Siamo aperti
Ritroviamoci!

Credo sia necessario riscoprire e ritrovare il proprio sé in un mondo che, grazie al potere della burocrazia, della scienza e della tecnica, cerca sempre più di svuotarlo di significato.

Chissà se sia il caso di abbandonare la nave in perenne e improduttivo movimento, emblema di un materialismo sempre più padrone delle coscienze del tempo, per passare a uno stadio immoto e spirituale... una specie di dimora dell’essere nella quale l’io torni a vincere sulla massa, su un noi (poco) collettivo sempre più impersonale e spersonalizzante.

Scelgo la libertà, scelgo forse una via più ardua e difficile, ma l’unica possibile per rigenerare il proprio sé.


Il passaggio è una via difficile e irta di ostacoli, perché presuppone di abbandonare quel luogo sicuro ma privo di passioni e sussulti in cui i singoli individui non sono più tali e vengono fagocitati dal sistema, divenendo massa informe, pensiero unico, impossibilità di scalare i gradi dell’essere, di essere liberi.

Ma non è sufficiente dire no, non basterebbe sganciarsi da burocrazia e statistiche, bisogna sapersi distinguere nell’immenso gregge dell’umanità, rendere visibile prima alla coscienza e poi al mondo la propria libertà di individuo, per incrinare le certezze del potere e insinuare il dubbio di ribellione nella massa: “…tra il grigio delle pecore si celano i lupi, vale a dire quegli esseri che non hanno dimenticato cos’è la libertà. E non soltanto quei lupi sono forti in sé stessi, c’è anche il rischio che, un brutto giorno, essi trasmettano le loro qualità alla massa e che il gregge si trasformi in branco. È questo l’incubo dei potenti.”

 

Forse ero destinata per mia natura a contrappormi all’automatismo e ribadisco il mio no, che potrei definire il personale grido di libertà.

Angoscia e paura sono sentimenti che imprigionano la massa al muro del tempo, laddove sopravvive e prolifera il terrore per la finitezza, per la caducità dei corpi, per il vuoto di senso rispetto alla vita, per l’incognita relativo a ciò che è soprasensibile e ingovernabile attraverso la ragione.

Sofferenze e tormenti esistenziali che si avvitano in un movimento su sé improduttivo e senza orizzonte di senso.

 

Voglio sfidare la paura, sconfiggerla e riconvertire in nuovi orizzonti di senso, nella consapevolezza che solo l’uomo liberato dal timore può combattere il deserto che avanza: “In questo vortice, la questione fondamentale è se sia possibile liberare l’uomo dal timore. Obiettivo di gran lunga più importante che rifornirlo di armi o provvederlo di medicinali. Forza e salute sono prerogativa degli impavidi. Il timore, invece, stringe d’assedio anche – anzi, soprattutto – chi è armato fino ai denti.”

 

Io scelgo il mio destino, mi elevo dalla massa, non sono numero ma individuo, sono una Persona.

Vinco gli inganni del tempo e dell’illusione, surclasso la materia non miro solo alla conquista di una dimensione interiore che mi sollevi dal grigiore del presente, ma convoglio questi sforzi e le mie nuove consapevolezze per liberare i regni materiali dall’egemonia del caos.

E' necessario tornare ad essere uomini liberi, per fare la storia: “La storia autentica può essere fatta soltanto da uomini liberi. La storia è l’impronta che l’uomo dà al destino. In questo senso possiamo dire che l’uomo libero agisce in nome di tutti: il suo sacrificio vale anche per gli altri.”

 

Nonostante il progresso, le evoluzioni della scienza, l’uomo rimane identico a sé stesso di fronte al muro del tempo e alle leggi del destino. Da che mondo è mondo, sono sempre le passioni e i pregiudizi a muovere gli esseri umani: “Il mondo è costruito in modo tale che pregiudizi e passioni esigono sempre il loro tributo di sangue, ed è bene sapere che ciò non muterà mai”. Non esistono parole o pensieri nuovi, per nobili che siano, che non abbiano generato sangue, vendette, guerre, rivoluzioni, sopraffazioni. Il miraggio delle nuove formule, delle evoluzioni scientifiche, resta una metafora e un’ allegoria del tempo, rispetto ai giochi del destino e alla consapevolezza dell’inconoscibilità dell’assoluto.

 

“ Catturati nel gioco di potenti illusioni ottiche, siamo abituati a considerare l’uomo, se confrontato con l’arsenale della sua tecnica, un granello di sabbia. Ma queste illusioni sono e rimangono i fondali di una immaginazione gregaria. Come l’uomo le ha costruite così le può demolire, ovvero le può inserire in un nuovo ordine di significati. I vincoli della tecnica si possono infrangere, e a farlo può essere proprio il singolo.”

Il problema di fondo è sempre quello della libertà.

“Il vero problema è piuttosto che una grande maggioranza non vuole la libertà, anzi ne ha paura. Bisogna essere liberi per volerlo diventare, poiché la libertà è esistenza – soprattutto è un accordo consapevole con l’esistenza, è la voglia – sentita come destino – di realizzarla”. E allora non esisteranno prigioni e tiranni, perché la libertà dimorerà in una dimensione intima e inattaccabile, spirituale, sovrasensibile, sovratemporale.

“... La parola è materia dello spirito e, in quanto tale, idonea a edificare i ponti più arditi; essa è anche lo strumento supremo del potere”.

 

L’individuo, per essere tale, per trovare la via del sé, deve sapersi emancipare dalla massa, dai luoghi comuni, dalle maggioranze, dall’omologazione sociale e culturale, cercando di inoltrarsi nei tortuosi sentieri che portano all'obiettivo desiderato, sarebbe quindi utile a noi stessi, ridestarci, invitandoci a sconfiggere le nostre piccole-grandi paure, cercando un’identità che trascenda la semplice dimensione materiale, un orizzonte di senso che non si arresti sulla soglia della ragione, ma che provi a guardare oltre il muro ingannevole del tempo che ci ospita.

 
 
 
 
   
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