputo che ci sono altri sopravvissuti, cercheremo di creare una buona società trasversale” “Speriamo! Ti saluto, adesso vado a presentare il nostro programma per il Centro Medico”


Il primo piano di lavoro a cui la collettività presta attenzione è il Centro Medico, a seguire l'Ateneo per gli studi e poi il Municipio, la Caserma, tanto e tante altre idee fissate su carta e pronte alla messa in atto...i Borghi, Giardini e Ristorazione, Parco e Teatro, Piazza e Palazzo di Giustizia... il Mercato... Vengono stilati durante il resto del giorno i bandi necessari per le varie infrastrutture, tanta gente con penne in mano e carta bianca davanti, viene indetta la cerca ufficiale dei Mestieranti, degli esperti di ogni categoria e materia, menti pensanti e operanti che possano ri-edificare la nuova città. I manifesti tempestano il luogo nel suo intero e oltre un migliaio di persone iniziano a prenderne visione mentre all'interno del tendone il meeting continua...Idraulici, Muratori, Carpentieri, Operai Generici, Artigiani, Artisti e Scultori, Falegnami, Elettricisti, ...ecc, ecc... un contratto dopo l'altro viene firmato mentre il tempo trasporta la comunità in nuove sinergie. “La prima cosa da fare, cari concittadini...” Il Sindaco Catly Vega prende la parola, è in piedi davanti una delle sedie intorno al tavolo ellittico, prende in mano un foglio di carta e si esprime leggendo alcuni dati “Questo piano di fognature prevede un complesso di canalizzazioni sotterranee per raccogliere e smaltire lontano dalle abitazioni e dalle attività, e vanno a formare un accurato sistema di drenaggio urbano e uno industriale. Controlleremo il vecchio impianto di fognatura e vedremo il lavoro da farsi” La donna posa le carte sul tavolo e accenna un sorriso verso l'amico e fratello Max al quale cede la parola.


Bisognerà coniare la nuova moneta territoriale, abbiamo abbastanza risorse aurifere per impegnarci a una nuova economia che ci renderà forti in tutto il mondo” E' il Governatore Max Garret a prendere la parola durante la riunione. Egli è in piedi lungo l'ellisse in legno che avvolge tutti i presenti compresi quelli che stanno attorno al perimetro dello esso. “Si pensava, insieme agli esperti...” Continua mentre guarda cortese un po' tutti “...di coniare una moneta di circa otto grammi con un diametro di 23 millimetri e uno spessore di circa tre millimetri, sopra cui il nostro stemma gigliato bianco viene incastrato in bassorilievo e al dritto una spiga di grano che avvolge il valore della moneta d'oro ” Max sospende la parola, incontra gli sguardi degli altri prima di proseguire, alza il foglio per mostrarlo a tutti e lascia che lo stesso scorra di mano in mano e continua: “Il bordo è zigrinato ...la moneta è composta da oro a 22 carati e peserà circa 31 grammi” Gli occhi degli astanti seguono compiaciuti il silenzio che acconsente l'iniziativa prima che il Governatore dia la parola al Consigliere che dopo aver ringraziato omaggia i presenti, si presenta e si alza: “Sono Alter Igos, piacere mio! I lavori per la nuova città inizieranno subito, tutti i mestieranti che partecipano alla ricostruzione vengono messi in regola con contratti di lavoro a tempo indeterminato e con tutti i diritti scritti nella Carta che già conoscete” Le parole dell'uomo vengono accompagnate dal consenso generale e prosegue “Le risorse vengono recuperate lungo il territorio ormai perduto, i materiali di cui siamo circondati saranno molto utili mentre gli attrezzi saranno distribuiti a ciascun preposto che si occuperà della parte operativa” Alter ha fra le dita innumerevoli cartacei che riportano progetti di ogni tipologia di utilizzo “Questi...” alza il braccio e trattiene nella mano il gruppo di fogli che palesa alti “Questi sono il nostro futuro!”

Moneta d'oro di circa 8 grammi di peso, con un diametro di 23 millimetri e uno spessore di circa tre millimetri, sopra cui il nostro stemma gigliato bianco viene incastrato in bassorilievo e al dritto una spiga di grano che affianca il valore della moneta che è composta da oro a 22 carati dal peso di circa 31 grammi. Il bordo è zigrinato.

L'Oro Monetato assolve alle tradizionali funzioni di mezzo di pagamento, riserva di valore e unità di conto.

Alla fine dell'incontro in molti rimangono sul posto e scrivono fogli e fogli pieni di nomi e ruoli assegnati, vengono preparati i contratti e sono convocati i responsabili che andranno avanti e indietro dal bunker per trasportare le attrezzature utili ai lavori. “Appuntamento per le 8 di domani mattina, posizioneremo il primo mattone” E' tarda sera quando fino all'ultimo abitante lascia il tendone delle riunioni. Le ultime parole dell'Architetto Noct precedono i saluti. Le luci si accendono su tutto il campo e i tendoni tornano a vivere avvolti dalla temperatura che si abbassa notevolmente nel giro di qualche ora, un vento pungente spira da nord e sibila la corsa lungo quell'immensa pianura verso sud...

 

Piano di Lavoro del Centro Medico - Progetto medico-scientifico - APPROVATO

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ACQUEDOTTO

In queste ore il rapporto degli Ingegneri che lavorano alla costruzione dell'acquedotto arriva nelle mani di Sinestro Ferris tramite il Capo squadra "Gran bel lavoro ragazzi, sono stati tutti pagati?" "Certo Signor Ferris, abbiamo anche assegnato a ciascuno il suo contratto anche per l'abitazione spettante loro" "Bene, ricontrollate tutto per cortesia e dai una settimana di riposo ai ragazzi, fino al giorno in cui collegheremo i tubi con la città!" "Certo capo! Se non c'è altro la saluto" Il coretese accenno silente di Sinestro Ferris congeda il collaboratore e anch'egli si appresta a raggiungere le Autorità per dare loro notizia e incartamenti.

Da mesi si lavora alla costruzione dell'acquedotto per trasportare l'acqua per circa cinque chilometri dalle colline che inglobano il territorio, a livello del suolo, incrementando l'uso anche delle sorgenti secondarie.

La costruzione è quasi interamente costruita infatti a livello del suolo e il flusso dell'acqua è provocato solamente dalla forza di gravità. Un solo ponte è necessario per attraversare la vallata. E' stato progettato per minimizzare il tragitto sopraelevato rispetto al suolo, al fine di metterlo al riparo da danneggiamenti e dal congelamento dell'acqua. E' stato costruito nella parte orientale del territorio in calcestruzzo con pietre che formano una copertura ad arco. Ha una portata d'acqua di circa 20mila metri cubi di acqua al giorno ed è in grado di fornire acqua alle fontane, industrie e case private.

L'acquedotto inizia dalla sorgente situata a nord est nell'area della strada montana, percorre tutta la valle e oltrepassa la foresta, correndo in parallelo alla catena montuosa settentrionale. Gli ingegneri hanno studiato il miglior metodo anche per equipaggiare con acquedotti minori al fine di rifornire il principale, le altre sorgenti secondarie giudicate sufficienti per quantità e qualità.

Una grande opera, dotata di depuratore e filtri specifici costantemente sotto controllo, che distribuira' l'acqua comune.

CAPITOLO II° - TERRA - Episodio 5 °
Ingannevole destino

Sotto mille sfumature di grigio di un cielo immenso, la vita segue il suo corso insieme alla natura di un territorio nuovo, una terra mutata nella sua interezza, un'evoluzione senza tempo. Le immagini dei droni sono stupefacenti, sono la prova di quanto possa essere imponente l'evolversi naturale della terra. Il materiale viene tutto archiviato e gli strumenti in ricognizione vengono richiamati in previsione di un temporale che avrebbe potuto danneggiare i microchip. Di buon mattino Leo Nardo torna al bunker nel sottosuolo per studiare meglio con Sistem Op i dati ricevuti dai droni. L'Ufficiale sa la strada e raggiunge il laboratorio in breve tempo dopo aver salutato militarmente il corpo di guardia. Fra algoritmi e sistemi, il tempo scorre in calcoli e ricerche ancora riservate.

 

“Proprio perchè li conosco bene voglio evitarli! Li distruggerò con le loro stesse armi.” Stringe i pugni che tiene lungo il corpo scolpito da duri allenamenti, Falco Ector è in piedi davanti ai suoi amici che guarda uno ad uno come a voler consenso. “Il vostro silenzio parla come il miglior relatore...” allenta la tensione ai tendini e rilassa i muscoli “Vado a farmi un giro amici!” Il giovane uomo esce dalla Torre Nera e a piedi cammina verso sud, fra la natura contaminata e sconosciuta. All'interno della stanza gli astanti rimangono ancora qualche tempo “Vado a chiedere un lavoro anche io, guardate qua” E' la geologa Eva Maclura che tende a Luise e Michelle uno dei manifesti dei terranei “L'ho trovato per caso ieri sera, deve averlo portato l'uragano” Il Nonno ne afferra uno avvicinandosi alla donna “Ma certo! Andiamo!” Il centenario dà un'occhiata alle ragazze e una pacca sulle spalle di Aron “Chissà se cercano un Giornalista! Dai vieni con me, tu sei un reporter speciale Silver, andiamo a lavorare” Aron Blues e Silver Gold sono amici dalla nascita, i loro genitori lavoravano insieme nell'era predente e hanno lasciato la passione del giornalismo ai loro figli, e che oggi la sorte beffarda li fa operare di nuovo insieme. Si sparge presto la voce in quei sentieri impervi, in quei luoghi sconosciuti e immersi nella fitta vegetazione che si alterna con placide radure e a seguire il sottobosco, e ancora rocce, pareti rocciose all'infinito e il fiume. Ripari nella natura vissuti con intensa volontà di vivere vengono raggiunti dalla novità e il brusio delle voci si confondono con l'eco del canto degli uccelli che volano a bassa quota. Le prime luci svegliano un nuovo giorno.

Nel frattempo al Campo Base si sta organizzando la cerimonia della “prima pietra” e il Responsabile della struttura, già sveglio, osserva il cielo “Si mette male” Roxo Jazz è un Medico Legale e il momentaneo ruolo è attivo con responsabilità. L'uomo prende la trasmittente “Noct, qui Roxo, sta per piovere, dobbiamo rimandare l'evento, passo!” “Avverti tutti per cortesia, vado da Max così revisioniamo tutte le carte, passo” “D'accordo, passo e chiudo”. In breve tutte le genti nei tendoni vengono avvertite e ciascuno prosegue il suo quotidiano ...


Piove. Un fitto scrosciare di acqua gelida incombe sul territorio, copiosa e pungente. Falco ha raggiunto i margini della Città Fantasma e bagnato fradicio non intende fermarsi sotto un riparo che il destino gli ha fornito lungo la strada. In quei momenti si apre la comunicazione dalla centrale operativa nel sottosuolo “Qui Capitan Uncino, passo” “Peter Pan è in volo, passo” “Va bene richiamerò. Passo e chiudo” Il canale criptato non viene percepito da alcuno. Dal laboratorio di System Op si odono tre voci e colui che ascolta, nascosto dietro una colonna, si ferma interessato “Sono costretto a ritirare i droni, non sono molto amici della pioggia” E' il giovane informatico che parla, in compagnia di Leo Nardo, e il suo interlocutore è Luca Chnos, o almeno il suo ologramma, che, grazie a un programma speciale degli Scienziati di AT, riproduce quello che di umano fu del Cyborg. “Cerca di migliorare quei giocatoli” L'ologramma dell'uomo indica uno scatolone sopra un armadietto “Sì, quel progetto l'abbiamo abbandonato, potrebbe essere utile una collaborazione esterna, ma non riusciamo a decifrare quei maledetti chip” Risponde System Op mentre all'esterno c'è chi ascolta nell'ombra. “Forse al vecchio laboratorio, se mai ci fosse ancora qualche pietra in piedi, potreste trovare qualche cosa che potrebbe aiutarvi” Un lungo silenzio separa i discorsi e uno strano bip distrae System Op che guarda i monitor “Mhmm mi sembra ci fosse un altro numero qui” Fisso al pannello del numero delle comunicazioni avvenute nell'area controllata, il Cyborg cruccia la fronte, l'ologramma sparisce, tutto tace. E' in quel momento che l'uomo all'esterno fa perdere le sue tracce. “Torno al Campo Base, ciao Op”

 

Falco conosce i luoghi, le falcate lo portano sicuro un passo dopo l'altro sul terreno percorso, raggiunge il fiume a sud ovest del territorio, le acque accompagnate dalla pioggia scorrono lungo il letto adornato della sua natura. L'uomo rimane in piedi e col volto verso il cielo si lascia battere dai freddi picchiettii e dagli spruzzi della loro caduta. Zuppo come una spugna si avvicina a un anfratto nella roccia, scorge l'alta parete che lo ingloba e cercando il passo sicuro entra. Si toglie gli abiti bagnati e si addormenta.


Col fermarsi della pioggia le genti tornano ad uscire dai tendoni e al Campo Base si lavora ai nuovi progetti. Si prepara da mangiare e Lara ritrova nella borsa quella bacca che aveva trovato giorni prima lungo il percorso dal bunker al campo “Me n'ero dimenticata, accidenti” La giovane donna osserva il frutto selvatico “Ma non ha un graffio né un'ammaccatura” e di impulso dirige il passo verso il tendone del laboratorio analisi, dove trova un paio di collaboratori del medico scienziato “Buongiorno, per cortesia mi dite di che pasta è fatto questo coso?” Saluta cortese, tende il braccio e passa l'enorme bacca a un ricercatore “Ma certo signorina Lara, avrà i risultati in serata” “Grazie” la Croft saluta e si avvia all'esterno “Vediamo se c'è altro di commestibile in giro” Avvia il passo fuori dal campo, passa per le sentinelle all'entrata e esce. Volge lo sguardo a destra e a manca “Da quella parte c'è più vegetazione” Riprende il cammino verso ovest quando alle sue spalle una voce interrompe il silenzio surreale “Ma dove vai da sola? Tu non sei normale ragazza. Aspettami vengo con te” “Romeo!” Lara ferma il passo e riconosce Romeo Delcorvo, figlio di Necroforo e seguace della carriera. “Vado a cogliere qualche frutto, guarda laggiù quante piante” “Ti accompagno, sono stufo di mangiare la sbobba di Lia!” ”Ma daii, è un'ottima cuoca” Il riso dei due accompagna l'andatura abbastanza sostenuta. I soldati all'avamposto vedono che i due si allontanano, li riconoscono e rimangono sul posto. “C'è il fiume da quella parte, andranno a pesca” Uno del manipolo dei militi del posto di guardia parla pacato verso gli altri al passaggio dei due esploratori.


L'orologio del tempo segna la mezza dopo le dieci, le nuvole camminano lungo il cielo grigio e qualche suono naturale intorno riprende vita. Il terreno bagnato viene calpestato di nuovo e le orme lasciano la loro traccia lungo una strada sconnessa fangosa, intorno alla quale diverse specie di alberi contornano un paesaggio surreale. “Ma che colori meravigliosi!” Lara si ferma davanti a una pianta dalle larghe e lunghe foglie di colore giallo, arancio e verde “Ma...ma questa è una pianta carnivora, cosa ci fa qui!” esclama la ragazza verso il suo accompagnatore “Ehi Lara, siamo al fiume, vieni qui!” Romeo distrae Lara che lo raggiunge laddove la sta aspettando e proprio nei pressi, un rovo enorme nasconde alcuni frutti di colore rosso scuro alternato con il vinaccia “Sono more, guarda, sono more, da quanto tempo!” Lara Croft si precipita verso il cespuglio avvistato e afferra subito un paio di frutti “Chissà se sono commestibili” Non fa il tempo a dire le ultime parole che Romeo ne ha ingoiate tre o quattro. Il ragazzo sente le parole dell'amica e ne sputa quanto più possibile, una tosse insistente lo fa quasi strozzare. L'uomo emette un urlo spaventoso, si porta le mani alla gola “Sto soffocando aiuto!” Si accascia al suolo e inizia a far uscire fuori dalla bocca i primi cenni di bava bianca “Non ci voleva!” Lara lascia cadere in terra i frutti raccolti e si precipita al fianco dell'amico “Resisti chiamo rinforzi, vieni qui appoggia la testa, respira, respira!!!” la ragazza afferra la trasmittente ma si accorge di non averla con sé in borsa “Ma dove l'ho messa!” Cerca nelle tasche della giacca e poi dei pantaloni e proprio in quel momento si palesa la figura di Falco che richiamato dall'urlo di Romeo, li ha raggiunti. Quattro o cinque metri separano l'uomo dalla giovane Lara, senza indugio Falco si avvicina al corpo sofferente del ragazzo e lei, come attratta dall'ignoto lo lascia fare, ha ritrovato la trasmittente. Un interminabile sguardo di platonica passione reciproca precede la parola dell'uomo “E' veleno!” “Che vuoi fare? Lascialo stare!” “Qui Lara Croft, pas...!” La ragazza cerca la comunicazione, ma Falco con un gesto di repentina precisione le afferra l'oggetto dopo aver allungato il passo verso la donna e lo scaraventa lontano, silente e sicuro di sé si avvicina al ferito i cui lamenti echeggiano copiosi intorno al loco.


