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associazione culturale e di promozione sociale

Gli obiettivi Diventa  socio Crea Sede sociale
 

Associazione Culturale e di Promozione Sociale: 'Altripiani'

 

Il nostro Progetto Libero: 'Semi di libertà'.


Dando per assodata la scelta della tipologia associativa proviamo a fare delle scelte programmatiche come se il progetto dovesse iniziare domani.



In una società in cui il profitto muove tutte le dinamiche, e la logica prevalente è quella della sopraffazione del prossimo, e l’obiettivo quello di emergere e guadagnare posizioni nella scala sociale; noi vorremo fare precisamente il contrario, creando un’oasi estranea alle dinamiche fratricide della nostra società, in cui siano accolti anche i più deboli, i più piccoli, i più fragili, quelli insomma che non sono riusciti a difendersi dai meccanismi perversi di questa società e che provano per questo a vario livello, disagio; un’oasi trasversale in cui nessuno di chi entra deve avere tra i propri obiettivi quelli di accumulare ricchezza, ma solo la voglia di stare insieme, di ricevere e dare una ricchezza diversa , umana, sociale e di speranza.



E se degli utili ci saranno, saranno utilizzati per la crescita e le migliorie della struttura e dell'evoluzione della realtà, per il sostentamento e la vita dei soci, per l'accoglienza anche turistica, per gli ospiti e per altre iniziative sociali esterne e pubbliche realizzando metodicamente eventi pubblici culturali per valorizzare il territorio partendo dalle persone, sosterremo la produzione di prodotti locali e regionali, cercheremo di prenderci cura dell'ambiente utilizzando metodi innovativi e evolutivi per il quotidiano. Utilizzeremo materiali innovativi e di ultima generazione eco sostenibili e cercheremo forme di collaboraziono per utilizzare spazi adeguati per produrre altre forme di energia.


E allora per quanto ci riguarda, partiremmo in questo progetto anche domani, trasferendoci in un loco, anche ristrutturandolo un po’ con l’aiuto di coloro che ne vogliono far parte e di aiuti esterni, per passarvi poi il resto della vita a vivere un progetto che ci piace, che fa parte della nostra percezione e che riguarda il nostro essere realtà operanti oltre che pensanti. Vivere in un ambiente naturale e con un obiettivo finale ambizioso, ma di valore, per cui vale la pena porvi impegno, passione e risorse.

 

Come noi, anche altre persone preposte e competenti, potrebbero sposare secondo noi questo disegno, magari parzialmente, nell’ambito dei propri impegni professionali e di lavoro attuali, avendo la possibilità, e anche il piacere di essere ospitati in modo dignitoso e accogliente.


Un progetto che crea anche un sito aziendale d’incontro e di lavoro, di confronto, di vita e generosità d’animo e lo andiamo a illustrare nella sua essenzialità e completezza.



Che cos’è il <Progetto Libero> e le sue finalità


Noi vorremmo promuovere il benessere delle persone e valorizzare le loro energie, ma anche di formare e reintegrare nella società elementi che se ne fossero allontanati, di fornire servizi socio-culturali, terapeutici, didattico-formativi, ludici, ritenendo di poter trovare risposte proprio in diversi contesti che noi desidereremmo portare avanti.


 

Uno di questi è l’agricoltura sociale, il contatto con la terra e la natura in tutte le sue forme e sfumature, iniziando dal giardinaggio, infatti che le piante siano importanti per le persone è evidente sotto molti aspetti. I fiori sono spesso al centro di occasioni gioiose, lo sono anche in caso di eventi tristi. L’importanza che le piante hanno sul benessere delle persone non ha confini demografici: il legame abbraccia differenti culture, gruppi etnici, occupazioni, età, scolarità, livello economico, luogo di residenza, paese di nascita. Molte delle pressioni alle quali sono sottoposte le persone al giorno d’oggi sono il risultato dell’interazione di tre forze: l’avanzamento della tecnologia, lo sviluppo della conoscenza e l’incremento della popolazione mondiale. Questi aspetti di per sé positivi, se mal governati, di fatto comportano implicazioni negative con conseguente aumento degli effetti stressanti sulla vita quotidiana.