Il destino non sempre è quello che sembra, ogni azione fa il proprio destino. Lara è riuscita a premere il tasto delle comunicazioni e Leo Nardo che sta tornando verso il Campo Base percepisce il pericolo in quell'attimo di apertura della conversazione della sua trasmittente e affretta il passo tentando di ridurre la distanza con l'avamposto “Speriamo loro possano darmi qualche notizia!” Nel frattempo Falco si accovaccia su Romeo, con una mano trattiene il suo capo dalla nuca e due dita dell'altra mano entrano in gola facendo risultare a chi osserva che l'intento è quello di farlo vomitare, invece le due dita iniziano a allungarsi e affinarsi come fossero due tubicini che entrano nello stomaco e in due o tre secondi l'uomo riesce ad asportare il liquido e il veleno ingerito. “Ma...? Lara è vicina e crede di aver visto qualcosa, con un fazzoletto vuole asciugare la fronte dell'amico Romeo ma il ragazzo le vomita addosso, l'atto distrae la ragazza mentre le dita dell'uomo tornano normali. “Aspetta dove vai? Come ti chiami?” Pochi secondi dopo Falco è già sparito lungo il sentiero che conosce. Leo Nardo riesce ad avere le notizie che voleva e con tre uomini dell'avamposto raggiunge il fiume e vede Lara proprio nel momento in cui raccoglie la trasmittente in terra per chiedere aiuto. “Comandante! ...” “Ma che mi combini ragazza mia! Non smetti mai di metterti nei guai! Da oggi ti assegno un agente scelto di scorta, ce n'è uno che ha scelto la ricerca alla divisa. Torniamo a casa!” “Ehi Romeo, aspetta a schiattare, non ce l'abbiamo un altro Necroforo! Stai meglio amico mio?” Un milite aiuta il ragazzo ad alzarsi per accompagnarlo in infermeria.

Il vomito ancora caldo rimane in terra...

 

CAPITOLO II° - TERRA - Episodio 6 °
Tempo Vivo

E' un meriggio in cui il sole non ha intenzione di farsi vedere, il tempo viene accompagnato da un vento fresco che spira copioso lungo i tendoni del Campo Base dove si sta organizzando la cerimonia della “Prima pietra”. Anche la natura inizia a vivere il nuovo futuro insieme alle genti, il cui andirivieni è colmo di buoni propositi da portare a termine. Gli animali che vivono il luogo non si palesano, ma fanno echeggiare i loro suoni, i canti e i fruscii più svariati lungo il perimetro abitato, come se attendessero che gli umani invasori lascino di nuovo libero il loro quotidiano habitat. Ma gli umani sono in tutt'altre faccende intenzionati in queste ore che scorrono sempre allo stesso tempo e mai allo stesso modo.


Nel bunker tutto è sotto controllo, nella sala dei comandi c'è sempre lavoro di smisurata concentrazione, pertanto i turni vengono spesso cambiati “Qui centrale di controllo al Comandante Leo Nardo, passo!” “Qui Leo Nardo, passo!” “Comandante il rilevatore di calore è impazzito, ma non segnala nessun corpo o oggetto vivo che possa lasciare questi strani segnali, sembra un infinito ammasso informe, e sta procedendo nella vostra direzione, passo” “Alzate le misure di sicurezza, passo e chiudo!” L'Ufficiale dà precisi ordini a una pattuglia equipaggiata di raggiungere le coordinate appena ricevute e dal Corpo di guardia parte una squadra addestrata dello stesso, con l'equipaggiamento necessario per affrontare una realtà di cui ancora si sa poco e niente. L'esperienza dell'Ufficiale lo fa agire sicuro e posiziona lungo il perimetro un soldato ogni metro “Disposizione a cerchio, alzate le difese!” La voce dell'Ufficiale si fa sentire e l'eco inizia a dare i suoi frutti comunicativi, gran parte delle persone rientrano nei tendoni e tra commenti e opinioni attendono il da farsi verso l'ignota prospettiva di vivere ancora un disagio “Ma che cosa sta succedendo?” La domanda viene posta dallo scrittore Abro Chance che nei pressi del docente Jack Black stanno definendo gli ultimi dettagli per la costruzione dell'Ateneo. “Trentanni di oscurità amico mio!” Il docente incede qualche passo fuori dal tendone e si accorge del fermento esterno e con le carte ancora in mano cammina verso il centro del campo dove scorge altre genti e tra la folla, cerca di raggiungerle per saperne di più.


Nel tendone degli incontri nel frattempo si visionano le carte, si fanno i conti, si annotano i collaboratori e si approvano i progetti. I nuovi edifici sarebbero sorti ed eretti in quello spazio a sud dalla posizione attuale, un territorio che, benchè conosciuto, è ancora poco esplorato... “Una bella commedia è quello che ci vuole per l'inaugurazione del nuovo teatro!” Una voce dal tono gioioso si ode dall'ingresso di uno dei tendoni nei pressi, è Lorena Yat e studia filosofia e ha in mano il progetto del nuovo Teatro. L'entusiasmo della ragazza viene smorzato dal tono provocatorio di Roxo Jazz, medico legale e guardiano del campo: “Voglio anche io una parte, e tu sarai il cadavere da sezionare, conserverò ogni tuo pezzo con cura e ti prometto non ti farò male!” Una fragorosa risata echeggia intorno e fra silenzi e assenzi la vita segue il suo corso. Le genti si incontrano, si salutano, si conoscono e si parlano, è inevitabile che possa essere il contrario, la natura richiama se stessa. Il via vai dei militi non passa inosservato...anche alla natura che d'improvviso tace.


La rampolla Sebastiana Sprintia si occupa di tante cose, ha studiato con alcune suore alle quali fu affidata da subito nel bunker, esse facevano parte di uno dei più costosi orfanotrofi dello Stato di At, verso cui la piccola era già destinata. E' la nipote della Contessa Bardi, figlia di suo fratello morto in giovane età per un infarto, dopo che la sua giovane sposa, una donna scomparsa dopo l'apocalittico evento, aveva dato alla luce la piccola Sebastiana. Le due donne sono le uniche sopravvissute di una stirpe monarchica i cui beni e le cui proprietà si estendono da ovest a est di un territorio a sud est dello Stato di At e la cui storia racconta di un matrimonio combinato con i rampolli delle due famiglie nobili più ricche della città.


Le due donne sono sedute ai margini di un tavolo di legno in uno dei tendoni del campo “Tu vuoi farmi credere che il futuro che vuoi darmi è staccare i biglietti all'anfiteatro? Tu sei pazza zia! Io ho altri progetti in testa” “Ma cosa vuoi progettare tu, che non hai fatto mai niente in vita tua!” La Contessa Bardi si alza e incede un paio di passi verso l'entrata del tendone adibito alla ristorazione, poggia il bicchiere che teneva in mano e da le spalle alla nipote. “E cosa pretendi che faccia una persona abituata a non fare niente, cresciuta senza una guida e con tanti soldi a disposizione! Voi avete voluto questo e questa è la realtà!” “Tu non sai cosa dici ragazza mia” “E tu non ti rendi conto di cosa avete creato, cara zia! Siete stati solo capaci di chiudermi per quindici anni!” La giovane donna si alza a sua volta e con passo lesto esce dal tendone con l'espressione crucciata ma basta un attimo e con il sorriso sulle labbra la rampolla all'esterno scorge altre genti e fra loro si confonde...

 

Tutti i progetti sono stati approvati, erano decenni che si lavorava con minuziosa attenzione, a ciascuno di essi. “Manca solo la cerimonia della prima pietra Max, siamo tutti pronti, possiamo iniziare i lavori”. “Sì, è stata una faticosa organizzazione, ma ce l'abbiamo fatta” Risponde il Governatore agli altri che presiedono con lui la lunga riunione organizzativa. L'uomo soddisfatto rimane seduto e visiona ancora le carte quando all'improvviso l'entrata del Comandante Leo Nardo con un'espressione sul volto che parla da sola, fa subito presumere niente di buono “Che succede Leo?” “Max, non lo sappiamo ancora, ma sento odor di guai...” L'ufficiale fa un rapporto dettagliato o almeno dà le notizie che ha ricevuto, invita gli astanti a stare calmi e a rimanere sul posto all'interno del tendone, fa posizionare un manipolo di soldati equipaggiati e armati così come lo sono tutti gli altri militari in missione. “Comandante qui avamposto, sono rospi...rospi enormi, ci stanno venendo addosso, attenti attt...” Il giovane militare non finisce la sua frase, il suo corpo viene avvolto da un enorme sciame di insetti che richiamati dall' odore nauseabondo del vomito del necroforo ancora fresco in terra nei pressi del margine del fiume, hanno invaso una vasta zona a ovest del campo e a una sostenuta velocità stanno riducendo la distanza con il campo base. Centinaia di rospi velenosi sono attratti dagli insetti e sono usciti allo scoperto per fare il loro pasto quotidiano, oggi più lauto del solito. Si tratta del rospo delle canne è una delle specie più pericolose al mondo, esso secerne un veleno letale per moltissimi animali e con la mutazione genetica hanno quasi raddoppiato le dimensioni e hanno sviluppato la voracità necessaria per attaccare anche l'uomo e ucciderlo se viene morso.


Il fuoco, il fuoco! Presto accendete i fuochi e tenete lontano gli insetti, voi pronti con i lanciafiamme, avanti avanti! Leo Nardo aiutato dai sottoufficiali schiera gran parte dello squadrone a ovest e riesce a organizzare le genti, ormai allenate alle emergenze, affinchè si prodighino a raccogliere legna e ammucchiarla nello stesso spazio e incendiarla in breve tempo. Tutti si davano da fare e l'intento viene raggiunto in breve tempo...un tempo che non è bastato alla vita del soldato addetto alle comunicazioni dell'avamposto, che se ne va in un altro mondo, e in questo invece gli eventi precipitano. Lo sciame attacca non solo i soldati del manipolo ferendoli sulla pelle scoperta ma accecano i militi che riportano una grave forma di cecità immediata e altri vengono feriti dai morsi velenosi dei rospi che nascosti nell'erba riescono a raggiungere le caviglie di due soldati, ancora due vite stanno lasciandoci, la bava alla loro bocca si fa copiosa e scende lungo i corpo che si accasciano a terra e muoiono in pochi minuti.


Gli artropodi e gli anfibi sono ormai giunti al perimetro del campo, una massa informe si palesa davanti agli occhi allibiti delle persone che vivono l'evento, il fuggi fuggi prende il sopravvento e i tendoni si riempiono lasciando all'esterno i militi che sono schierati e pronti all'ordine a sparare con i lanciafiamme. Lo spazio vissuto si copre di scuro come se un'ombra gigante lo stia sovrastando. Il caso vuole che la rampolla Sebastiana si trova in questo momento nella posizione sbagliata al momento sbagliato, i suoi passi l'hanno portata nei pressi del perimetro e alla sua sinistra una parte dello sciame sta per raggiungerla, poche decine di metri separano la giovane donna dalla massa informe che prosegue con intensa velocità verso il campo. La rampolla si accorge dell'imminente pericolo e prova a fuggire, ma non è stata abbastanza veloce e il suo corpo viene avvolto dagli insetti senza pietà, la sua pelle viene offesa in tutte le parti scoperte e le sue vesti vengono prese d'assalto dagli stessi che riescono a bucare il tessuto più leggero. Le urla strazianti della donna espandono il terrificante eco ovunque, che prova a divincolarsi, a cacciarli, a liberarsene ma essi riescono ad entrarle nella bocca e nel naso fino quasi a soffocarla. Il giovane corpo sta per cadere in terra...il battito del cuore sta per fermarsi e pare nessuno si accorga di niente, cercano tutti un riparo. Jack Black che nel frattempo ha ridotto la distanza con il resto delle genti vede la scena e senza perdere tempo cerca di coprirsi la testa con la maglietta che sfila velocemente, aumenta l'andatura del passo, corre verso Sebastiana che nel frattempo giace in terra più viva che morta. L'uomo che a sua volta viene attaccato ferocemente dallo sciame infuriato, affronta le ferite ma con coraggio cerca di abbracciare la ragazza e caricarla in braccio e di corsa portarla all'interno del primo tendone a disposizione. I due cadono rovinosamente in terra e proprio in quel momento una voce si eleva dal caos: “Fuoco!” Al comando i lanciafiamme riescono a bruciare lo sciame imminente e i rospi alle loro spalle. Un numero spaventoso di cadaveri mutati rimane in terra e innumerevoli feriti vengono trasportati all'infermeria per essere immediatamente curati mentre alcune cavie sono subito trasferite al laboratorio per gli studi scientifici. Il sottoufficiale Bart fa ripulire la zona e nel mentre apprende la notizia dei tre commilitoni deceduti, rimane silente qualche secondo prima di raggiungere i cadaveri per dare loro degna sepoltura. “Chissà cosa ci aspetta...” Mormora fra sé e sé.

Le individualità si sono mescolate per raggiungere la via della salvezza, in quei momenti non ci sono stati né regine o santi, si è vissuto una sinergia per la sopravvivenza che ha portato l'unità d'intenti, oggi ancora più forte in quel lembo di terra sopravvissuta.

CAPITOLO II° - TERRA - Episodio 7 °
La Prima Pietra

Non ci sono protagonisti quest'oggi eppure ogni frammento di vita in questo terreno da scoprire racchiude il proprio futuro. Poche persone hanno dormito questa notte tanto che alle prime luci dell'alba sono già tutti fuori dai tendoni con il passo e i volti rivolti verso sud. Le grida dei bambini echeggiano intorno e le loro risate accompagnano i primi canti della natura mattutina. Ed ecco il sole che filtra fra le macerie e fra le foglie attraverso i rami del contorno di un panorama nuovo. Anche il flebile vento si diletta a passare fra i capelli delle donne...

Trascorre soltanto un'ora prima che l'incedere calmo delle genti si dirige verso sud e proprio nel mezzo della radura si svolge la cerimonia della “prima pietra”, breve, diretta e determinata, come lo sono state le parole del Governatore Max mentre indica gli spazi nei quattro punti cardinali...


Qui Peter Pan, ho saputo che mi hai cercato, passo” “Bentornato ragazzo, ti ho messo il solito al solito posto, quel documento deve sparire, passo” “Uncinaccio malefico, voglio il doppio questa volta, il rischio è maggiore, non si staccano uno dall'altro e finchè la carta non esce dal bunker non se ne parla, passo” “Troverò io il modo, sai quel che devi fare, passo e chiudo” Lo chiamano Peter Pan e in pochi sanno il suo vero mestiere, è un appassionato di auto d'epoca “Allora cosa sei riuscito a sapere?” Il giovane uomo parla con un altro che lo ha appena raggiunto in un luogo sconosciuto sperduto nella foresta “Poche cose, pare che non siamo i soli sopravvissuti, ma parlano di stranezze del dna, non si riesce a sentire un tubo da quella porta e esce poche volte dalla tana, il furbastro”. “Hanno in mano la seconda parte del microchip, devi assolutamente prendere quello scatolone” “Ma...è impossibile...” “Ascolta bene mezza tacca di un sottoufficiale, o prendi quel chip o ti faccio radiare” Peter Pan si avvicina al suo interlocutore che rimane di spalle e con il capo coperto per non essere riconosciuto in quel lembo di terra nascosto fra le interminabili rocce sparse lungo il territorio a sud-ovest, nei pressi di una sponda di un laghetto naturale...afferra il colletto dell'abito dell'altro e quasi lo solleva con forza qualche centimetro da terra “Non farmi arrabbiare, mangi a sbafo da una vita, è arrivato il momento di ringraziarmi per quel gruzzolo che ti sei imboscato, adesso vattene!”. Peter Pan lascia la presa e il silenzio accompagna i passi di chi si allontana


Non si ferma la voce della natura che mescola i vari toni in maniera sublime nella sua interezza, gli aeterniani si soffermano per consumare un frugale pasto sullo spazio pianeggiante aperto che ora è vivo. Il tempo scorre come se niente fosse, come fosse un giorno come un altro, come se non esistesse.

CAPITOLO II° - TERRA - Episodio 8 °
Cogli l'attimo

E' raro vedere una così forte unione di intenti! Persone che prima mai avrebbero scambiato una parola, ora le vedi fianco a fianco segnare con il gesso le tracce delle misure dei nuovi locali e spazi da vivere. Ogni Mestierante della collettività intraprende quel che di meglio sa fare in condizioni quasi proibitive visto che il panorama e l'orizzonte sono mutati.

E' quasi un mese che l'andirivieni delle fatiche delle genti, produce un risultato positivo in così breve tempo, infatti le prime costruzioni iniziano a prendere forma e il ferro delle fondamenta eleva la vita di ciascun metro occupato. "Serve altro ferro Ridenz, prendo il mezzo e lo andiamo a raccogliere subito, sta facendo buio" Uno dei tanti Capo Mastro avverte il responsabile dei lavori e, inserita la marcia, la polvere del terreno secco si alza a coprire i corpi di chi è nei pressi del furgoncino che si allontana verso le macerie. Dal sudore della pelle fuoriesce la gioia e trasuda l'innovazione dell'ennesimo sacrificio. Si lavora in silenzio quest'oggi, ma ciascuno volge lo sguardo e attenzione per l'altro, tanto che persino dopo una scazzottata fra ragazzini, ciascuno del gruppo consola l'amichetto tumefatto. Ad un certo punto, lontano dagli sguardi degli adulti, il cospicuo gruppo di ragazzini si dirige di corsa verso il fiume, eppure sanno che è un luogo da non frequentare finchè non viene esplorato nel suo intero.

"Ehi, ma dove vanno quelli?" La voce solitaria di Eva Maclura interviene in mezzo ad una natura che sta vivendo il suo quotidiano, e la donna , che ha in mano qualche foglio di carta, alza il busto che stava accovacciato sulle acque dolci e porta l'attenzione a quel piccolo gruppo di ragazzini che stanno già con i piedi nell'acqua. Uno stupendo gatto nero dal pelo liscio e lucido rimane seduto sopra un masso nei pressi della sua amica geologa che sta effettuando una ricerca lungo le rive del fiume. Eva studia la Terra e i processi che la plasmano e la cambiano. La donna è sopravvissuta nascondendosi nella parte più nascosta del secondo bunker non terminato e non ha mai smesso le sue ricerche.

"L'acqua non è velenosa, ma non è buona, avranno un gran mal di pancia" Mormora mentre rimane nella sua posizione e riprende a raccogliere campioni da esaminare. All'interno di piccole ampolle e involucri di plastica, racchiude ogni singolo lembo di terra e acqua che incontra man mano che porta il passo senza accorgersene nei pressi degli otto ragazzini i quali non hanno mai fermato l'entusiasmo di giocare con l'acqua, correrci in mezzo, tuffandosi dentro e ridendo a crepapelle.