Anche se queste tendenze hanno ognuna una distinta manifestazione, esse hanno in comune alcune conseguenze. In particolare contribuiscono tutte a farci sperimentare la fatica mentale, che può spingere le persone a essere meno tolleranti, meno efficienti e meno sane. Il contatto e l’interazione con la natura ha un ruolo importante nel ridurre questi indesiderati effetti.


L’enfasi data all’efficienza e produttività unite all’avanzamento delle tecnologie hanno ridotto o eliminato i momenti di pausa e riposo che erano una volta parte della vita di ogni giorno. La fatica che risulta da questi multipli assalti non è una fatica fisica ma mentale, l’attività fisica è invece salutare per chi soffre di fatica mentale.


Le piante hanno un largo spettro di utilizzo. Il più ovvio è il sostentamento dell’umanità. Le piante ci forniscono cibo, sia direttamente che indirettamente (in quanto cibo per gli animali). Esse sono anche utilizzate come fonte di supporti strutturali, come materiali di costruzione, e come materia prima nella fabbricazione di stoffe e carta e di materie sintetiche.



l’occuparsi della terra e delle piante può conferire all’anima una liberazione e una quiete simile a quelle della meditazione”



La stessa luce verde riflessa dalle piante è per noi uno tra i più potenti tranquillanti che esistano in natura.


Occuparsi della cura delle piante, in questo senso, è un’attività oltremodo rilassante che ci rende liberi di far fluire i nostri stati d’animo, lasciarci prendere e guidare in un mondo completamente diverso, di far finalmente uscire quel residuo di natura che ancora vive in noi.


Creare e coltivare un giardino è sicuramente un bisogno fondamentale dell’uomo, un bisogno atavico, che si impone ad ogni civiltà malgrado ostacoli quali guerre, carestie, decadenza culturale, disinteresse sociale. Curare un giardino, pur piccolo come una cassetta di fiori sul davanzale, è un bisogno talmente forte da poter essere paragonato al bisogno di mangiare, di amare.

Il nostro progetto libero non solo per formare e reintegrare nella società elementi che se ne fossero allontanati, ma e soprattutto per ri-trovare la relazione con la terra, perchè dalle esperienze derivanti dalla sua cura e attenzione, abbiamo constatato altresì che innumerevoli esperienze svolte stanno dimostrando che i contesti umani ed ambientali delle aziende agricole, come anche le modalità operative delle produzioni rurali, sia di beni che di servizi, implicano varietà di compiti ed elasticità di svolgimento tali da essere idonei per stimolare, formare, integrare e valorizzare le risorse umane, quale può essere una fattoria con spazi dedicati.


L’obiettivo principale è l’incremento di benessere, di abilità e di integrabilità dei partecipanti verso cui sono rivolti tutti i progetti all'interno e all'esterno della struttura, come per esempio l’eventuale prodotto agricolo così realizzato è considerato primario, sia per consumo, dono o vendita, per lo più, considerati come parte rilevante del processo di stimolo e formazione degli stessi.


In base a ciò si può ritenere che tanto più la struttura si avvicina all’attivo economico della produzione, tanto maggiore è la sua efficacia anche nell’azione sociale svolta.


Un’attività di coltivazione che potrebbe fornire di autosufficienza alimentare chi ne necessita e utile per coloro che cercano una rieducazione con recupero e formazione.


Il contatto con la natura, con la terra, le piante e gli animali infatti non solo fa bene ma è anche formativo: attraverso il lavoro in “giardino” si ripristina in breve tempo un sano equilibrio psicofisico, vengono riattivati il coordinamento muscolare e la tonicità del corpo, come pure la capacità di relazionarsi positivamente con gli altri collaborando nelle varie attività, creatività ed espressione personale sono risvegliate da compiti come preparare e cucinare i prodotti della terra, curare il giardino e i suoi animali, valorizzare gli ambienti e il paesaggio, impegnarsi in attività artistiche ed artigianali, il confronto coi cicli vitali della natura, col volgere delle stagioni e il variare delle condizioni agro-meteorologiche insegna che vi sono sempre delle regole da rispettare, e insieme dà la capacità di far fronte agli imprevisti e alle difficoltà.