Anche i raggi del sole, che filtrano all'interno della fitta vegetazione, sorridono con essi e fra gli alberi la natura canta in tutta la sua immensa bellezza mescolandosi con le ombre degli alti fusti e le grandi foglie variopinte che accolgono le loro prede. L'acqua scorre e ogni guizzo è nuovo sulle giovani vite che saltano le piccole cascate create dai sassi più grandi, fino a che, uno dei ragazzi che si è allontanato un poco di più degli altri, emette un grido che richiama gli altri. I sette giovanissimi terminano i giochi, si guardano e ascoltano la provenienza del suono dell'amichetto. Anche Eva muove velocemente il passo e si dirige verso lo stesso obiettivo.

"Quest'acqua è bollente! Sono riuscito a scottarmi, ma chi se lo aspettava?" Il ragazzino dall'apparente età di dodici anni guarda dolorante Eva che lo ha appena raggiunto, è seduto in terra e si strofina i piedi diventati rossi e gonfi. Indica l'ampia pozza di acqua dinanzi a sè. "Non posso camminare...ma che puzza!!!" Conclude mentre il suo giovane sguardo innocente segue la geologa che lo ha a vista ormai a meno di un metro. La donna dà un rapido sguardo attorno, fa una veloce panoramica, ripone gli oggetti e il cartaceo nel suo multitasche "Ti sposto da qui, aggrappati, ciao, io sono Eva. La puzza che senti è zolfo, sai cosa è lo zolfo?" La donna si piega su se stessa e accompagna i movimenti del ragazzino il quale porta un braccio attorno al suo collo e si lascia trasportare "Devo tornare al campo!" "Michelino, ma cosa è successo?" "Come stai Michelino?" "Michelinoooo!" Sono le voci dei compagni di giochi che echeggiano intorno insieme alla fauna che si eleva in volo allontanandosi... "Torniamo al Campo ragazzi, andate avanti, fatemi strada! " Eva coglie l'attimo e lancia un rapido sguardo verso il suo felino che la segue fra il fogliame, incede con andatura veloce, stando bene attenta a non inciampare, alle spalle della corsa dei ragazzini con i piedi nudi. Si ferma qualche minuto nei pressi di una cascata di acqua più fredda che cerca intorno a sè, ruota il busto e lascia che i piedi del ragazzino si immergano in mezzo alla cascatella. La donna procede poi verso i sopravvissuti che non si sono accorti di niente fino al momento in cui le urla dei propri figli precedono il passo veloce di Eva con in braccio Michelino.

"Si è scottato i piedi, con una buona medicazione in qualche giorno tornerà a correre" "Ma cosa diavolo...!" La madre riconosce il figliolo e lo prende dalle braccia della giovane Eva, che con un sorriso lascia che la donna raggiunga l'infermeria. I ragazzini si dileguano in pochi minuti e nel mescolarsi dei curiosi, Eva si avvia verso uno dei tendoni. L'istinto e un grosso cartello la portano a fermarsi, "Mhhmm, cercano mestieranti, sì!"

"Piacere, sono Amanda Next" La giovane Sottoffuciale del Corpo delle guardie si presenta alla Geologa "Stai cercando lavoro?" "Sì, ma non so ancora a chi rivolgermi! Sono Eva Maclura, geologa!" "Vieni, ti accompagno". Le due donne si mescolano fra le genti e seguono il sentiero del futuro. Eva tira fuori dalle tasche le sue carte e strette nella mano le mette in fila mentre cammina e le ripone di nuovo nel multitasche, controlla i suoi oggetti e assicurandosi che tutto è in ordine, entra alle spalle di Amanda all'interno di quello che è lo spazio dedicato al Municipio.

"Ascolta bene fannullone! Non ho intenzione di perdere tempo, quindi adesso fai quello che ti dico" Due persone parlottano dietro l'ultimo tendone del Campo base, pare che quel posto sia l'unico lontano da orecchie indiscrete e da occhi curiosi visto anche che sono quasi tutti sulla pianura a sud. "Come osi darmi del fannullone dopo che ho salvato il deretano a tutta la combriccola? Stai attento a quello che dici!" "Sì sì, lo so, ma dopo tutto questo tempo di inattività sarai arrugginito!" "Ma fammi il piacere! Dimmi cosa ti serve piuttosto, è il crepuscolo, stanno tornando!" "Mi serve quello scatolone di giocattoli che sta nel covo di Op, c'è un pezzo che mi interessa" "Ma che stai dicendo! Quale pezzo? Parli di quei fantoccetti che si muovono al suono della voce?" L'interlocutore rimane silente qualche secondo "Sì, proprio quelli, fra quei pezzi a incastro ce n'è uno dove è nascosto un microchip che ci frutterà un pò di oro... tanto oro!" "Impossibile!" "Niente è impossibile, avrai il 30 per cento!" "Di quanto?" "Di tanto, fatti venire un'idea!" "Ce l'ho già l'idea, fammi lavorare! Ti saluto!" I due si separano e mentre il buio sovrasta sovrano l'intero, il vento si alza, la temperatura si abbassa di qualche grado e gli abitanti della nuova terra si dedicano al riposo.

E' notte ormai, la luna è alta in cielo e nella sua pienezza illumina anche le ombre che vivono il tempo, in questa apparente calma notte d'estate.

 

CAPITOLO II° - TERRA - Episodio 9 °
Distrazione

Una mano all'apparenza pesante bussa al batacchio lucido del grosso portone della Torre Nera, un luogo il quale in pochi sanno che è abitato e che a prima vista sembra abbandonato con macerie intorno e ragnatele disposte in ordine sparso con le proprie prede appiccicate ai fili tessuti, alcune ancora vive.

E' notte fonda e il silenzio viene interrotto soltanto dal canto di una civetta che echeggia imperante in quel posto perduto all'estremo nord e nascosto in mezzo a una vegetazione così fitta che solo se si conosce la strada si può arrivare senza incontrare strapiombi o buche profonde nascoste nel terreno, piante carnivore e bestie che hanno purtroppo subìto il destino della mutazione genetica, sabbie mobili, insetti di morte e serpenti velenosi e chissà, qualche trappola...

Dietro l'ultima finestra della torre, l'ombra di Falco segue al buio gli eventi. Il portone viene aperto "Portami dal nonno" Bartolomeo Bank viene illuminato dalla luce dei raggi della luna che è alta e piena, solo quei pochi secondi di passaggio davanti a uno degli spazi senza vetri riservato a una antica finestra. I passi lenti del banchiere seguono quelli di Aron Blues, Giornalista che ha seguito le orme del padre e vivo grazie al secondo bunker dove si è salvato miracolosamente. "Hai visite Nonno" Il giovane uomo apre una porta dismessa dopo aver bussato, si allontana con discrezione e nel silenzio più assoluto, la stanza viene vissuta solo dai due. "Quanto vuoi per scatenarmi l'inferno?" "Mhmm, non esageriamo, stiamo ancora all'inferno!" "Hai ragione..." Sogghigna e avanza qualche passo Bartolomeo fino a giungere nei pressi di una delle sedie del loco, che sposta con movinmenti calmi e si siede, guarda negli occhi il suo interlocutore "Siamo cresciuti insieme, mi conosci, non metterei mai a repentaglio la vita dei miei concittadini, ma... mi occorre una distrazione!" Bartolomeno ferma il suo dire mentre El Ector lo raggiunge nei pressi e si siede mentre accende un sigaro. "Che tipo di distrazione, cosa c'entra con l'inferno? ... e chi dobbiamo distrarre?".

Il fumo del sigaro e il suo odore acre ha ormai invaso la stanza e la fiamma di alcune candele accese si sta quasi esaurendo. E' una notte molto calda e anche il vento ha cessato di esistere dando spazio a una cappa di fuoco poco sopportabile fra quattro mura. Nonostante il disagio e le fronti che trasudano copiose, il Banchiere trascorre qualche ora all'interno della Torre nera, le parole interminabili dei discorsi sottovoce di questo incontro vengono notate dai suoi inquilini, due dei quali sono chiamati dal Nonno. I fatti vengono raccontati, ma a volte Bartolomeo omette qualche dettaglio di proposito. Loquaicità e sicurezza di esposizione riescono ad ottenere l'interesse di El il cui unico dire, riesce a fargli stringere il pugno della mano libera con rabbia sommessa "Se ci avessero avvertito forse io sarei invecchiato normalmente"

Le prime luci dell'alba sfiorano la Torre nera e stanno per penetrare nel luogo ancora vissuto, El Ector inizia la strana trasformazione che il destino della mutazione genetica gli ha riservato dopo l'apocalisse. L'amico non sembra stupito e si alza con la calma che lo contraddistingue.

E' l'alba infatti, El e Bartolomeo si salutano con un abbraccio fraterno "Va bene, agiremo per come abbiamo deciso, non comunicheremo. Fra sette giorni a quest'ora!".

 

CAPITOLO II° - TERRA - Episodio 10°
Doppio gioco

"Dottore, abbiamo tutti i bambini con un forte mal di pancia!" E' l'infermiera Zinda Blake che si rivolge a Ita Beta, Medico Scienziato "Fatemi vedere i parametri delle analisi" e nel mentre l'uomo scorre i risultati sul monitor esclama con sommesso tono preoccupato "E' un terribile virus e se non diamo loro un risultato veloce, in breve tempo muterà producendo risultati catastrofici!" Ita Beta con passo veloce si avvicina ai ragazzi e dopo aver fatto loro molte domande di cui immagina le risposte prima delle stesse, li saluta e si allontana dalla stanza. Solo qualche parola di riserbo verso Zinda lo trattengono dall'uscire dall'infermieria. "Non mi guardi in quel modo Signorina, lo so che non sono tutti uguali". Fu proprio in quel momento che la geologa Eva Maclura riesce a incontrare e trattenere il Medico per fornirgli le informazioni e i campioni in suo possesso. "Forse questi possono aiutarvi" ...

Il sole è ormai sorto e la giornata, senza un alito di vento, comincia frenetica fra coloro che continuano a ergere la nuova città e gli altri che fanno del loro meglio. Il vocìo delle genti si sparge velocemente in tutte le lunghezze e i tendoni vivono del quotidiano da ricostruire. Dai colpi di martelli sui chiodi a quelli delle assi assestate, dal chiacchierìo delle donne alle corse dei bambini, dallo sgommare delle carcasse al rombo delle due ruote...i sopravvissuti evolvono le loro vite da nord a sud. I sistemi di costruzione sono seguiti da tutti gli esperti dei settori che prevedono abitazioni sicure, antismiche, con doppie protezioni esterne in caso di eventi straordinari, e tanto altro con l'intento che ciascun progetto presentato possa prendere forma in tutta la sua più completa interezza e lungimiranza di intenti.

"Niente di rilevante Signore" Il corpo di guardia è in perenne contatto e anche alla base del sottosuolo tutto va come al solito, persino Op guarda distrattamente i monitor mentre smanetta con un cacciavite su un incastro di un vecchio modello di drone. Dal posto di guardia tutto scorre, le sentinelle fanno il loro giro consueto, le telecamere e gli allarmi attivati. Dalla ragioneria e tesoreria i lavori scorrono, i progetti presentati stanno cercando collocazione commerciale nelle spese comuni. Il laboratorio chimico è in piena attività e gli scienziati sono tutti, come ogni giorno, dediti ai loro compiti insieme ai ricercatori.

Al Campo Base alcune donne preparano la colazione e Lia, che sembra essere quella con più passione, si diletta ogni giorno a cuocere i suoi migliori manicaretti. Gli appassionati del buon cibo e tutte le buone forchette, danno una mano per rifocillare l'intera comunità, almeno fino a che ciascuno non potrà farlo nella propria casa. Si mangia il cibo delle scorte. "Non dureranno ancora a lungo, bisogna iniziare le colture al più presto!" E' la voce di un abitante che si alza sopra il vocìo degli altri. E' un addetto alle scorte, un uomo ben voluto che ogni giorno fa i conti con le porzioni di acqua e cibo. "Non appena ci comunicheranno la terra da utilizzare...andremo a prendere le sementi, voglio anche io un orticello!" Le genti si radunano nei pressi di quel tendone adibito alla ristorazione "Coltiverò i pomodori e l'insalata" "Io voglio piantare i cocomeri e i meloni" Una risata precede un altro desiderio "Voglio riempire il mio balcone con tutte le spezie esistenti!" "Ed io pianterò fiori, così tanti da adornare tutte le case" E il tempo scorre fra chiacchiere e sogni da amare, fra il profumo del cibo cotto e quello della natura circostante.

In quegli stessi minuti, a ovest della città fantasma, al di là delle rocce che separano le macerie e i resti del paese, un manipolo di persone coperte in volto da occhiali scuri e con cappellini in testa, parlotta, si contano quattro ombre mentre altre due si intravedono ai margini della piccola radura che i presenti hanno scelto, di guardia, nascosti dietro due grossi tronchi. "Stanno iniziando le danze, chiama l'amico che si tenesse pronto a fare la sua parte." "Sa già cosa fare, è già sul posto" "Andiamocene da qui, raggiungiamo gli alibi!"

E' mezzogiorno, il sole è alto e la mancanza di vento fa sentire il caldo torrido di questo giorno giunto alla sua metà. Ma non v'è pace in questa nuova terra mutata...nei pressi della boscaglia che separa il campo base dal bunker, una figura che ha lasciato il gruppetto a ovest, rimane nell'ombra di un cespuglio, alza le mani fino a portare i palmi paralleli alla terra, attimi di concentrazione richiamano una forza misteriosa che attrae come una calamita il movimento tellurico del terreno scatenando la fuoriuscita di milioni e milioni di formiche voracissime, predatrici e carnivore, che, in breve tempo e guidate dall'ignoto, raggiungono tutti i luoghi circostanti abitati persino le gallerie del sottosuolo che portano al bunker...

I monitor sottoterra segnalano l'evento e gli infrarossi palesano la massa informe che avanza inesorabile in tutte le direzioni. Scatta l'allarme in ogni dove e in ogni quando...Solo i bambini infetti dal virus non vengono toccati...Ita Beta se ne accorge e con Zinda si avvicina a uno di loro e invita l'infermiera a salire anch'ella sulla brandina e lasciare che gli eventi seguano il loro corso...anche la geologa segue il fare dei due benchè nota con indifferenza palese, che quegli insetti mutati non le si avvicinano.

Che disastro! Anche il fato non riesce a seminare quell'animaletto dalle dimensioni raddoppiate e che trita tutto ciò che incontra...si infila in ogni anfratto e fessura, in mezzo agli abiti e all'interno degli stessi mordendo ferocemente ogni lembo di carne viva che incontra. Il panico si diffonde, la gente scappa, anche i prigionieri, che stanno pagando la detenzione in libertà lavorando per la collettività, approfittano per evadere e fuggire, alcune persone vengono calpestate e rimangono in terra mentre la maggior parte sono aggredite dalle tenaglie dello sciame, non c'è via di scampo, non c'è una fuga libera "Corriamo al fiume, forse l'acqua le allontana..." Il caos prende piede, le zolle di terra si confondono con la fuga delle genti, i tendoni vengono invasi, i sentieri sono sovrastati da uno strato di grosse formiche scure e anche le grotte che portano al bunker vengono invase. "Aiutooo" E' il grido più diffuso e nessuno può fare niente per nessuno.

Le porte del bunker però sono tutte sigillate, non entrerebbe nemmeno una formica e quindi all'interno dello stesso c'è fermento, ma sembra che nessuno si preoccupi dell'avanzamento delle bestiole all'interno, stanno cercando invece il modo per sterminarle nel più breve tempo possibile. "Gli ultrasuoni dovrebbero allontanarle, bisognerà programmare la frequenza" Il biologo si alza dalla sedia che copriva e corre verso la sala di controllo, le voci corrono lungo tutti i corridoi, le genti si spostano e si raggruppano nella stanza operativa, tutte le sale vengono lasciate vuote, anche Op, dopo aver verificato la direzione inaspettata dello sciame verso i filtri dell'aria, si dirige a passo svelto verso gli altri per fornire loro le giuste frequenze appena calcolate "Queste creature selvatiche dipendono dal loro udito per la loro stessa sopravvivenza, bisogna interferire nella loro soglia di frequenza, raddoppiata visto le nuove proporzioni, creiamo in loro un tale disturbo da essere costretti ad allontanarsi, stanno raggiungendo i filtri dell'aria del bunker, dobbiamo far presto!" Sono tutti al lavoro davanti alle tastiere e ai monitor, i dati vengono inseriti, i parametri di rotta rispettati, la frequenza è pronta e viene attivata.

"Ecco quel maledetto scatolone, e adesso come lo porto via" Una figura, approfittando del diversivo di cui è a conoscenza, ha raggiunto la stanza di Op, ha trovato quello che cerca e dopo averci rovistato e catturato il contenuto, ripone lo scatolone vuoto laddove lo ha trafugato, inserisce tutto nelle tasche del suo giaccotto di pelle nera e torna dagli altri. Il ragioniere si assicura che nessuno si è accorto di niente, raggiunge anche lui uno dei monitor e solo in quell' istante, come se un vuoto venisse appena coperto, il biologo Adam Strange percepisce qualcosa che non sa spiegare, guarda per un secondo Alter Igos e torna attento sullo scorrere degli eventi...

I monitor raccolgono le informazioni necessarie per sospendere l'allarme, l'intento è stato raggiunto e il grosso sciame di formiche si allontana lasciando le evidenti tracce del loro passaggio, le persone si aiutano a rialzarsi, tornano bagnati fradici dal fiume al campo, si tolgono il fango e la polvere di dosso, curano le ferite...e poi, con i loro sguardi attoniti osservano il campo distrutto, le scorte dilapidate in mezzo all'ennesima distruzione. I sopravvissuti radunano il salvabile di nuovo, accatastano i resti e si preparano per un'altra notte...anche il Nonno torna a casa.