In un’attività di servizio, dove il continuo rapporto con gli altri e la responsabilità verso gli stessi, favorisce una crescita intellettiva e personale, potenziando la capacità di pianificare e prendere decisioni autonome e insieme migliorano la qualità della comunicazione per essere più cooperativi e disponibili, imparando a vivere i rapporti con le persone e le stesse esperienze quotidiane con maggior equilibrio, affrontando i problemi e non fuggendo più da essi.


Il nostro progetto libero come senso d’indipendenza, di sicurezza e autostima nell’essere partecipi e protagonisti di una reale attività produttiva, (ri)trovando una giusta dimensione di vita nei contesti relazionali del lavoro, del rapporto con gli altri, dello stesso ambiente sociale e culturale.


Un progetto che favorisce nuove utilità e benefici nel territorio grazie a questa originale valorizzazione delle risorse locali.

 


Un progetto operativo come strumento di accoglienza, formazione professionale ed inserimento sociale, un’esperienza dall’intensa carica emozionale, una rete di relazioni personali, familiari e sociali in grado di dare sostegno e prospettive per aprirsi finalmente alla società che evolve e alle stesse speranze di un futuro migliore e diverso!



Un progetto dove tentare anche di mettere a frutto le proprie esperienze e conoscenze anche nelle Istituzioni e nell’Università per un percorso di formazione che partendo dall’agricoltura miri a dare ai partecipanti un’adeguata cultura e conoscenza della società nuova, e quel bagaglio di validi referenti personali e professionali in grado di consentire loro di guardare con occhi rinnovati a se stessi e al futuro,


E' il progetto di una struttura dove esercitare e gestire un’attività integrata da una modesta fattoria didattica, impegnandosi non solo nelle coltivazioni, nella ristorazione e nell’accoglienza, ma avendo anche in mente l’apertura di adeguati laboratori artigianali ed artistici insieme alla possibilità di completare o intraprendere gli studi secondari e universitari, facendo loro conoscere i piaceri e i doveri, di una vita più sana e genuina, con l’opportunità di stabilire nuove e più valide relazioni personali e sociali, utili per il nuovo futuro.


Con una originale modalità operativa che, grazie alla partecipazione e al coordinamento di Università preposte nell’ambito del Master sull’ Agricoltura Sociale, da un lato sollecitiamo l’intervento delle Istituzioni Sociali per una piena applicazioni dei dettami costituzionali, aiutando a superare pregiudizi e pastoie burocratiche - nella consapevolezza che anche da questo dipende non solo il futuro delle persone coinvolte nel progetto, ma le stesse prospettive di una società esterna più giusta ed umana - e dall’altro consenta ai partecipanti di essere coinvolti in un caso concreto, “sporcandosi le mani” in una ricerca e una prova di quegli spazi di impegno e di libertà che ancora si danno: nella società, nella campagna, e nelle aule universitarie... e che grazie alla loro sensibilità ed esperienza possono validamente sostenere l’importanza e il valore di una simile iniziativa.



La realizzazione del progetto va interpretato su un territorio aperto e verdeggiante dove ciascun partecipante o ospite può continuare studi o attività di gestione di un eventuale punto vendita dei prodotti agricoli e manufatti artigianali oppure svolgere attività di coltivazione, allevamento e giardinaggio, laboratori previsti non solo per la formazione e il lavoro ma anche per sviluppare nelle persone responsabilità ed autonomia.


Il nostro progetto libero per valorizzare la terra e il mondo agricolo come fonte di servizi sociali e terapeutici, con la necessità di individuare un'adeguata struttura territoriale ed aziendale in cui realizzare queste “Altre colture”, coinvolgendo, insieme al Volontariato, anche Università e Fondazioni, referenti Istituzionali ed amministrativi, imprese pubbliche e private, esperti con capacità terapeutiche abbinate a conoscenze di base nel campo ecologico, paesaggistico, agricolo, economico, e, dall’altro lato, di agronomi e naturalisti la cui competenza professionale sia supportata da motivazioni umane e solidaristiche che consentano loro di operare al meglio in questo particolare settore.

Occorre un’ampia superficie di terreno per la struttura e le attività agricole, inserita in un vasto appezzamento situato in una posizione magnifica con alcuni ettari, parte da coltivare , in parte destinato al pascolo di bestiame allo stato brado, e altra terra dove coltivare i giardini e aree libere per trascorrere il tempo di riposo o come fattoria didattica per le scuole, offrendo, insieme ad una qualificata ospitalità ed a cibi genuini, la possibilità di partecipare attivamente, da protagonisti, alla vita e ai lavori tradizionali della campagna alla raccolta dei frutti della terra alla stessa preparazione dei pasti, imparando insieme agli “ospiti” un rapporto più sano ed autentico con le condizioni e l’ambiente del nostro vivere...


Terra anche per mirare al turismo equestre con suggestive escursioni a cavallo alla riscoperta della vita del passato,


Terra anche per proporre l’offerta stagionale di servizi legati all’ospitalità ed alla ristorazione instaurando nuove ed originali forme di solidarietà e di reciprocità, rispondendo così sia alle esigenze di valorizzazione del territorio e delle sue tradizioni che alle finalità sociali.



In particolare il progetto potrebbe articolarsi su più fasi:


  1. prevedendo intanto l’organizzazione di corsi di formazione professionale in campo alberghiero, della ristorazione e dell’agricoltura, a cura della facoltà di Agraria e di Università preposte e coinvolgendo eventualmente altri Enti di Formazione ed Istituzioni locali, potendo così anche verificare, nell’arco di uno-due anni, le reali motivazioni e l’impegno delle persone coinvolte


  1. provvedendo contestualmente alla creazione di una Cooperativa sociale - cui far partecipare, in questo caso, i partecipanti stessi - che si occupi della realizzazione del progetto e della sua gestione, in collaborazione con altre realtà sociali operanti sul territorio e sostenuta da un gruppo di studio in ambito accademico, in modo da costituire una sorta di struttura pilota di “Agricoltura etico-sociale”


  1. da sviluppare progressivamente a partire dalla “fattoria didattica” per arrivare poi, attraverso la “fattoria sociale” e la valorizzazione e messa a coltura dei terreni, alle vere e proprie strutture di accoglienza turistica, procedendo quindi attraverso vari micro-progetti e bandi ed ipotizzando una sorta di partenariato tra la Cooperativa stessa, l’Università preposta e le Istituzioni interessate ( Comunità Europea, Ministeri, Amministrazioni Locali, Fondazioni ) che dovrebbero finanziare i lavori di trasformazione e l’avvio dell’attività, con la certezza comunque che questa non solo possa mantenersi da sola ma assicurando anche un eventuale reddito agli ospiti;



Una serie di possibilità, ed opportunità, quindi da non trascurare. E proprio la trasversalità di questo progetto, oltre a garantirne la validità sul piano etico, sociale ed economico, può avere proprio un valore emblematico di speranza e di riconciliazione, una delle tante porte aperte verso il nuovo futuro.



Altre culture


Esiste tutto un mondo intorno a noi fatto di cose tangibili come le case, gli strumenti di vita e di lavoro, gli oggetti del quotidiano e, poco oltre, la terra, le strade, gli alberi, gli animali: una cornice di attività, saperi, relazioni, sentimenti, colori, suoni, profumi, sapori, sensazioni ed emozioni che configurano il nostro ambiente di vita, la nostra cultura, la nostra stessa identità personale...


Ma la complessità sociale ed il progresso tecnologico stanno rendendo il rapporto tra gli uomini e il mondo esterno sempre più indiretto e difficile: ne conseguono meccanismi di produzione, comunicazione e comprensione sempre più impersonali e problematici, fino alla sovrapposizione della natura con la sua immagine ideologica o virtuale, e comunque astratta. E questo specialmente in quelle situazioni dove i meccanismi di controllo sociale o le condizioni personali di svantaggio portano ad una innaturale separazione tra l’uomo e l’ambiente del suo vivere.

 


Per questo motivo il mondo che oggi ci circonda non è sempre apportatore di benessere e serenità. Ma l’ambiente dove viviamo è parte integrante della nostra vita, e così viviamo spesso in situazioni di stress per le innaturali modifiche che abbiamo imposto alla natura intorno a noi: inquinamento, rumori, traffico, cementificazione selvaggia, ritmi frenetici, consumismo, edonismo, spreco, confusione, affollamento e insieme solitudine - con conseguenti stati di ansia, rabbia, angoscia, frustrazione… Queste condizioni negative, da cui pur volendo non riusciamo a sottrarci, inevitabilmente si ripercuotono su tutto il nostro essere, che rimane intrappolato in questo vortice, facendoci chiudere in noi stessi, o cercando rifugio nei vari modelli che ci propongono i media e le mode. Tentiamo allora di raggiungere quella perfezione fittizia e poco reale impostaci dall’esterno - e che difficilmente otterremo - rimanendo pertanto delusi, soli, perennemente inadeguati a stare al passo coi tempi.