 

CAPITOLO II° - TERRA - Episodio 11°
Altri passi

E' stata una notte insonne quella che sta per terminare, un tempo trascorso a ripulire e rimettere ordine nel campo base messo a soqquadro da milioni di formiche di dimensioni raddoppiate e le cui tenaglie hanno tritato tutto ciò che incontravano sulla loro strada, prima di sbattere con i lanciafiamme delle guardie e alla fine cambiare direzione grazie alla scienza. La gente comune, per come è abituata a fare, si rimbocca le maniche e prosegue nel quotidiano di una giornata che sta per cominciare accompagnata da un flebile vento che fa respirare anche i cuori più soffocati. “Come mai non era stata alzata l'elettricità alla rete perimetrale del campo?” Leo Nardo, Comandante delle Guardie si rivolge a un sottoposto addetto. “Signore, io stesso avevo alzato le difese. Un momento dopo in cui gli uomini andavano a sud...” L'Ufficiale tace davanti l'affermazione del sottoposto e si mescola con gli altri seguendone il passo dopo aver dato ordine a una pattuglia di fare le ricerche necessarie.


L'andirivieni inizia molto presto, il migliaio di genti si sposta per riorganizzarsi e non c'è spazio nemmeno per una paglia quando, alla luce dell'alba, raggiunge i margini del campo a sud-est per una riunione straordinaria in cui la presenza delle Istituzioni e anche di altre personalità, rende l'evento recente, preoccupante soprattutto dopo che i medici hanno fatto la conta dei feriti e stabilito la velenosità dei morsi ricevuti. Lo spazio dedicato ai feriti aumenta a dismisura man mano che passa il tempo e la fortuna vuole che sono i competenti a velocizzare gli intenti, infatti centinaia di persone palesano già i primi sintomi, sudano freddo, la febbre si alza vorticosamente e le ossa sembrano spaccarsi, quasi tutti i tendoni del campo base vengono utilizzati come infermerie e i volontari ancora sani danno un grande supporto ai medici.


I lavori di costruzione sono rallentati ma l'annuncio di aver terminato alcuni edifici, rende meno pesante l'attesa e anzi si pensa già all'inaugurazione. Parole che scorrono fra le altre...


Comandante, che notizie abbiamo? Le difese non hanno funzionato?” “No Signora Sindaco, non hanno funzionato e sospetto un sabotaggio...” L'Ufficiale omaggia la carica istituzionale e tace qualche secondo prima di continuare la conversazione. “I feriti ricevono le cure possibili, le scorte stanno per terminare, il territorio è mutato e ancora sconosciuto benchè i miei uomini lo hanno battuto palmo palmo, e inoltre mi domando cosa abbia spinto quel grosso sciame ad attaccarci...” “Bella domanda Leo, ce lo diranno gli scienziati, cerchiamo di ristabilire gli equilibri, mi tenga informata della rete elettrica, poteva salvare molte persone”. La giovane donna Catly Vega, Sindaco di 7.0 ascolta uno per uno gli intervenuti, e a ciascuno cerca di dare una risposta soddisfacente e il giusto appoggio morale oltre alla sicurezza che nessuno sarebbe rimasto indietro e solo.


Nelle stesse ore, prima di consumare insieme agli altri, un frugale pasto, Catly Vega raduna le competenze necessarie per far partire un grande piano di salvaguardia delle genti. Parla con il Governatore, il Comandante delle Guardie, Costruttori, Esperti del settore, e fa cercare manodopera. Nelle prime ore del pomeriggio si reca al bunker per tentare di capire cosa sia accaduto e cercare i dettagli per agire di conseguenza.


Sotto terra tutti hanno ripreso il loro posto e sembra che niente abbia turbato lo scorrere degli eventi sotterranei se non centinaia di dati da analizzare sui monitor, campioni di terra da classificare e resti a cui dare un nome e una provenienza. Op è nella sua stanza e anche lui sta valutando alcuni dati “Questi non coincidono” Borbotta fra se e sé fino a che non viene raggiunto dall'amica Catly “Cosa non coincide fratello?” “Ciao Catly, mi sembra strano che il movimento sotterraneo di uno sciame così voluminoso, non sia stato avvertito sui monitor prima...si è mosso troppo velocemente e inoltre quale forza misteriosa lo ha scaraventato all'esterno?” “Mhmm, pensa che qualcuno ha manomesso gli allarmi del campo, erano disattivati durante l'assalto delle bestie!” “Ahh! Ma allora abbiamo un problema amica mia!” “Già...speriamo sia uno soltanto!” I due rimangono a lungo a parlare nella stanza di Op, e prima di salutarsi il Sindaco chiede all'amico di fornire il campo base di un sistema di protezione e sicurezza la cui centralina dei comandi parta direttamente dall'interno del bunker. “Avvertirò io Leo Nardo, ti saluto!”


Anche oggi il giorno ha raggiunto un bel pezzo del suo tempo e fra chi sgranocchia qualche snack e chi trafuga qualche pezzo di pane dalle tasche, le ore seguono il loro corso. Frizzante è il flebile vento che spira da ovest ed è un piacere anche per il destino riscaldato dal sole ancora cocente del mattino e che in questo momento sta calando sulle teste dei sopravvissuti. C'è una figura che gironzola fra quest'ultimi, ha il cappuccio di una felpa bianca calato in testa, senza segni di riconoscimento, un uomo come tanti altri e passa inosservato quando cerca di entrare in qualche tendone per sincerarsi degli avvenimenti accaduti, ma sembra non trovare ciò che sta cercando, si muove con passo veloce e lo sguardo attento ai dettagli che incontra. Pochi istanti e Falco incontra lo sguardo di due occhi già visti, ferma il passo e rimane a tre metri dalla figura della esploratrice Lara Croft, un minuto di assoluto silenzio, una calamita che riduce i due corpi a inermi arti fermi sulla terra battuta del campo base, un attimo fuggente che fa incontrare due nere pupille che allargano la personale passione incontrollata dei sensi. “Ciao...!” La ragazza non risponde subito, aspetta forse qualche altra parola e rimane silente quel poco che basta per far sparire di nuovo quell'uomo che, preso dalla sua cerca, se ne va confondendosi in mezzo agli altri...ma la voce di Lara fa rallentare i movimenti “Ciao, non ti ho mai visto nel bunker” La donna fa un passo verso Falco che rimane immobile “Sono un tipo solitario, frequentavo poca gente” L'uomo risponde e cala sulle spalle il cappuccio palesando i lineamenti a Lara che aveva già incontrato. “L'ultima volta sparisti alla vista, che accadde?” “Avevo un appuntamento” “Con una donna?” Falco sorride e guarda l'esploratrice, fa un passo verso la donna, riduce le distanze portandosi a pochi centimetri rimanendo dinanzi al suo volto per qualche istante, come attratto da una potente calamita non proferisce una parola ma i lineamenti dell'uomo sono distesi e sincerato di sapere che ella stia bene, segue con lo sguardo la stessa che repentinamente allontana il suo corpo per portarsi verso un tendone “C'è un gran da fare qui, vado...”


Il crepuscolo è alle porte e il vento si alza e in un luogo sconosciuto al di là delle montagne, all'interno di una casa ricavata nella roccia e poco visibile dall'esterno di una fitta foresta con arbusti alti fino a venti metri, raggiungibile soltanto se si conosce la strada lungo sentieri sconnessi e ovviamente non asfaltati, intorno a un tavolo, imbandito per sette, banchettano 5 persone, hanno appena iniziato a degustare del buon vino rosso “Questa è una riserva personale caro” “Non avevo dubbi, dovevo raggiungerti solo per questa delizia” “Il nostro amico è in ritardo” “Già, si perde la parte migliore, quando hai avuto il tempo di pescare queste cozze?” “Mi sono tuffato un paio di giorni fa, l'acqua è gelida, ma avete visto quanto sono grosse?” “Deliziose!” Fra una chiacchiera e l'altra il tempo si fa nuovo...

CAPITOLO II° - TERRA - Episodio 12°
Preziosi secondi assassini
Il tempo, quello sovrano, quello vissuto, quello perso, quello fatale quello che tiene per sè l'evoluzione di sè stesso si ferma all'improvviso, sembra che la stessa aria sia scomparsa creando una cappa di caldo umido che sovrasta l'intero terrtorio. Un impercettibile e sommesso spostamento dell'aria affannata dà vita a un vento repentino che avvolge di soppiatto i sopravvissuti, i quali piedi si scostano da terra alzandosi inermi...sopra voragini che li intrappolano in pochi secondi in ogni dove e in ogni quando insieme a qualsiasi forma di vita che incontrano sulla loro strada mentre si aprono inesorabli, metro dopo metro il terreno implode e riempie il suo epicentro di se stesso e di vite...

Muta di nuovo la terra in una manciata di secondi durante i quali viene bruciata dalle sue viscere quasi per la sua estensione, e poi... tutto tace. Eh già!, ma poi quando se anche il tempo diventa nemico e si ferma ancora, l'eco del tutto e del nulla fa da sottofondo a una nuova luna, ancora nascosta.

Il solleone di Agosto, quest'anno, è l'ultimo di tanti vissuti, chissà perchè... La città nuova, che stava volgendo alla fine della sua costruzione, è l'unico rifugio per chi è riuscito, forse, a salvarsi. E' notte ormai ma la spettrale desolazione tutt'intorno è ancora illuminata dalle fiamme dell'inferno che a tempo fuoriescono dai crateri. Il fumo acre e l'intenso odore di bruciato affoga il più sano dei polmoni.

CAPITOLO III° - FUOCO - Episodio 1°
Gelo dal centro della terra
Il mese di Settembre giunge quasi al suo termine, la pioggia incessante spegne i crateri infuocati sparsi in tutto il territorio e non si ferma da decine e decine di ore, batte sempre più forte rendendo fangoso il terreno calpestato. Pare però che nessuna impronta si veda all'orizzonte e goccia dopo goccia si formano profonde buche

I sopravvissuti all'interno del bunker contano i danni ma non il tempo, si guardano attorno e riescono a scorgere solo un paio di penne rotolate in terra, si cercano fra loro ma più per lo spavento che per l'urto in sé, il bunker ha tenuto.

Rendendosi subito conto della forte scossa tellurica, Op si mette ai monitor della sua stanza dove torna immediatamente dopo aver chiesto agli altri operatori della sala di controllo, di passargli le nuove informazioni raccolte dalle analisi verso l'esterno.

Lo sguardo dello Scienziato non può non accorgersi dello scorrimento di strani dati sul monitor, si avvicina, li legge e li decifra. “Porca miseria! E' stata un'esplosione quasi al centro della terra!” Il giovane si siede e smanetta sulla tastiera, incrocia alcuni dati, poi si ferma, cambia monitor, si muove a destra e a sinistra aiutandosi con i piedi, sulle rotelle della sedia “Non è possibile! Come si può comunicare dal centro della terra? Possibile che abbiano scavato così tanto, ma... ma...?” System Op parla a voce alta sperando che qualcuno gli dia una risposta, quasi balbetta incredulo ma il silenzio torna a regnare sovrano e il ragazzo si rimette sulla tastiera, apre il microfono collegato con la sala controllo “Fate partire il drone con gli infrarossi e rendiamoci conto cosa è rimasto fuori da qui”
Pochi secondi per avere la risposta positiva che Op li passa distraendosi verso la porta chè, sembra abbia qualcosa che gli procura un impercettibile dubbio che esterna con tono molto basso “Adesso che ci penso...io avevo chiuso...o no?” L'uomo si alza, fa qualche passo verso l'uscita, cerca di pensare ma viene distratto dal piccolo altoparlante

“Il drone è partito Op, abbiamo affiancato agli infrarossi un rilevatore di radioattività. Sta piovendo a dirotto, la velocità è ridotta. La zona pare deserta, stranamente l'aria è pulita, a nord nemmeno un'anima, invece verso sud se ne intravede qualcuna, c'è ancora gente viva fortunatamente!”

“Sì...” Op mormora appena “Guardate questi dati” Aggiunge con voce baritona e passa alla sala operativa schermate intere di dati precisi.“ Interminabili minuti precedono le prime voci degli scienziati presenti in sala, il via vai delle consultazioni attraverso i monitor diventa virale “Inviamo la sonda sotterranea, quel prototipo che dovevamo testare può esserci utile, Op” “Manca l'elemento essenziale però, ha un'energia limitata, si fermerebbe a metà strada” Qualche secondo di silenzio precede un'esclamazione provenire dalla porta dello scienziato rimasta aperta: “Potremmo farlo partire dopo che la nostra trivella ha raggiunto il massimo, colleghiamo lo start della seconda allo stop della prima”
L'amico Alter Igos riesce ad attirare l'attenzione di Op che, in un silenzio tombale, programma alcuni dati che inserisce nel suo computer, dai monitor scorrono numeri e altri dati fino a fermarsi. “Va bene, facciamo partire la sonda” I due si allontanano dalla stanza per dirigersi nei laboratori del bunker dove iniziano a lavorare sul progetto appena condiviso anche con la sala di controllo che analizza i nuovi parametri per metterli in pratica.

Il tempo scorre e ogni secondo non è uguale all'altro...
Una delle anime sopravvissute si sveglia di buon mattino e sotto la pioggia, si avvia lungo le strade fangose contornate da nuovi palazzi che sembrano non aver sùbito che pochi danni “Ma che bravi i nostri costruttori...chissà se si è salvato qualcun altro” Angel cammina a lungo verso sud, come fosse guidata da un inconsapevole destino, riparandosi sotto le colonne dei portici di nuovi portoni in acciaio che intravede chiusi, alza lo sguardo e vede crepe ai doppi vetri degli appartamenti che si susseguono lungo la strada che percorre quasi di corsa per non bagnarsi. Ma la giovane donna è zuppa di pioggia ma continua a curiosare intorno, fino a che le si palesa davanti un edificio integro, vi si dirige e distingue all'esterno alcuni cartelli ancora appesi, legge a voce alta prima di entrare: “Anagrafe...Bacheche...Annunci...” Un passo dopo l'altro portano Angel lungo un salone adornato con statue che non hanno retto al contraccolpo della natura matrigna e infinite testacce di fiori divelte lungo un corto corridoio
“C'è nessuno? Ehi! Buon giorno!”


Anche il destino tace, eppure in silenzio riesce ancora a far passare il tempo “Ho fame”. La donna alza la voce mentre nota una bacheca con la possibilità di lasciare appunti e un registro sopra un tavolo ancora aperto e sopra il quale scorrevano nomi comuni di persona “Censimento” sussurra e senza pensarci Angel scrive anche il suo, poi con la penna ancora in mano raggiunge la bacheca e appone la sua firma prima delle parole “sopravvissuta”.

L'edificio dà le spalle alle montagne che appaiono a nord con maestoso orizzonte ordinato e infinito. Lassù le sei persone che stavano banchettando si riprendono dopo essere state scaraventate in terra dopo la forte presunta scossa, un paio di esse sono ancora svenute mentre gli altri quattro doloranti colpiti dalle pietre e dal terriccio che scostano di dosso, si alzano piano e rimangono seduti in terra a osservare quello che li circondava “Il contatto esterno non ci ha voluto aspettare, non era il momento!” “Bisogna accellerare i tempi” Le voci corrono fra i vivi in quello sperduto angolo in mezzo alle rocce al di là delle montagne. “Ci serve quel microchip!, sapete bene tutti cosa c'è dentro” “Facciamo partire le cisterne e le trivelle, avvertiamo i guardiani...forza diamoci da fare, l'operazione kappa ha inizio”.


“Ehi Op, sei persone sono state registrate dal drone a infrarossi durante la perlustrazione a nord-ovest delle montagne rocciose” Dalla sala operativa le informazioni si alternano “Quanto tempo fa?” “Circa quaranta minuti, si sono allontanati dal raggio di copertura”. “Anche a sud si intravede qualche sopravvissuto, per fortuna!”


Ed ecco che il tempo è giunto a sera, il fato non sa se le genti hanno riempito i loro stomaci o stanno per mettersi a dormire, esso vaga senza meta fra i meandri di uno spazio nuovo cercando di condividerlo con le genti che vivono un nuovo giorno.

CAPITOLO III° - FUOCO- Episodio 2 °
Il nuovo inizio
Mentre nel sottosuolo, all'interno del bunker, si cerca di capire cosa fosse successo dopo il terremoto proveniente dal centro della terra, in superficie, già dalle prime ore del giorno, pare inizino a circolare qualche anima.

Al Campo base, ormai smantellato dagli eventi naturali, ci sono persone ancora vive, le quali, dopo aver raccolto alcuni beni personali, si dirigono a sud, verso le nuove case per prenderne possesso. Una penna censisce le genti e assegna le nuove abitazioni che appaiono dinanzi a loro maestose dopo lunghi mesi di duro lavoro dei costruttori del nuovo.

L'aria è appena respirabile, ma le persone riescono ora a guardarsi negli occhi, silenti nei loro dolori e sofferenze, coi figlioli per mano, con gli anziani sottobraccio o in solitario.
In molti cercano le provviste fra i resti del campo, alcuni corrono verso i campi coltivati per sincerarsi delle colture, altri si affannano per raccogliere le vettovaglie, gli abiti e tutto quello che può essere utile per il nuovo inizio.

Un fuoco è già acceso nei pressi di una piazzola e l'odore del cibo penetra nelle narici dei sopravvissuti.
CAPITOLO III° - FUOCO- Episodio 3 °
Un pezzo di pane
Non era ancora giorno quando lungo le strade ancora coperte di macerie girovagavano anime senza meta. Alcune persone stavano allestendo tavolate di fortuna per esporre merci di ogni tipo ritrovate qua e là nel territorio. Abiti, giocattoli, pezzi di elettrodomestici inutilizzabili, ruote di vecchie moto, biciclette accartocciate, libri ingialliti e un'infinità di altri oggetti venivano esposti in un mercato all'aperto dove ciascuna delle genti sopravvissute aveva un piccolo spazio fatto proprio.