Viviamo così in una specie di oblio, o meglio di alienazione da sé e dalla realtà, incapaci di resistere a lungo in questi contesti, ma ormai anche incapaci di sostare in altri, di osservare e dare senso ai colori della natura che cambiano con le stagioni, di assaporare la tranquillità di un paesaggio, di camminare in un bosco ascoltandone le voci e il silenzio, di ritrovarsi con se stessi in spazi di pace…

Il disagio sociale che ne consegue si riferisce quindi ad una situazione molto complessa e difficile del vivere quotidiano, che può essere definita come esclusione o marginalità, causata dal continuo deterioramento delle condizioni materiali e relazionali della persona rispetto non solo all’ambiente sociale e familiare in cui vive, ma anche allo stesso ambiente fisico.


Occorre allora pensare ad 'altre culture' - un Fare Verde nei Luoghi - come all’insieme delle attività che implicano l’uso dell’ambiente rurale, naturale e paesaggistico, mirate al sostegno e, dove possibile, alla riabilitazione partecipativa di soggetti con difficoltà di natura psicologica e sociale; e dove il fine della solidarietà, della didattica e del servizio prevalga o perlomeno si equipari al fine produttivo


Il carattere solidale della cultura rurale, con le sue specifiche vocazioni all’accoglienza, con la sua identità e i suoi modi e stili di vita e di lavoro, può allora diventare uno dei pochi antidoti alla crescente omologazione della società di massa, nonché carta vincente di una proposta alternativa di sviluppo, anche economico, delle campagne.

La riappropriazione e valorizzazione dei saperi e del saper fare locale, delle produzioni agroalimentari ed artigianali tradizionali, degli usi e dei costumi, dei luoghi di lavoro e di vita, della cultura locale e dell’identità solidale delle popolazioni locali, rappresentano gli elementi fondamentali per ricreare senso di appartenenza e legami di solidarietà anche in quei soggetti che appaiono condannati all’isolamento e al disagio sociale.


Cercare allora una nuova funzionalità della vita associata e nuove opportunità di sostegno nel valorizzare l’insieme dei rapporti tra disagio, territorio ed esigenze sociali. Sia quelli passivi di percezione del verde, del mondo animato e dei suoi cicli di germinazione, crescita, maturazione e appassimento per sfociare poi ad una nuova rinascita, sia quelli attivi di impegno e partecipazione diretta nelle produzioni agricole (orticole, paesaggistiche, di giardinaggio, nonché di allevamento ed ospitalità). Considerandoli non solo dal punto di vista agronomico, culturale e delle tradizioni, ma anche per gli aspetti riabilitativi e di inclusione sociale.


Un insieme di attività che possono assolvere ad esigenze sociali, riabilitative e culturali, ma che allo stesso tempo sono utili al contesto locale nel quale queste esigenze vengono ad espletarsi. Portandovi nuove funzioni e creando nuove risorse e benefici che contribuiscano a tenere vivo il territorio, a stimolare l’integrazione sociale e culturale insieme all’efficienza sostenibile della filiera agro-ambientale e paesaggistica.

 


Parole come crescita, maturazione, recupero, riabilitazione, reinserimento legano insieme il verde e le aree da tutelare con le persone in condizioni di disagio verso se stesse o il loro habitat fisico e sociale.