Angel che veniva svegliata dal brusio delle voci sottostanti, scendeva incuriosita per cercare qualcosa da mangiare. La giovane donna camminava piano fra quei tavolacci usati per esporre “Avete del cibo?” chiedeva umilmente a una donna seduta sopra un masso davanti ad alcune gabbie fatte di legno con strani animali all'interno “Tu cosa mi dai in cambio?” si sentiva rispondere con voce roca. Lo stomaco di Angel sembrava rispondere al suo posto e mentre si frugava in tasca per cercare qualcosa da scambiare “Non ho niente, ma posso aiutarti nel lavoro se mi fai mettere qualcosa sotto i denti” “Va bene, inizia a scaricare quel vecchio camioncino e poi vedremo cosa posso fare per te”.
Con la forza della disperazione la giovane donna riusciva a portare nei pressi della mercante altre gabbie di strani animali che attiravano la curiosità in maniera tale che ad un certo punto uno di loro la mordeva a un dito che si era tirato fin troppo all'interno della piccola prigione della bestiola.
Un grido di dolore echeggiava all'improvviso “Maledetta stupida, stai attenta, vieni qui che ti pulisco”
Angel si faceva fasciare la mano con un pezzo di stoffa qualsiasi e con l'altra sgranocchiava un pezzo di pane secco che la mercante le aveva donato e intanto sorgeva la luce del nuovo giorno.
CAPITOLO III° - FUOCO- Episodio 4 °
Magnetite
Una strana calma torna a essere sovrana lungo un territorio martoriato da eventi naturali ma forse anche no. La pioggia ha smesso di scendere copiosa e l'alba è ormai alle porte di un nuovo giorno. Dalla sala di controllo nel sottosuolo proviene il vocio di alcuni tecnici che seguivano il drone in ricognizione mentre Op si era appisolato sulla sedia quando alla sua porta rimasta aperta un collega scienziato bussa e lo sveglia “Op, il drone non è rientrato, non risponde ai comandi, sembra che a nord-ovest ci sia una forte energia magnetica che lo ha attirato, abbiamo sentito solo un forte rumore come ultima sua trasmissione” Il giovane scienziato si sveglia “Vado a recuperarlo, aiutami a preparare l'equipaggiamento, porto con me una squadra!”

 

A Nord-ovest non c'è più un'anima viva, i sei che si erano riuniti all'interno di uno spazio roccioso, sono spariti dalla circolazione, pare si siano mescolati fra i nuovi abitanti della nuova città laddove ciascuno ha preso possesso di un appartamento , frutto della fatica e del sacrificio dei costruttori del nuovo. L'aria si sta scaldando, sembra che il sole inizi a lasciar correre i suoi raggi fra le case e la vegetazione, lungo le strade e in mezzo alle macerie rimaste ancora inermi tutt'intorno.

Siamo sul posto” Op ha trovato il drone spiaccicato in una delle tante rocce che come una calamita lo trattiene a sé a circa mezzo metro da terra, comunica con il bunker mentre gli uomini della sua squadra perlustrano la zona circostante senza trovare nessun indizio lungo quel terreno reso fangono dalle ultime piogge. “Deve esserci un passaggio dietro queste rocce, cerchiamo di trovare uno spiraglio, un meccanismo, una chiave per entrare”

Nel frattempo il tempo scorre lento e il sole comincia a far sentire il suo calore, è quasi mezzogiorno e nessun risultato viene trovato dal giovane scienziato tanto meno dai suoi uomini fino a che il passo falso di uno di essi sopra un sasso qualunque fa aprire una botola ben nascosta sotto la vegetazione.

Op, forse ho trovato qualcosa” La voce di un militare della squadra in ricognizione echeggia verso tutti gli altri che si avvicinano lesti e nel frattempo lo stesso sposta un pannello ricoperto di foglie e pagliericcio che fa intravedere alcuni scalini di roccia. Op lo raggiunge “Scendiamo” Le armi hanno il colpo in canna, le luci delle torce dei caschi viene accesa. Il giovane scienziato è armato solo di un bastone estendibile che mantiene stretto nella mancina mentre con l'altra mano si aiuta nella discesa “Attenzione, potrebbero esserci trappole”.

 

Nel frattempo, i sei che si erano riuniti e che aspettavano il prezioso microchip da Alter Igos, il ragioniere che era rimasto dentro il bunker con lo scopo di trafugarlo, si dileguano in previsione dei successivi piani...quest'ultimo, sapendo che lo aspettavano e di essere in ritardo con l suo appuntamento, si porta in una stanza dove nessuno l'avrebbe raggiunto e controlla quei vecchi giocattoli togliendoli dalle tasche e ammucchiandoli sopra un tavolo. “Eccolo” La pupilla dell'occhio di una giraffa di gomma nasconde il prezioso microchip, rimette tutto in tasca e cerca un inceneritore per far sparire tutti i vecchi giocattoli trattenendo solo quello che gli interessa. Il ragioniere incede a passo svelto verso l'uscita del bunker, nessuno pare notarlo, tutti sono indaffarati coi nuovi eventi. Solo il biologo Adam Strange rimane pensieroso in piedi vicino la porta cercando con lo sguardo la persona mancante... “Avete visto il ragioniere?” domanda a uno dei tecnici del laboratorio. Nessuno rsponde.


Ehi! Op e la squadra stanno scendendo sottoterra, hanno trovato qualcosa, pronto, pronto, ci sentite?” I rilevatori di magneti della squadra impazziscono, i segnali sono sempre più forti ad ogni passo da loro intrapreso, e ad un certo punto le comunicazioni si interrompono “La radio non funziona Op, siamo isolati, che facciamo, torniamo indietro?” “No” Risponde secco il giovane scienziato “Vediamo dove porta questo sentiero sotterraneo”.

 

All'improvviso tutti gli oggetti in ferro della squadra vengono attirati insistentemente verso una delle parti più buie del percorso intrapreso da Op e dai suoi uomini che nonostante il disagio continuano a camminare. La luce di una delle torce illumina una parte “Porc... è una grotta di magnetite!” esclama il giovane scienziato fermando il passo e continuando a illuminare la zona circostante.


Op non sa trattenersi “La magnetite si forma quando l'idrossido di ferro si ossida in presenza di acqua. Rappresenta il principale minerale accessorio delle rocce basaltiche ed è comune anche nelle rocce metamorfiche di derivazione magmatica o volcano-sedimentaria basica...” “Si si va bene, ma che si fa?” Domanda il capo squadra” “Niente, si riprende il drone e si ritorna indietro”.


Mentre la squadra con Op si appresta a ritornare in superficie un dettaglio attira l'attenzione del giovane scienziato “ma questa impronta non è dei nostri scarponi” la luce di una torcia illumina la terra mescolata con il fango e fa intravedere quell'insolita orma. “Qualcuno è stato qui, con questo materiale si producono schermature, prendiamo un campione, usciamo da qui”

Il Fato tesse le sue trame e il destino le vive insieme ai sopravvissuti che, nonostante tutto, seguono le sorti che l'aspettano...

CAPITOLO III° - FUOCO- Episodio 5 °
Agguato
La squadra in ricognizione laddove era caduto il drone inviato per controllare se vi fossero ancora sopravvissuti dopo l'ultima forte scossa tellurica, sta tornando verso il bunker insieme al giovane scienziato che li guida, lo stesso ha in mano il drone recuperato e in tasca un campione prelevato dalla grotta di magnetite. “Chiama la base e fa inviare una squadra equipaggiata a controllare la zona, quella orma non mi piace per niente tanto meno la botola che abbiamo trovato, qualcosa non quadra, è stata costruita da poco, il fogliame è fresco e noi siamo troppo pochi per affrontare imprevisti” Op fa allertare i militari sottoterra e continua a camminare guardingo davanti la squadra armata.

La vegetazione circostante, così come all'andata dà pochi spazi liberi, si interseca con altri rami e il grosso fogliame si intreccia con piante mai viste prima, nessun rumore si ode all'orizzonte “Fate attenzione, non sento nemmeno un cinguettio, eppure questa zona dovrebbe essere piena di uccelli” Un passo dopo l'altro il manipolo incede faticosamente in mezzo alla boscaglia “Mi sento osservato” Il cyborg ha tutti i sensori attivati e d'improvviso ferma il passo, sussurra verso gli altri “Non siamo soli”

Op non fa in tempo a finire di dire le tre parole che due colpi di pistola di sentono sibillare nella loro direzione “A terra a terra, ci attaccano!
State giu! giu!” Una nuova voce si ode nel parapiglia “E tu chi sei?” Chiede Op mentre si butta in terra e si vede affiancato da un altro giovane con una macchina fotografica appesa al collo “Sono Silver Gold, reporter de 'La Voce' Stavo conducendo un'inchiesta per il mio giornale su un carico di armi arrivato da poco e sono arrivato qua seguendo due bell'imbusti amici di...aaahhhrg” “Ci sparano addosso Op, presto presto dietro quelle rocce” L'interlocuzione viene fermata dall'imminente pericolo. La squadra armata fa da copertura alla fuga di Op e del suo nuovo amico e innumerevoli colpi di pistola echeggiano nello spazio circostante. Op viene ferito cercando di salvare la vita al reporter e la sua macchina fotografica, ma nessuno nota che non versa nemmeno una goccia di sangue “Ehi, ti hanno ferito?” Chiede Silver mentre si nasconde dietro le rocce “Mi hanno preso di striscio fortunatamente, andiamo via di qui” I due si allontanano mentre la squadra fa loro da scudo e solo dopo mezz'ora di spari i due che avevano fatto l'imboscata si tolgono dalla visuale e spariscono nel bosco. “Bisogna avvertire il capo, siamo stati scoperti, questa zona non è più sicura, dobbiamo spostare il carico prima che lo trovino”

Purtroppo per loro non faranno in tempo a portare via nulla, una seconda squadra proveniente dal bunker attrezzata e equipaggiata è già sul posto, scendono all'interno della grotta e con gli strumenti adatti scoprono innumerevoli casse di fucili, mitragliette, bombe a mano e tanti proiettili di diverso calibro, armi da guerra e missili a lunga gittata “Un vero arsenale!” Esclama un militare “Avvertite il Comandante Leo Nardo, intanto facciamo un inventario dettagliato, qua c'è materiale per sostenere una guerra!”

Dove abiti?” Chiede Op al reporter mentre incedono verso sud “Sto in uno dei nuovi appartamenti, ma non torno a casa da qualche giorno, adesso vado al giornale, devo sviluppare queste foto” “Potresti essere in pericolo, se ti hanno riconosciuto non avrai vita facile, potrebbero ucciderti” “Potrebbero sì...” Silver ferma il passo “Io sono arrivato, ti saluto, vediamoci domani, ti faccio vedere le foto”

I due si separano, Op prima di incedere il passo chiede con tono alto abbastanza per farsi sentire dal reporter che lo stava salutando “Gli amici di chi?...” “Amici di Alter Igos, li avevo intravisti per caso insieme prima dell'ultima scossa, mi era sembrato strano che due straccioni avessero potuto dare una busta piena di soldi al Ragioniere, li ho fotografati e poi li ho seguiti”

Il giovane Scienziato "Stai attento", conclude e torna al bunker per iniziare a smontare il drone da cui ne ricava un filmino che inizia a guardare con molto interesse. Per caso lo sguardo va sopra l'armadio dove teneva lo scatolone dei vecchi giocattoli e non lo vede “Eppure era lì, ma che diavolo...!?”
CAPITOLO III° - FUOCO- Episodio 6 °
Macerie vive
Piove. L'acqua viene giù e si colora di mille sfumature prima di cadere in terra e penetrare con forza fra le crepe del terreno arso e arido che circonda le macerie distribuite ancora in ordine sparso ovunque e dovunque.
Il crepuscolo sta prendendo piede in questo tempo ancora sospeso, nessuna vegetazione si intravede ai quattro orizzonti laddove si perde lo sguardo di coloro che incedono con o senza speranza in questi luoghi rimasti desolati.
Palazzine rovinose a nord, pezzi di un aeroplano a est, un parcheggio devastato a ovest e la metropolintana a sud dalla quale si intravedono ancora i vagoni accartocciati nelle proprie lamiere.
Deboli ed ultimi raggi di sole, macchiati dal grigio delle nuvole penetrano copiosi fra sassi e cemento, crepe e detriti che nel frattempo si bagnano della pioggia fitta fitta. Il miagolio di alcuni gatti echeggia agli orizzonti e un paio di randagi ansimano e litigano un pezzo di non si sa che cosa. Non ci sono provenienze da nessuna strada eppure il silenzio sovrano rumoreggia di soppiatto.


Angel è appena tornata da una faticosa giornataccia, si regge appena in piedi “ma che stanchezza!” sussurra appena mentre sale le ultime scale che la porteranno alla sua umile dimora “Quelli dell'anagrafe non mi hanno fatto sapere se posso rimanere, ma se chi tace acconsente, dovrò arredare questo posto prima o poi!” Angel parlocchia a mezza bocca, sa che nessuno la potrebbe ascoltare eppure mentre apre la porta da un'occhiata a destra e uno a sinistra, silente aguzza l'orecchio semmai sentisse qualche strano rumore, incede all'interno e con un gesto repentino accosta la porta e la chiude a due mandate. Trattiene sotto il braccio mancino leggermente piegato, un piccolo involucro.


'Vorrei sapere che fine ha fatto quel programma! Sono sicuro fosse sopra questa scrivania, dove l'ho messo?!' Inel sottosuolo, all'interno del bunker Op, il giovane scienziato lascia perdere quello per cui stava lavorando e incuriosito da una memoria che pare non faccia se stessa, inizia a percorrere avanti e indietro quei pochi metri che formano il suo studio, guarda in ogni anfratto di metallo, sotto ogni mobile e sopra di essi, apre tutti gli sportelli a sua disposione e aumenta la respirazione proprio come un umano. “Sarà caduto!” Ma non è il cyborg che è in lui, rallenta la respirazione e concentra la memoria adesso, agli ultimi eventi che gli sono accaduti, va indietro col tempo e ripensa, concentrandosi, si estranea per qualche istante dal presente per tornare con la mente al passato prossimo e remoto. Ferma il passo quasi al centro della stanza, porta le mani ad affiancare il corpo e silente perde lo sguardo verso un ipotetico orizzonte. Dopo un tempo indefinito gli occhi guardano sopra quell'armadio e vedono lo scatolone, incede di quei due passi che servono per raggungerlo “I vecchi giocattoli” sussurra appena



Lento è il tempo che scorre nella desolazione delle macerie e così muto da percepire dei passi per niente felpati. Uno spazio percorso lungo innumerevoli ostacoli costruiti ad arte dagli ultimi eventi castratofici, buche nel terreno arse dal sole, cemento ammucchiato in ordine sparso, voragini, pali e cartelli divelti, vetri ovunque, ferraglia...Nel frattempo il tempo chiama la penombra della sera che si appresta a compiere il suo corso sotto una cappa di calore di circa 35° che avvolge in ogni dove i sopravvissuti e che nemmeno la pioggia refrigera l'aria. Nel frattempo sottoterra, all'interno del bunker System Op si accorge di uno scatolone che ancora non vede vuoto dei piccoli vecchi giocattoli mancanti dal suo alloggio e ovunque guardi e cerchi, non riesce a trovare niente. Il fato vuole che nei pressi della porta, infilato per caso sotto il sottile spazio che la separa dal terreno, c'è uno strano oggetto senza spessore.



Porta la mano allo stomaco, così aperta che lo avvolge quasi per intero, ferma per qualche minuto il passo davanti la finestra “Che fame accidenti” Angel si guarda intorno ruotando appena la testa a destra e manca come si aspettasse l'ennesima catasrofe e nel vuoto assoluto del suo nuovo appartamento le viene ancora più fame. Parla fra se e sé quasi borbotta “Quella strozzina mi ha dato solo un panino oggi e non si sa con che cosa” ruota il busto appena per allungare la mano sul davanzale e afferrare quel cartoccio che aveva appoggiato, scartarlo in un attimo e guardare quello che contiene. Una smorfia sopraggiunge innocua “Mi ha preso per un mulo la tirchiaccia, domani mi faccio dare qualche patata!”



“Lì dentro non ci sarà di sicuro, figurati se riponevo la chiavetta in questo scatolone” per scrupolo avvicina il passo all'armadietto e afferra con il braccio dietro il cartone, certo che sarebbe stato pieno rimane esterefatto quando lo trova vuoto. “Ma che diamine?!” Il giovane scienziato rimane con il suo stesso silenzio per cercare di ricordare che fine abbiano fatto gli oggetti che riempivano quello scatolone che trattiene per qualche minuto in mano prima di poggiarlo di nuovo sopra l'armadio. Parole di ricordi e meoria scappano da sole con un tono così basso che sarebbe stato impercettibile da chiunque sentire e parla con se stesso “Eppure quando sono partiti i ragazzi non hanno portato via niente, anzi ora che mi ricordo Lara si accertò che mi sarei preso cura di quei vecchi giocattoli” Un respiro profondo ferma la parola di Op “Ma certo! Ora ricordo! Lara aveva nascosto nell'occhio della giraffa quel maledetto microchip!” Sbarra gli occhi e senza pensare ad altro cerca l'uscita del suo alloggio



Tace ora la pioggia che ha avuto il solo merito di infangare appena le strade ormai senza cemento che rimane aperto quasi sbriciolato a segnare percorsi brevi e alternativi per attraversare questa zona abbandonata. L'acqua scesa in terra evapora in pochi minuti e l'afa aumenta. Nemmeno un alito di vento vuol passare per queste terre desolate. Le ore serali prendono piede e fra chi mangia e chi vaga c'è il filo comune del destino che li lega tra loro. Dietro un grosso nuvolone appare uno spicchio di luna il cui richiamo pare interessare lo stridio dei miagolii dei gatti randagi che vagano fra le macerie indisturbati, forse rincorrono i topi che ballettano fra i sassi ficcandocisi sotto per sfuggire ai felini affamati. Quello strano oggetto senza spessore rimane incastrato sotto la porta di System Op.