In questa ottica si può parlare di una vera simbiosi tra soggetti svantaggiati e contesto naturale. Una sinergia tanto più importante ora, vista la cronica carenza di ambienti, disposizioni e mezzi adeguati al sostegno di queste persone e, insieme, lo stato di degrado ed abbandono di tanti spazi verdi e della stessa campagna. E anche la fiducia degli utenti e degli operatori socio-sanitari nei confronti di queste “nuovi” approcci di sostegno e integrazione è in continuo aumento, proprio per la loro capacità di prendere in considerazione non solo il disagio ed i suoi sintomi ma il benessere generale della persona, della società e dello stesso ambiente naturale …



  • L’AGRICOLTURA SOCIALE

L’attività agricola presenta, com’è noto, alcuni aspetti che la connotano univocamente: la risorsa terra quale principale fattore produttivo, il ruolo dei processi biologici nella produzione, il forte legame con l’ambiente ed il territorio, la produzione di beni che soddisfano bisogni primari, storia e tradizioni millenarie … A ciò deve aggiungersi anche la funzione ambientale e paesaggistica e una specifica funzione sociale legata al ruolo che l’agricoltura può svolgere nel mantenimento e nella coesione delle comunità locali e nel miglioramento della qualità della vita nelle zone rurali, oltre alla particolare capacità delle attività agricole di coinvolgere soggetti diversamente abili o provenienti da percorsi socialmente difficili.


Una peculiarità, quest’ultima, che conferisce all’agricoltura la possibilità di dare occupazione ad una forza lavoro che, per diverse ragioni, si trova ad essere emarginata dal mondo della produzione, cui si aggiunge il ruolo terapeutico-riabilitativo e di integrazione sociale che le attività a stretto contatto con la natura e con la cura di organismi viventi possono rivestire nei confronti di persone svantaggiate, sia per disabilità fisiche o mentali che per difficoltà sociali e psicologiche.

Vis medicatrix Naturae”, la capacità rigeneratrice della natura…


Come insegnano le più diverse discipline scientifiche, come narrano i miti, come mostra l’arte, e come ognuno può farne diretta esperienza, il mondo vivente delle piante, degli animali, del paesaggio è infatti il campo naturale di espressione delle migliori potenzialità dello spirito umano, il campo dove investire energie e risorse in vista di un impegno personale e sociale che, insieme al senso di responsabilità, possa far riscoprire il piacere del lavoro, di un’attività utile e creativa in cui misurare e migliorare se stessi, in prospettiva anche di un possibile futuro impegno professionale. E non trascurando neppure l’importanza del ritorno economico di detta attività per l’autosufficienza di queste persone e delle stesse strutture che se ne occupano.



E proprio il senso della cura, del prendersi cura degli altri, del conoscere e del farsi conoscere, configura le varie attività - capaci di coniugare insieme il lavoro nel verde con l’attenzione alle persone - come nucleo centrale per ogni percorso di sostegno che oltre al benessere psicofisico miri alla risocializzazione, alla fiducia, ad un più sereno rapporto col vivere nella società.


La terra madre, immagine e simbolo delle forze profonde della rigenerazione e della rinascita, dove ancora possono trovare sostegno e nutrimento le radici più vere dell’umano, quelle radici da cui possono sempre germogliare nuove fronde e maturare frutti insperati, è allora pronta ad accogliere i suoi figli più deboli e bisognosi di cura ed affetto. E oggi proprio la terra abbandonata e incolta delle campagne o degli spazi urbani ha più di un punto di contatto con altri luoghi dell’estremo rifugio o dell’estrema perdita, luoghi dove, più che quel che il destino o la natura o la società hanno fatto dell’uomo, conta ciò che egli vuole ancora fare di sé.


 

IL TERRITORIO



La Terra dovrà presentarsi integra ed accogliente, con ampi spazi incontaminati dove i ritmi di vita sono ancora scanditi dalla natura e dalle secolari usanze contadine. Ovunque, dai monti fino al mare, si possono ammirare le splendide testimonianze di un immenso patrimonio monumentale, unico ed irripetibile, rovine etrusche e romane, castelli, chiese e palazzi che rivelano l'importante evoluzione artistica e culturale vissuta da questa terra nel corso dei secoli. Scegliere un loco dove fra le tante e diverse bellezze naturali che potrebbero rendere la zona tra le più interessanti d'Italia, sono quasi sempre legati a particolari ricorrenze o ai consueti rituali della campagna. Dove sono riservati i prodotti tipici artigianali e dove si possono degustare autentiche prelibatezze della cucina tradizionale e riscoprire i gusti di antichi sapori dimenticati.