Con quel pezzo di pane imbottito di pezzi di carne cotta sconosciuta, la giovane Angel incrocia le gambe e siede in terra, guarda quel materasso semi nuovo trovato in giro e morso dopo morso nemmeno si accorge che le sono rimaste solo briciole che cerca fra le pieghe dell'involucro. “Cosa darei per farmi una doccia” Bisbiglia fra sé al buio della stanza appena illuminata dal flebile raggio di luna che intravede dalla finestra dell'ultimo piano



System Op fa sparire la sua figura dai corridoi del bunker, porta il passo veloce alle porte dei laboratori, raggiunge frettolosamente vari locali per cercare all'interno qualcosa che nemmeno lui sa cosa sia visto che l'istinto che non dovrebbe essere di un cyborg lo porta a ripercorrere istintivamente il passato prossimo e remoto dell'ultimo tempo trascorso.Apre le porte repentinamente e le chiude, vaga senza meta sottoterra in cerca di un indizio Si ritrova davanti la sala comando e senza indugi si appresta ad avvicinarsi al quadro elettrico per farsi riconoscere e entrare



Le macerie inermi sembrano parlare. Vive del vento che le attraversa, dei randagi che le sovrastano, dei sopravvissuti che l'attraversano, alcuni che vi si nascondono e da altri che l'abbandonano, dai ricordi sparpagliati qua e là... eppure in quel che sembra di tomba, pare sia un silenzio assordante. Op non inquadra bene la pupilla nel pannello di controllo per entrare nella sala comando e la porta dinanzi a sé non si apre.


Angel si addormenta come un sasso sopra quel materasso che raggiunge in un pao di passi, sopra di esso si stende vestita, raggomitolata sul fianco sinistro per scaldarsi un poco “Dovrò cercare una coperta....” Il respiro della giovane donna rallenta e il sonno prende vita.


Op si accorge che non ha posizionato bene la pupilla di uno dei suoi occhi e provvede con minuzioso fare, sente il clic che lo porta a scorgere la porta aprirsi, entra e con gli stessi occhi fa una panoramica del luogo contanto e visionando uno ad uno i presenti “Ma non può essere!” cammina verso colui che può dargli qualche risposta “Ciao! Mi servono le registrazione delle telecamere di questa settimana, credi tu possa farmele avere in serata?” Raggiunge il suo interlocutore e ponendosi in piedi al suo fianco si sente osservato per qualche istante e attende risposta. Rimane pensieroso e concentrato nella sua memoria recente e passata



Il fato lascia che gli eventi proseguano senza che Esso metta più bocca, anche Lui a notte fonda preferisce riposare i destini che camminano su altre vie “Ma certo Op, ti faccio avere il cd delle telecamere che hai chiesto, tutto a posto ragazzo?” L'interlocutore di System Op è seduto davanti ai monitor dove, insieme ad altri, tengono sotto controllo i fatti del bunker sotterraneo e di alcuni spazi in superficie così come tutte le misure di areazione, sicurezza e manuntenzione, dello stesso. Il vocio della sala comandi echeggia sommesso mentre all'esterno il tempo di vita prosegue con altri tempi, quelli più lenti protagonisti di nuovi inizi. Il sonno, come il sogno, prende vita.
CAPITOLO III° - FUOCO- Episodio 7 °
Serpenti
Dal comando del Gènie, Stry riceve l'ordine di indagare e perlustrare la zona dove è stata trovata una miniera di magnetite al cui interno una grotta è piena di armi, parte in missione insieme a una squadra di esperti e procedendo verso nord passa per la città fantasma dove si presume un gruppo di rivoltosi abbiano la loro base in mezzo alle macerie delle palazzine distrutte.

Con la massima cautela e equipaggiati a dovere con mimetiche, maschere antigas, contatori Geiger , radio, elmetti e armi da difesa, e molto altro, la squadra di Stry Chnos batte per intero la zona senza trovare nulla. “Qui non c'è nessuno, pare” La voce del sottoufficiale si rivolge al superiore che annuisce “Va bene, proseguiamo, raggiungiamo la miniera, hai la mappa?” “Certo Comandante, proseguiamo verso est”

Il sole è alto nel cielo in questo afoso giorno di Luglio, nemmeno un filo di vento accompagna l'escursione militare mentre davanti agli occhi dei soldati addestrati si palesa una fitta vegetazione all'interno della quale è difficilissimo incedere, infatti in cima alla coda un macete, ben serrato nelle mani di un soldato, taglia di netto rami e fogliame che ostacolano il passaggio.

Il gruppo militare non è solo, occhi attenti seguono i loro passi ben nascosti fra gli alberi della boscaglia in cui prende vita la missione. Un silenzio quasi tombale echeggia intorno, si odono solo le foglie secche calpestate dagli scarponi e il fiato che accellera ha la sola compagnia del sudore che scende copioso dalle fronti dei giovani militi.

Nessuno può vederli, ma nelle mani dei padroni degli occhi che con attenzione seguono il gruppo, sono trattenuti dei grossi sacchi pieni “E' il momento” sussurra appena uno degli appostati da dietro un albero che fa cenno agli altri che tengono stretti il medesimo sacco e ne aprono l'estremità.

Centinaia di serpenti velenosi di diverse grandezze e lunghezze e sicuramente mutati pericolosamente dalle radiazioni escono dai sacchi e strisciando prendono la direzione della squadra militare.

“C'è qualcosa che non quadra, troppo silenzio” Afferma Stry mentre incede con cautela verso est “Quanto manca?” Domanda al sottufficiale “Qualche centinaia di metri signore, ci siamo quasi” Ma il soldato con la mappa in mano non fa in tempo a finire la frase che viene attaccato da quello che sembra un'anaconda che si arrotola repentina al suo corpo per stritolarlo con voracità e violenza. Un grido disperato fa eco tutt'intorno e nel mentre qualcuno scappa verso nord, la squadra di Stry deve districarsi dal pericolo che ormai gli è arrivato addosso.

Spari e mitragliate squartano gran parte delle bestie striscianti ma non sarà sufficiente la carneficina per evitare cinque morti azzannati alla gola dagli aguzzi denti avvelenati.
Una conta disastrosa per la squadra del Gènie che, rimasti in sette proseguono il cammino verso l'obiettivo dopo aver avvertito la base dell'accaduto. “Arrivano i rinforzi” E' la voce del Comandante Leo Nardo che risponde prima di inviare un'altra squadra per 'ripulire' la zona.

“Eccoci, siamo arrivati signore, quello è l'ingresso della miniera e lì c'è la botola” “Bene, scendiamo, stiamo attenti!”
CAPITOLO III° - FUOCO- Episodio 8 °
Una birra alla Rosa Scarlatta
Vagava per le vie della nuova città la giovane Angel, curiosava in giro in cerca di qualcosa da fare. Aveva appena terminato di aiutare una mercante a sistemare le sue merci e in mancanza di altro lavoro aveva deciso di intraprendere le altre strade della città.
Il caldo soffocante le lasciava la bocca asciutta e in cerca di un poco d'acqua si ritrovava davanti a una struttura in legno a forma di botte “Ah! Ecco quello che cercavo” aumentava l'andatura del passo per ritrovarsi dinanzi quel luogo nuovo “Però che idea questa struttura, chissà chi l'ha disegnata” mormorava quasi fra se e se.

Sembrava non ci fosse anima viva in giro o forse qualcuno era solo in pausa da qualche parte all'ombra, sudaticcia e accaldata spingeva la porta del luogo per entrare, la coda dell'occhio va alla scritta intagliata su un pezzo di legno all'entrata. Lo sguardo di Angel si soffermava su uno stupendo roseto che aveva preso vita lì accanto, il profumo delle rose inebriava l'aria e nel soffermare il suo fare, lasciava pervadere le narici del suo profumo preferito “Mmmhh...”


“Ma che bel posto!” sussurrava mentre incedeva all'interno con cauto passo e chiudendo la porta dietro di sé si apprestava a raggiungere il bancone, salutava cortese la donna che l'accoglieva e prima di chiedere qualcosa da bere si guardava in giro distrattamente memorizzando però ciò che incontrava con lo sguardo, notava un tavolo occupato da una coppia e un altro coperto da un solitario “Ha una birra? Quanto costa?” domandava mentre portava le mani in tutte le sue tasche per cercare qualche spiccio “Ciao! Io sono Lia Stanli, sei nuova, la birra te la offro io!” Una bella ragazza dai capelli rossi si presentava a Angel “Piacere mio, sono Angel, ti ringrazio molto, a buon rendere” Rispondeva lasciando umettare le labbra con la lingua ormai quasi asciutta

Le due donne si guardavano distrattamente per curiosità, parevano entrambe contente che altri sopravvissuti fossero riusciti a salvarsi e mentre Lia continuava a pulire il bancone e i bicchieri del suo locale, Angel cercava una sedia per rilassarsi qualche tempo e magari incontrare qualcuno che le desse un'opportunità per guadagnare qualcosa.
“Lia...” La voce di Angel arriva alle orecchie della ragazza del bar “Sì?” “Hai per caso bisogno di una mano per il locale?” “Per il momento faccio tutto io, non c'è molta gente, ma se avessi bisogno ti terrò in considerazione, dove abiti?” Sto nelle nuove palazzine della Polis Art, così c'è scritto all'entrata del quartiere”

Angel sorseggiava la sua birra artigianale, assaporando il suo amaro piano, gustava il sapore e si dissetava. “Complimenti per il locale, hai buon gusto” “Grazie, ci abbiamo lavorato tanto con mio fratello e i miei genitori, poi...” Lia fermava la parola, sospira “...poi l'ultima scossa me li ha portati via”

Il silenzio regna ora sovrano in quel loco così pieno di cose, interamente intagliato nel legno da mani di grande esperienza del mestiere, dalle finestre aperte entrava appena un filo d'aria ma era quello che bastava per refrigerare la pelle dei presenti che scottava. Angel terminava di bere e posava il boccale vuoto sul bancone che aveva raggiunto con passo calmo “Questa sera diamo una piccola festicciola con altri sopravvissuti, fermati con noi, magari mi dai una mano per i preparativi” Esclamava la giovane Lia verso Angel che stava per salutarla “Ma certo, molto volentieri”

Il sole stava calando dietro le montagne del nuovo territorio ma il caldo soffocante non accennava a fermarsi, il luogo veniva raggiunto da altre genti e il chiacchiericcio sovrastava, forse, tristi ricordi.
CAPITOLO III° - FUOCO- Episodio 9 °
Jasmine, Viktor e gli altri
Viktor e Jasmine, dopo una giornata di lavoro, lui come Necroforo e lei come smanettone meccanica, decidono di prendersi un pò di tempo da trascorrere per riflettere sugli ultimi accadimenti del loro gruppo.

Decidono di recarsi nella zona dei Giardini, probabilmente alla ricerca di un pò di tranquillità, ed è qui che si confrontano. Sono da poco arrivati in città, e di certo ancora la gente del posto deve imparare a conoscerli essendo loro forestieri al momento.

Ben presto i due realizzano che è molto più semplice vivere con qualche sguardo insistente addosso piuttosto che al di fuori della Città, dove le insidie sono sempre dietro l'angolo e la stessa sopravvivenza è perennemente a rischio. Il pericolo è così elevato che riuscire a passare qualche ora senza doversi necessariamente guardare alle spalle è qualcosa che in parte li destabilizza ancora. Non ci sono abituati a tutta quella sicurezza e fa loro ancora un certo effetto.

Resteranno li per un paio di ore circa, chiacchierando del più e del meno prima di ritornare al piccolo alloggio dove i due vivono.

Jasmine

Non saprei datare con precisione quel giorno, il sole rischiarava freddo il mio volto, gli occhi accecati dal pallido splendore di quell'astro ormai freddo nascosto da una perenne cortina di nubi che, lugubri, facevano da coperchio ad un mondo desolato. In ogni direzione, a perdita d'occhio, c'era soltanto terra ghiacciata, alberi morti, resti di quelle che un tempo forse furono case, strade, fabbriche.
La coscienza tornò con una terribile fitta alla testa, la mano che istintivamente era andata a poggiarsi tra i capelli restò invischiata un liquido viscoso e tiepido: sangue. Dovevo aver battuto la testa prima di svenire o forse ero svenuta per aver battuto la testa, i ricordi non sembravano tornare. La lingua appiccicata al palato faticava muoversi per umettare le labbra secche, spaccate, disidratate. Un insistente vento freddo mi sferzava la faccia. Dovevo allontanarmi da quel luogo, la consapevolezza mi colpì come uno schiaffo in pieno volto, non avrei resistito ancora a lungo. Mettersi in piedi non fu facile, camminare lo fu ancor meno, la testa girava, le gambe erano pesanti, i muscoli dolevano, le ossa parevano volersi spezzare sotto l'esiguo peso del mio stesso corpo e dei quattro stracci che indossavo. Raggiunsi le prime case in lontananza mentre il sole prendeva a calare, era freddo, terribilmente freddo.
Nessun ricordo di come fossi finita in quella desolazione senza confini, di chi fossi, da dove arrivassi, solo sete, fame, sonno. Caddi addormentata nelle rovine di una casa abbandonata e semi crollata, il posto meno inospitale che trovai nel raggio di qualche chilometro.

Luce di nuovo, un nuovo giorno, una nuova sfida: sopravvivere. Rimettersi in piedi, a fatica, con dolore, camminare, di nuovo. Fuori dalla casa in cui trovai riparo ve ne erano altre, un pugno di vecchie abitazioni abbandonate. Iniziai ad entrare, cercare dentro ogni stanza, andavo completamente a caso spinta solo dal bisogno impellente di mangiare, bere, difendermi. Non avevo nulla con me, dovevo aver perso le mie cose nel deserto, derubata forse sopraffatta da altri esseri umani, difficilmente da animali, ero viva, non mi avevano sbranato, mangiato, dilaniato.
Trovai un frammento di vetro, imparai a riconoscere il mio volto riflesso in penombra in quel triangolo sporco e tagliente. Trovai un pezzo di stoffa, forse un tempo lo avreste chiamato lenzuolo o tenda, lo annoda per ricavarne uno zaino da portare con me. Trovai un pezzo staccato da una recinzione di metallica semi arrugginita, sarebbe bastato per difendermi. Poi finalmente in uno scantinato fetido una scatola di cibo, biscotti o pane, non ricordo bene, non ci feci neppure caso in tutta sincerità. In un angolo, a terra, una bottiglia semi vuota avvolta in un'etichetta colorata un liquido all'interno, per qualche ora ancora potevo sopravvivere.

La vita continuò praticamente allo stesso modo per giorni e giorni, non saprei neppure dire quanti. Camminare, cercare, mangiare e bere quello che riuscivo a trovare, annaspare alla ricerca di aria mentre le radiazioni – seppure in netta diminuzione – mi procuravano nausea, vertigini e malesseri di ogni sorta. I ricordi affioravano via, via come lampi nella mente: una donna dai capelli rossi, una bambina, piccoli oggetti da costruire e riparare, un riparo ricavato da un container da trasporto, la cosa più simile ad una casa che abbia mai conosciuto. Eppure non riuscivo a capire come fossi arrivata in quel deserto malaugurato in un giorno di sole.

Un giorno, mentre rovistavo nella carcassa di un furgone ormai arrugginito e distrutto dal tempo udii in lontananza dei rumori del tutto nuovi: voci, voci umane. Mi nascosi immediatamente nel cassone posteriore tra due vecchie casse di legno ormai vuote. Sporsi un paio di volte la testa cercando di sbirciare i volti del gruppetto che si avvicinava al relitto dell'autocarro. Una donna, tre uomini, avvolti in abiti pesanti, di certo più adatti dei miei a quel freddo terribile. Quando passarono ad esaminare il retro del camion cercai di nascondermi nella penombra ma il raggio di luce di una torcia elettrica mi si piantò dritto in volto. Un brivido mi percorse la schiena e mi raggomitolai ancora più nel mio angolino tra le casse vuote attendendo il peggio. "Non voglio farti del male" il tono era brusco non certo rassicurante ma era la prima voce umana che udivo da quando avevo memoria. "Come ti chiami?" chiese ancora l'uomo bruscamente "Ja... Jasmine" balbettai trovando terribilmente difficile articolare la più semplice parola dopo chissà quanti mesi di silenzio. Non sapevo neppure se quello fosse veramente il mio nome, era il primo che mi era venuto spontaneo pronunciare inconsciamente quindi almeno in qualche modo ero stata legata in passato a quel appellativo. "Cosa sai fare?" incalzò ancora l'uomo. "So..." la sete ed il prolungamento mutismo mi rendevano difficile articolare la più banale delle frasi "So riparare cose" non so neppure come mi uscì ma era la verità, in qualche modo sapevo di essere qualcosa di simile ad un meccanico, o perlomeno di esserlo stata in passato. Un mugolio simile ad un grugnito ed un cenno di assenso "avanti alzati, qualcuno che sa riparare le cose torna sempre utile".

Fu così che mi unii a quel gruppetto di esuli, sopravvissuti a chissà quale nefasto fato e come me, del tutto privi di meta. Le giornate si susseguivano sempre simili alle precedenti: cercare cibo, cercare riparo, spostarsi sperando di trovare luoghi più ospitali. Imparai a conoscere ognuno di loro con i suoi pregi e difetti nonostante la loquacità non fosse il punto forte di nessuno.

Alita era l'unica donna, aveva superato da un po' la quarantina e parlava spesso del mondo prima di quel disastro, era una sorta di madre per tutti caparbia e tenace come solo chi ha visto in faccia l'inferno ed è sopravvissuto sa essere.

Johan era il vero leader del gruppo, un uomo burbero, anche lui sulla quarantina che in qualche modo sapeva sempre dove andare e come risolvere le situazioni più critiche. Era lui ad avermi trovato nel cassone del camion.

Alex un ragazzo di una ventina d'anni che nella vita aveva conosciuto solo spostamenti, fame e miseria eppure in qualche strano modo noto a lui solo non smetteva mai di sorridere e cercare di sollevare il morale a tutti.

Infine Viktor, un ragazzo silenzioso, non particolarmente socievole. Fu la corazza più difficile da penetrare ma anche la sorpresa più grande quando finalmente riuscii a parlarci. Ho sempre avuto la consapevolezza che qualora mi fossi allontanata da quel gruppo nessuna mancanza mi avrebbe ferito quanto la sua.

Alla fine imparai ad apprezzare la presenza e la compagnia di quel piccolo gruppetto di esuli fin quando, un pomeriggio partimmo per una breve ricognizione con Viktor alla ricerca di viveri e riparo e davanti ai nostri occhi si aprì uno spettacolo che mai avremmo sognato di incontrare: una città abitata.

 

 

Viktor

Il passato oramai non conta.
Non conta più chi eri prima, perchè ciò che la Terra era prima è oramai un concetto che nemmeno si riesce a trovare nei meandri della memoria della stragrande maggioranza della gente che ad oggi è stata reputata degna di respirare.
Respirare cosa poi? Un misto di ossigeno e qualcosa di ancora minimamente radioattivo che tanto bene sicuramente non fa.
Aria che si respira si, ma a fatica, la gola arsa di un aria secca a prescindere dal clima, qualcosa che devasta la mente quanto il corpo.
Ma non c'è tempo da perdere, c'è solo da sopravviere per non soccombere alle avversità di questo nuovo mondo che è andato delineandosi con le scelte sbagliate di un essere Umano alla ricerca di un insensato potere contro forze più potenti di lui.
Il conto da pagare è stato devastante, intere civiltà spazzate via dai disastri naturali e contamite dalle radiazioni negli anni.
Non è facile sopravviere li fuori, tanto che nel corso del tempo altri sopravvissuti come lui hanno deciso di fare fronte unico per affrontare quei nuovi ostacoli.
Per giorni, settimane, forse mesi, non si riesce a quantificare il tempo reale quando devi pensare a trovare beni di prima necessità.
Ancora alcuni ruderi sono sparsi in superficie e contengono quel minimo indispensabile di acqua e cibo in scatola che si è conservato più o meno dopo il passare degli anni. Mano a mano che il gruppo si sposta tra le rovine disseminate nel mondo, anche una certa Jasmine entra a far parte di quel gruppetto improvvisato di persone, che hanno come unico scopo quello di aiutarsi, volenti o dolenti, per non soccombere.
E' passato altro tempo, il suo carattere piuttosto taciturno che non lo ha spinto ad aprirsi più di tanto, se non quella ragazzina, forse più spaesata di lui da tutta quella merda che gli è piovuta letteralmente dal cielo così all'improvviso, e forse proprio per questo motivo inizia ad intraprendere un minimo colloquio con lei.
I due col tempo iniziano a conoscersi sempre meglio, instaurando una sorta di amicizia, un qualcosa della quale lui si era dimenticato persino il significato.
E in quel lungo girovagare alla fine una parvenza di civiltà, la Città che si staglia dinnanzi a loro.
Dopo tutto quel girovagare una sorta di oasi nel deserto metaforica appare come una opportunità da acchiappare al volo, tanto che quel gruppo nomade decide di avvicinarsi al perimetro sorvegliato di quella città.
Dal suo canto vedrà esplicare tutte le procedure per poter entrare in quella città come forestiero, e dimostrare a quella comunità come possa rendersi utile a tutti gli effetti per potersi far accettare e iniziare li, una nuova esistenza.

CAPITOLO III° - FUOCO- Episodio 10 °
Memoria di ferro

E' quasi l'alba di un nuovo giorno, la luce ancora non fa capolino da nessuna parte all'esterno del bunker dove la vita operativa non si ferma mai. System Op che questa notte ha dormito pochissimo, si alza frettolosamente e si dirige con passo svelto verso l'uscita, non ha armi con sè, ma infila nelle tasche dei suoi pantaloni e in quelle del gilet color vinaccia, un cellulare di ultima generazione da lui stesso 'modificato', e innumerevoli altri oggetti che non lascia mai di utile praticità come un temperino, una piccola pila e una borraccia d'acqua.

Saluta appena le guardie nei pressi della grande porta d'acciaio che raggiunge dopo qualche minuto e si fa aprire. Il giovane Scienziato alza gli occhi verso il cielo e non vede nemmeno una stella, alcuni grossi nuvoloni sembrano sovrastarlo senza sosta mentre incede con passo cadenzato ma cauto verso uno dei pochi mezzi di trasporto a disposizione dopo l'uscita dal bunker, monta in sella di un due ruote altamente tecnologico e di dirige a una moderata velocità verso la nuova città. Il percorso intrapreso è abbastanza tortuoso, il mezzo attraversa le macerie e si dirige verso sud, ritrovandosi forse senza volerlo alla Baia del Sole.

"Come sono arrivato qui" Si domanda mentre frena la moto e con il motore acceso osserva l'orizzonte che lo circonda, per quello che non può vedere lo ascolta, spegne il motore rimanendo in sella. "Ma certo, il cunicolo, la grotta!" Sussurra appena parlando con se stesso. Nessuno può leggere nel pensiero, ma in quel momento Op ricorda che con i suoi cari amici, che non vede da tempo dopo l'ultima scossa tellurica proveniente dal centro della terra, girovagava spesso per quel sottosuolo nascosto e inesplorato e in una di quelle grotte, avevano nascosto i loro ricordi.

Il giovane Scienziato inserisce con un gesto repentino del piede, il cavalletto e si avvia, curioso di ricordi e collegando l'evento casuale a quello scatolone di giocattoli scomparsi, verso l'entrata della grotta della Baia del sole. Egli sa bene come muoversi, conosce il posto e stando bene attento a sassi e pietre, raggiunge un piccolo anfratto ormai ricoperto di erba alta e di rami intrecciati, cerca uno spiraglio per incedere oltre e trova un varco dove si ficca accorgendosi che la luce del giorno, ormai sorto, illumina sempre di meno.

Poco più avanti sulla spiaggia, Angel era appena arrivata, ha in mano un vecchio secchiello trovato, con la mano libera si toglieva i sandali e camminando sulla sabbia arrivava alla riva, respirava con calmo ritmo e perdeva lo sguardo all'orizzonte dopo aver posato il secchiello entrava con i piedi in acqua "Ahhh" esclama con senso di benessere, "Ci voleva proprio!" Angel incede ancora qualche passo fino a che l'acqua della riva non copriva le sue caviglie, piega le gambe quasi accovacciando il corpo e ficca le mani nella sabbia e cerca in essa quello che era il suo obiettivo: telline e i cannolicchi. Il meticcio Met seguiva gioioso la giovane, correva da tutte le parti e saltava in mezzo all'acqua avvicinandosi di tanto in tanto alla sua nuova padroncina.

"Ferma ferma!!!" Un uomo a piedi scalzi sta correndo verso la giovane donna, "Non mangiarli, ferma!" Insiste con voce alta per farsi sentire da Angel. Un pescatore di mezza età riesce ad arrivare fino alla giovane donna che era riuscita a trovare i molluschi e che tiene ancora fra le mani mentre sta togliendo loro la sabbia in mezzo all'acqua. Lo sguardo della ragazza si posa sull'uomo, gli occhi si aprono e con aria sorpresa non dice niente, lascia andare le telline trovate di nuovo in terra. "Porc...ci avrei scommesso! Sono inquinate?" Domanda per confermare i suoi sospetti e si alza.

All'interno della grotta System Op sente le voci all'esterno, ma non ci fa più di tanto caso, prosegue il passo cercando di muoversi con cautela, tira fuori dalle tasche la piletta e fa luce dinanzi a sè e intorno per rendersi conto che tutto fosse rimasto come prima. La roccia levigata dal passaggio delle acque brillavano alla luce e il silenzio veniva solo interrotto all'eco dei felpati passi.

"Sì" Il pescatore rispondeva secco ad Angel per poi riprendere fiato e la parola "Ci sono cartelli ovunque, la zona è ancora inquinata, anche noi pescatori siamo fermi...non abbiamo abbastanza carburante per andare al largo" Angel ascoltava le parole dell'uomo, pareva conoscerlo da una vita, entrambi erano sopravvissuti al disastro e avevano poco da dirsi, annuiva "Grazie" mormorava verso l'uomo "Anche oggi salteremo il pasto" Con un gesto richiamava Met e insieme si dirigevano fuori dall'acqua.

Il caldo iniziava a farsi sentire, Angel riprendeva i suoi sandali e il secchiello che nascondeva dietro un cespuglio "Questo per adesso non mi serve" Parlava col suo cane che la seguiva come un'ombra. Il pescatore tornava sui suoi passi "Mi dispiace, non posso fare niente per te" e scompariva all'orizzonte dietro alcune rocce.

Alto era il sole, il vento aveva portato via da poco il grosso nuvolone e la temperatura sfiorava i 40 gradi "Che fuoco! Cerchiamo il carburante e andiamo a pesca al largo!" Angel s'incamminava verso la città, la direzione era quella della locanda "Chissà se Lia sa qualcosa" sussurava appena mentre si asciugava con un lembo della maglietta il sudore che le colava addosso dalla fronte sulle tempie. Con la coda dell'occhio crede di vedere una moto ma non se ne cura, fa soltanto una distratta panoramica attorno a sè per cercare di vedere qualcun altro. "Troppo caldo!"

Nel frattempo Op andava incontro ai suoi ricordi certo che avrebbe trovato qualche indizio da collegare ad alcuni dettagli per capire il perchè avevano rubato quel microchip nascosto nell'occhio della giraffa "Il microchip, ma certo!" Esclamava all'improvviso davanti al cunicolo che lo porterà a quella grotta di cui ha precisa memoria.

CAPITOLO III° - FUOCO- Episodio 11 °
Nuove presenze
Il tempo sembrava essersi fermato, anche il fato tendeva a sonnecchiare fra le rovine di un territorio da scoprire di nuovo inesorabilmente colpito dalla natura matrigna... ancora una volta.

Di quei manifesti affissi lungo le strade della città ne erano rimasti soltanto i brandelli delle lettere sparse qua e là in mezzo al desolato panorama che appariva a chiunque mettesse piede su questo lembo di terra.

Nessuno da giorni aveva pensato di metterne uno nuovo.

Sferzava inesorabile il vento gelido del nord, il suo urlo echeggiava in mezzo alle macerie che nessuno aveva mai rimosso, perchè nessuno sembrava abitasse il luogo o avesse intenzione di farlo.

Il paesaggio era impietrito reduce dalle ultime scosse telluriche, anche l'ultima formica sembrava essersi rintanata in uno dei milioni di anfratti nuovi, le stagioni parevano fossero scomparse, ogni giorno il tempo mutava le sue vesti e avvolto nell'imprevedibilità scorreva inesorabile.

I fiumi straripati avvolgevano strade e allagavano le case spezzate, rami di tronchi e pietre bloccavano ingressi melmosi, sembrava fosse venuta giù la montagna così distante e adesso così vicina. L'acqua mescolata al fango strusciava serpentina lungo le vie e i viottoli di una zona dimenticata in un silenzio irreale sembravano tutti spariti dalla faccia della terra eppure in quel poco tempo di calma piatta riprendeva anche il volo degli uccelli, gli insetti riempivano bolle d'aria e il fruscio delle foglie rimaste asciutte accompagnava il canto della natura rigogliosa e incolta...il fato cercava le anime sopravvissute ma Metamorfosi era deserta e se ne andava oltre...


Non è servito a niente!” Il passo veloce di un uomo incappucciato stava uscendo dalla foresta, lontano dai pressi dell'entrata nascosta dalla vegetazione della miniera abbandonata e dove il corpo di guardia aveva scoperto un fruttuoso arsenale impolverato, si dirigeva verso l'estremo nord, digitava un numero sul mini cellulare che tira fuori dal taschino “Bartolomeo fatti venire un'altra idea!” “Cretino, non fare nomi che qui spiano anche le mosche...ormai sono arrivati prima loro, molliamo il carico per adesso”

La missione del Genie proseguiva, i soldati scelti venivano raggiunti dalle guardie del Comandante Leo Nardo e i cunicoli della miniera si riempivano di uomini armati che illuminavano con le torce un enorme carico di armi da guerra e da guerriglia. “Forza organizziamo i trasporti, voi perlustrate la zona, tu e tu di guardia con turni di due ore, muoviamoci con cautela” Stry mentre impartiva disposizioni al team illuminava una parete coperta per intero da ogni tipologia di esplosivo. Il passo bloccava l'incedere del militare, nessuno sentirà la velocità del battito del suo cuore, goccioline di sudore iniziavano a scendere dalla fronte “Porc...!” Esclama d'improvviso. “Chiamate gli esperti” Conclude mentre illumina una cassa di esplosivi.

 

Tutti i soldati presenti prendevano atto della situazione, il loro addestramento non prevedeva errori e soltanto a notte fonda quella parte della miniera si svuotava.

 

Al centro della nuova città i sopravvissuti ignoravano gli altri quotidiani e il crepuscolo si illuminava delle luci accese della 'Rosa Scarlatta' all'interno del quale luogo di ritrovo qualche tavolo viveva di alcuni sorrisi sinceri.

Il buio della sera si accartocciava insieme alle persone del locale di Lia, il vento gelido sferzava ancora sulla pelle di coloro che entravano per ristorarsi al tepore del legno degli arredamenti. Il camino era acceso e scoppiettava ravvivato costantemente dalla padrona di casa che si vantava dei nuovi pannelli fotovoltaici appena montati sul tetto della struttura.

Cosa festeggiamo stasera?” La domanda rivolta sottovoce alla padrona di casa proveniva da Angel che stava sistemando le sedie per gli ospiti mentre Lia finiva di spennellare i crostini con una salsa da lei inventata.

Mia cara, stasera festeggiamo la vita!”

 

Anche il fato si ristorava e si deliziava delle note di una chitarra di un giovane artista davanti al caminetto acceso e di qualche sorso di analcolici e alcolici che il destino aveva previsto in tempi di magra, di pane abbrustolito e antichi sapori.

La notte fonda avvolgeva i sopravvissuti, ma nessuno aveva ancora conosciuto i volti tanto meno le espressioni che ne derivavano da un nefasto destino riservato a queste genti.

Ai margini di uno dei campi coltivati che attendeva il raccolto stagionale c'era qualcuno che osservava in silenzio in lontananza le rare e flebili luci delle case che si ergevano maestose a sud del territorio. Tutto taceva intorno per interminabili minuti anche il vento si era fermato, nessun canto di uccelli notturni, nessun fruscio, si distinguevano soltando due ombre ai margini di una stradina sterrata.

 

Dobbiamo tornare alla miniera, oggi si sono portati via le armi e l'esplosivo ma il mio infiltrato ha confermato che non hanno trovato niente altro...quel cunicolo è difficilmente rintracciabile se non conosci la strada” La voce appena sussurrata parla verso un'altra figura a mezzo metro di distanza, al buio e col favore della luna si scorgeva soltanto la sua lunga barba bianca e del suo interlocutore invece si distingue soltanto un ghigno di disprezzo sotto il cappuccio di una tuta scura.

Con questi cercatori di funghi diventa pericolosissimo tenerlo ancora in circolazione, bisogna agire subito, prima che un altro terremoto disperda le nostre energie” “Questi stronzi non mi hanno fatto entrare nell'affare degli appartamenti a Black Town...glielo rado al suolo...vediamo se poi vengono a batter cassa!” Il respiro affannoso conclude un atroce destino per gli abitanti del nuovo quartiere. “Recupera il C-4 e finisci il lavoro! Butta giù la miniera con quel plastico che ci hanno venduto al mercato nero, un improvviso crollo non darà nessun sospetto, penseranno a un assestamento...e anche quei cadaveri saranno seppelliti con onore" Il ghigno dell'uomo emetteva una arrogante risata strozzata

 

Il vento si placava e scopriva il cielo privo di nuvole e la luna appariva in tutta la sua bellezza ma nemmeno essa sapeva cosa il fato avesse in serbo per i terrestri.

In un lampo a ciel sereno un vortice di vento gelido iniziava ad alzare il terriccio circostante e circoscritto, sempre più forte tanto da spostare i corpi dei due che sempre più velocemente venivano spazzati lontano dal margine del campo coltivato dove si erano appartati per parlare e sballottati sulle zolle del terreno come fossero due palloni sgonfiati e atterrando chissà dove scomparivano dal luogo in un batter d'occhio.

Un buco nero ingrandiva le sue dimensioni secondo dopo secondo, una forte luce bluastra accecante si diffondeva nell'arco di qualche decina di metri in verticale come fosse una porta tridimensionale...tre ombre l'attraversavano palesando le fattezze in breve tempo, due di loro hanno degli strumenti tecnologici in mano, una che sembrava una pallina giocattolo fluorescente veniva trattenuta dalla terza presenza.

Eccoci su Terra7.0 finalmente!” La voce di una delle tre pseudo creature che parevano persone comuni si alzava tenue nel silenzio tornato tombale. La polvere si diradava e il buio ormai sovrano faceva trasparire, aiutato dalla luna quasi piena, l'ombra di quello che sembrava un mezzo di trasporto "Nascondiamo la capsula...e andiamo a cercare chi comanda quassù"

CAPITOLO III° - FUOCO- Episodio 12 °
Tempo a orologeria
Non c'è pace per questa terra!


Alle prime ore del mattino un allarme silenzioso si diffonde sui dispositivi elettronici di poche persone, le quali, man mano che passa il tempo sono impegnate in diverse situazioni.

Dal bunker parte un messaggio di poche parole: “Identificato segnale sottosuolo, richiesta sua presenza underground”


Sistem Op è all'interno delle grotte sotto la Baia del Sole e nessun segnale lo raggiunge benchè sia costante e continuo quello dell'allarme lanciato sul suo dispositivo, egli segue un percorso già fatto da adolescente e la memoria lo guida prendendosi il tempo che gli occorre senza distrazioni di sorta per evitare di sbagliare cunicolo.



Il Medico Scienziato Ita Beta è con i suoi collaboratori nel bel mezzo di un'autopsia di un'animale trovato esamine davanti il centro medico e non si accorge subito che il suo cellulare sta vibrando sopra uno dei tavoli dell'Obitorio pertanto lascia che qualche minuto scorra prima di togliersi il camice e affrettare il passo verso il bunker...



Il Comandante Leo Nardo ha il cellulare che vibra nella tasca dei calzoni, lo afferra frettolosamente e ne sbircia il contenuto del messaggio appena giunto, lascia in sospeso tutte le scartoffie di cui stava occupandosi e lascia il comando al suo sottoposto, si dirige verso una piccola cassaforte che tiene dietro il muro di cemento armato del suo alloggio, la apre avvicinando l'iride dell'occhio a un lettore elettronico e dopo averla aperta e prima di richiuderla afferra, per mantenerlo ben stretto fra la le dita della mano libera, un taccuino con una copertina in cuoio lavorato a mano.


E' un bel mattino, non sembra Autunno!

Il vento dei giorni scorsi ha un po' migliorato l'aria, la sua furia ha spostato altrove le polveri delle macerie che circondano il territorio vissuto, la natura pare splendere in tutta la sua bellezza...


Ascensori dopo ascensori la grande porta d'acciaio si apre a centinaia di metri sotto terra. L'areazione funziona perfettamente, la sicurezza è massima, ad ogni porta alcune guardie dirigono i passi degli ormai divenuti amici e salutandosi fra loro Ita Beta chiede a un alto in grado cosa stesse succedendo “Gli spiegherà tutto il Governatore, Signore”. Con Ita camminano il capo operativo del Gènie Stry Chnos, la Scienziata Lissa Mai, l'Astronoma Melania Bellafonte, il Fisico Weng Chan e il Biologo Adam Strange che accenna un dubbio “Chi vuole scommettere con me la cena che non riusciamo a uscirne prima di stasera?

Speriamo di no, ho lasciato aperto il Laboratorio”

Ti conviene chiamare e farti sostituire, qui saremo lunghi...” afferma il Comandante delle Guardie palesando agli amici il taccuino che ha in mano.

Quindi hanno trovato le coordinate!” “Sento puzza di guai, entriamo”.


La grande porta di cemento è ormai chiusa alle spalle delle persone che hanno raggiungo il Governatore Max Garret all'interno di un grande spazio dove nel bel centro marmoreo è posizionato un grosso involucro coperto da un telo bianco. “Benvenuti amici, abbiamo un problema...ehi, dov'è Op?”


Ciao Max, quasi non ce n'eravamo accorti!...” Uno sguardo d'intesa fra il gruppo pervade l'istante “Non lo sappiamo, avrà un motivo valido per non aver risposto” “Starà sprofondato in uno dei suoi esperimenti!”



Lissa, Melania, Weng, Adam, Stry, Ita, Leo...grazie per essere qui”

Il Governatore annuisce alla risposta della Scienziata, guarda uno ad uno i suoi fraterni amici e sofferma il suo dire mentre fa cenno a un collaboratore di togliere il telo bianco “I nostri micro sensori hanno individuato le coordinate della provenienza di quella esplosione udita tempo fa, i droni hanno scavato per giorni e giorni verso il nucleo terrestre e a circa cento chilometri in verticale c'è un livello di radiazioni altissimo, valori fuori dalla norma, pare che il magma stia innalzando la sua massa...temiamo un'altra forte esplosione


Come mai ti serve tutta questa gente? Non basta RobotX per andare laggiù a controllare?


Lo abbiamo fatto, ha contato tre tracce indefinibili e di sconosciuta provenienza e ad un certo punto i comandi non rispondevano per avanzare e abbiamo sospeso la perlustrazione.

Le coordinate provengono dall'esplosione di un pezzo che evidentemente non era ben protetto, lo scanner li disegna come fossero tre uova di cinque metri di diametro, il margine di errore è minimo”



Max incede qualche passo per raggiungere tre trivelle posizionate una accanto all'altra

Abbiamo modificato Nina, Pinta e Santa Maria fornendo il muso di due arti robotici in grado di afferrare e trattenere oggetti di media grandezza, in grado di retrattilità in modo che vengano racchiusi in un involucro di materiale in grado di contenere un'eventuale esplosione nucleare. Titanio puro”


Che cosa?”

Non possiamo rischiare un'altra esplosione a quell'altezza, porterebbe con se mezzo mondo! Bisogna portarli in superficie prima che qualcuno li faccia detonare

Secondo i dati raccolti ci sono tre posizioni da ripulire”

E' rischiosissimo Max!” E Se qualcuno decidesse di farne esplodere un altro mentre siamo laggiù?


Bisogna battere sul tempo”

L'ultima esplosione ha fatto gravi danni lassù, non possiamo permettere che accada di nuovo. Allora chi parte con me? Siamo tutti in grado di pilotare, ho chiamato voi tre anche per questo motivo” Max oggia lo sguardo su Stry, Melania e gli altri prima di riprendere la parola

E' rischioso lo so, farà molto caldo, saremo dotati di tute di ultima generazione modificate da Op proprio per questa missione


Ahh ma allora Sistem sapeva tutto!”

Gli ho chiesto io di non dirvi niente, non avevamo ancora nessun dettaglio. Qualcuno ha posizionato in profondità bombe atomiche a orologeria. Bisogna intervenire o il Mondo non avrà scampo”


Si parte fra un'ora! Da quella parte troverete il materiale”

Mi si accappona la pelle, andiamo!”

 

CAPITOLO IV° - ACQUA- Episodio 1 °
Alert terracqueo

E' buio pesto di una notte fonda, la luna non ha nessuna intenzione di farsi più vedere tanto meno una nuvola vuole passare. Le luci della taverna sono ormai spente e le dimore rimaste indenni dagli ultimi eventi catastrofici accolgono anime diversificate che vivono un quotidiano di una terra ancora da scoprire, perennemente in attesa che le loro posizioni sociali vengano sistemate in quest'altra terra in un futuro migliore.

'Buona notte cara' “Buona a te Angel, domani mi accompagni all'anagrafe per ritirare alcuni documenti della taverna?” 'Ma certo, passo alle otto...' “Ho del carburante in cortile, rimedia un imbuto”


Le vie del nuovo territorio sono vuote 'Ma che silenzio stasera!' Angel sale nella sua vecchia panda di colore blu di prussia miracolosamente rimasta con una buona carrozzeria e in funzione dopo il terremoto e, prima di accendere il motore, si mette in ascolto delle voci della notte 'Ehi, Lia ti accompagno a casa, dai sali' “Grazie tesoro...ehi, hai finito di scrivere quei due appunti?” 'Macchè, ad ogni riga c'è altro da aggiungere, i tempi si allungano...senti, domani ci mettiamo d'accordo anche per i pacchi al Centro Medico...'


Non era la prima volta che le due collaboratrici si ritrovano a tornare a casa insieme dopo il lavoro, durante il percorso le due giovani donne organizzano i dettagli per il domani. Lia ha un appartamento nel nuovo quartiere di Black Town mente Angel ne ha uno alla città dell'Arte. Il percorso è breve ma interseca in innumerevoli rivoli di cemento e lastricato alcuni pezzi dei quali materiali hanno subito lievi danni durante le ultime scosse sismiche.

“Ciao, buonanotte” Lia si allontana con brevi passi velocemente verso il portone di casa sua e scompare dietro di esso dopo aver salutato l'amica Angel che riparte in prima verso l'altro quartiere.



Nel frattempo dai campi coltivati a nord ovest del territorio tre figure all'apparenza umane vagano a prima vista senza un preciso obiettivo, nessuno li nota tranne il fato che veglia inesorabile sul tempo e paiono dirigere i loro passi verso est, stanno incedendo verso il primo quartiere per strada: Polis Art, la città dell'Arte proprio dove sta recandosi Angel per tornare a casa.


La velocità della Panda è costante, nel centro abitato Angel non affonda mai il piede sul pedale e incuriosita dall'insolito silenzio lo ascolta mentre percorre le vie cercando di mettere l'orecchio fuori dal finestrino che ha completamente abbassato per percepire meglio rumori di sorta. 'Troppo silenzio' mormora quasi fra sé 'Dove sono finite le bestiole del quartiere?...mmmh strano, nemmeno un gufo!'.


Con l'ultimo incrocio la giovane donna arriva sotto il suo edificio e mentre parcheggia con la solita manovra in retromarcia le tre figure che vagavano nella notte arrivano per caso e coincidenza nei pressi di quello spazio dedicato al parcheggio delle auto, come fossero bestie guidate da un olfatto per l'unica carne viva presente in città. Il loro vocìo aumenta il tono passo dopo passo, farfugliano frasi apparentemente disconnesse ma ad un certo punto si distingue bene un tono più alto degli altri: “Il segnale aumenta, lì”


Con i sensi già allertati da uno strano silenzio poco naturale della zona ad Angel non sfuggono quelle tre figure, ha già spento il motore e le luci confondendosi con le altre auto, tenta di aprire la portiera con il minor rumore possibile e porta il suo corpo fuori dall'auto, si accovaccia a fianco della portiera accostata all'auto, all'indietro tenta di arrivare dietro l'auto e nascondersi 'Ma chi sono questi?' borbotta mentre alza appena il capo giusto per sbirciare la loro posizione con il battito del cuore a mille Angel riesce a rimanere nascosta dalla vista dei tre che proseguono il loro incedere verso alcune piante “Il punto è questo, ci siamo” I passi dei tre sconosciuti si fermano dinanzi a una panchina a poche decine di metri dal parcheggio.


Uno dei tre sconosciuti si avvicina alla panchina e con una forza sovraumana la estirpa dal terreno come se non fosse stata ben serrata a terra di proposito e la scaraventa verso il parcheggio delle auto nella direzione della Panda di Angel che si salva grazie a un palo della luce che ferma l'impatto. Zolle di terra si sollevano in aria distinguibili solo da una strana aurea che le tre figure trasmettono nell'atmosfera nel buio di una notte fonda in cui le luci pubbliche sono appena saltate in un repentino corto circuito. Inconfondibile l'odore del terriccio nelle narici di Angel mescolato a quello bruciacchiato di fili elettrici e rimanendo nel nascondiglio con la mano davanti la bocca per evitare di essere individuata cerca di capire cosa stia succedendo e all'improvviso vede due dei tre che hanno fra le mani un grosso contenitore appena trafugato.


“Hawk è stato preciso, andiamo a prendere da Bank Gangster il pezzo mancante e portiamo a termine la missione. Hai controllato se hanno pagato?” I tre sconosciuti parlottano fra di loro senza badare che qualcuno possa ascoltarli tanto erano sicuri di sé e delle loro azioni e mentre uno di loro apre un varco temporale con la sfera che trattiene sempre in una mano come fosse una prolunga del braccio, Angel è rimasta di sasso e vede i tre scomparire nel nulla, il varco temporale si chiude e la notte torna a scorrere come al solito come se nulla fosse accaduto.


Il tempo scorre e corre anche nel sottosuolo, Lissa, Melania, Weng, Adam, Stry, Ita, Leo e Max prendono posto all'interno delle tre trivelle dotate di apparecchiature innovative e rivoluzionarie, avvolti in tute speciali i piloti prendono posto e al loro fianco e alle spalle si posizionano gli altri suddivisi nei tre spazi riservati all'equipaggio. “Accendere i motori” i microfoni espandono le direttive “Base, aprire il tunnel”

I tre mezzi si posizionano piano uno dopo l'altro davanti una grossa apertura nel terreno che appare dietro lo scorrimento di una lastra di acciaio, fanno partire i motori e avviano le manovre di partenza “Fra tre chilometri il tunnel si allarga, prendere posizione di fianco, tu Stry alla mia sinistra e Weng a destra...diamoci sotto, il computer di bordo è programmato con tutti i dati che servono per arrivare a destinazione, tempo previsto di arrivo un'ora e mezza”



Max e Leo guidano la coda che intraprende quei metri che li separano dalla vera partenza “Pronti ad accendere i razzi delle trivelle, millecinquecento metri...” Il Governatore chiude per qualche secondo il microfono della radio e si rivolge al suo copilota “Leo hai portato con te quel taccuino?” “Sì, gli uccellini mi hanno detto che avremo visite da un momento all'altro, quelle formule chimiche fanno gola alla malavita, utilizzerebbero quei prototipi per un'apocalisse...e nelle ultime pagine ci sono le coordinate delle posizioni dei nostri arsenali e i luoghi dove operano i nostri doppio zero e poi ci sono altre pagine strane alla fine che non capisco, pare che sia un elenco di ritrovamenti nell'area 51 sopravvissuti nella zona a rischio” “Non era sicuro lasciarlo in città, al ritorno ce lo studiamo bene, chi sa che lo abbiamo noi?” “Cinquecento metri, ci siamo, accendete i razzi, si parte” I tre mezzi si allineano di fronte a un blocco di terra e roccia all'interno della montagna. La conversazione fra i due si interrompe, l'informazione torna a tutti i microfoni e il Team parte per la missione di recupero dei tre oggetti non identificati individuati sotto la crosta terrestre a cento chilomentri di profondità.



Dopo gli ultimi eventi catastrofici fra inondazioni, uragani, terremoti, alluvioni e maremoti, scioglimenti dei ghiacciai, temperature altissime...e il palese cambiamento climatico, il manto terrestre pare abbia cambiato forma e continua a mutare nella sua morfologia, gli spazi non sono più gli stessi e nessuno meglio del fato vede i cambiamenti...che siano naturali oppure provocati dalla mano dell'uomo.

 

Le tre trivelle si allineano e accendono i razzi, prendono velocità verso il cuore della terra lungo un tragitto già stabilito e metro dopo metro, chilometro dopo chilometro avanzano lungo il percorso tracciato tritando tutto ciò che le lame elicoidali affilate incontrano. Sui radar appaiono i tre corpi estranei “Ci siamo quasi” La temperatura all'interno degli abitacoli sale, il terreno si sbriciola davanti ai loro occhi fissati sui radar e gli strumenti sopra i quali si perdono gli sguardi del team ma ad un certo punto tutto si ferma, i motori si bloccano, la trivella pare impantanarsi in una melma di fango e roccia mescolati da acqua che non avrebbe dovuto essere in quello spazio naturale.


“Porcaccia, che succede?” “Triv1 chiama base, che sta succedendo?” “Capo, non riusciamo a capire, non era previsto il fango, quella zona è rovente, niente acqua” “Il terremoto deve aver aperto delle falde acquifere e fatto deviare i corsi di acqua nel sottosuolo, avanziamo a razzi spenti, i mezzi sono programmati per muoversi in qualsiasi scenario, appena lasciamo il fango li riaccenderemo”

“Mannaggia è buio pesto, i fari esterni sono fuori uso! Dalla microcamera esterna non arriva nessun segnale” “Non si muove, non si muove accidenti, lo strato di fango è troppo spesso!” “Forza spingete al massimo, invertire la circolazione, date il massimo dell'impulso, date tutta l'energia alle sonde, dai dai” “Cinque metri, dieci, quindici, siamo a cinquanta, forza!” Gli strumenti delle trivelle rispondono ai comandi e l'adrenalina è ormai alle stelle, le fronti lasciano cadere copiose le gocce di sudore e gli occhi sono sgranati sugli strumenti quasi impazziti “Il calore esterno alimenta le batterie, bisogna evitare di scendere sotto il livello massimo di pericolosità” “Usciamo da quest'inferno di merda”


L'evoluzione delle macchine è sorprendente, le tre trivelle si lasciano alle spalle la melma di quei centinaia di metri con grande sforzo e coraggio del Team, i razzi si riaccendono e la destinazione è ormai vicina “Bravi ragazzi, ce l'abbiamo fatta, portiamo a termine la missione” “Batterie in aumento, energia al massimo, metodo di circolazione diretta, tempo di arrivo previsto venti minuti” “Ecco i tre giocattoli, occhio, rallentiamo, spegnere i razzi e avanzare con i motori al minimo, preparare le braccia e pronti ad agganciare, cinque minuti all'obiettivo”.

 

A cento chilometri sotto terra c'è la vita di otto persone appesa a un filo. “Non sappiamo con precisione di cosa si tratti, agire con cautela, fermare i motori, ci siamo” “Trivella al minimo della potenza, portarla a cinque metri esatti, il braccio misura quei centimetri in più che servono per agganciare con il minimo errore possibile, chiudere immediatamente le casse di contenimento dopo l'aggancio”.

 

Gli esperti all'interno delle trivelle eseguono le direttive organizzative alla lettera, i loro movimenti sono mirati a concludere la missione con il meno pericolo possibile e riescono nell'intento, ma si sa che il fato è imprevedibile e il caso vuole che uno degli oggetti ritrovati nell'impatto con la pinza di titanio altera la superficie del contenitore e una strana scia di colore verde evapora in pochi secondi, quasi impercettibile se non fosse per i sensori del mezzo che riguarda il suo recupero, e gli strumenti rilevano subito alta presenza radioattiva da uranio mescolato pare a una sostanza rilevata nell'elenco di armi chimiche. “Max, abbiamo un problema”


La voce di Stry irrompe con tono preoccupato al microfono di tutti “Involucro si è rotto e sta per esplodere, l'uranio ha avuto una reazione, vi passo i dati rilevati” “Assicurati che il braccio abbia racchiuso l'involucro per intero e mollalo Stry, l'esplosione sarà contenuta. Partenza immediata”


L'esperienza degli otto non è stata scelta a caso, benchè ciascuno abbia un ruolo ben specifico nella società di 7.0 tutti hanno trascorse vicissitudini che li hanno portati ad avere specifiche abilità acquisite nel vissuto precedente...

Le tre trivelle sfondano la via di ritorno, i razzi si accendono e Stry parte in coda dopo aver effettuato la manovra per staccare il braccio contenitore dell'oggetto ritrovato...interminabili secondi, tempo vissuto velocemente con una freddezza acquisita per mestiere, la fronte sudata all'interno del casco annebbia leggermente la visuale, il respiro aumenta la sua cadenza, le mani sulla manovra non cedono.


Un lieve terremoto si percepisce appena di sopra, l'onda d'urto dell'esplosione spinge inevitabilmente in alto le tre trivelle che in breve tempo raggiungono il punto di ritorno.

E' l'alba ormai...di nuovo, per fortuna...

 

 
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