 

Il Turismo e la Campagna


Sulla scia di una storia e una vocazione antica, le campagne, così come le persone che le abitano e che contribuiscono a renderle vive e vivibili, hanno da sempre costituito un crocevia di esperienze ed intuizioni in grado di rispondere alla crescente domanda di ruralità e alla rinnovata attenzione nei confronti delle tradizioni locali, delle produzioni tipiche, delle risorse paesaggistiche...


 

La campagna esercita così una rinnovata capacità di attrazione basata sulla lusinga di un ambiente più salubre, relazioni umane meno spersonalizzate, tempi e spazi di vita più consoni, un ambiente dove esercitare le proprie capacità, e la prospettiva di poter essere artefici del proprio percorso di vita. Attraverso la domanda di beni e servizi rurali si cercano rimedi ad incertezze che nascono dalla gestione di un quotidiano improntato sulle regole della competizione e del mercato, mirando alla costruzione di un’identità e a uno status non omologati dal consumo di massa, e tutto questo coincide con la ricerca delle proprie radici in un mondo divenuto sempre più anonimo e indifferenziato.


 

Tutte opportunità per un progetto etico-sociale che oltre a valorizzare le bellezze storiche e paesaggistiche del territorio miri ad un concreto intervento di sostegno non solo per chi collabora, ma per la stessa popolazione locale, con nuove opportunità di reddito ed occupazione e soprattutto con la fornitura di servizi diretti a fasce deboli che potrebbero usufruire delle strutture di ospitalità, ristorazione ed aggregazione che si prevede di realizzare, in una nuova ed originale sinergia tra agricoltura sociale e bisogni locali, conseguendo un risparmio dei costi sostenuti dagli enti pubblici territoriali e una sorta di prevenzione verso forme di istituzionalizzazione del disagio sociale. A loro volta dando un valido contributo alla funzionalità economica del progetto, permettendo una utilizzazione delle attrezzature anche nei periodi, come la brutta stagione, in cui langue la richiesta turistica, ma che sono in genere quelli in cui è invece più necessario un intervento di sostegno a queste fasce deboli della popolazione locale.


Realizzando così una rete di integrazione e scambio in grado di far superare vecchie preclusioni e pregiudizi e connotando positivamente il rapporto tra le persone destinatarie del progetto e la cittadinanza, trasformando dei problemi e dei costi in concrete risorse per il territorio e la collettività.


 

Pensiamo ad interventi mirati all’integrazione di due aree:


  • un sapere ed un saper essere, inteso come acquisizione di strumenti per il cambiamento verso nuovi scenari di vita;

  • un saper fare, come padronanza degli strumenti e delle tecniche lavorative.



Nel predisporre quindi un progetto operativo diretto all’accoglienza, alla formazione professionale, al turismo e all’inserimento sociale non si può prescindere dal fatto che la formazione professionale deve essere orientata verso settori che consentano un effettivo impiego delle competenze acquisite in un concreto percorso di risocializzazione.

Lo stesso obiettivo potrebbe essere rivolto anche verso i diversamente abili e al loro inserimento sociale fino ad oggi poco considerato.


Alla luce di quanto esposto, si è pensato quindi di proporre il progetto di una struttura di accoglienza dove si insegni anche ad esercitare e gestire un’attività di agriturismo, integrata da una fattoria didattica, impegnandosi non solo nelle coltivazioni, nella ristorazione e nell’accoglienza, ma avendo anche in mente l’apertura di adeguati laboratori artigianali ed artistici insieme alla possibilità di completare o intraprendere gli studi secondari e universitari, facendo conoscere i piaceri, e i doveri di una vita più sana e genuina, e con l’opportunità di stabilire nuove e più valide relazioni personali e sociali, utili per il futuro rientro nella società odierna mutata radicalmente, utile anche a quelle persone escluse dalla società stessa per innumerevoli situazioni più grandi di loro e che non riescono da soli a vivere quell’inserimento sociale così ovvio e scontato.



Alla luce di quanto esposto si è pensato quindi di proporre un progetto trattamentale finalizzato ad un valido percorso di reinserimento e socializzazione nel segno del lavoro e della legalità, articolato in più fasi, che può anche procedere in parallelo e riguardare autonomi sotto-progetti:


  • organizzazione di un corso di formazione professionale in campo orto-florovivaistico, alberghiero e della ristorazione, a cura Università preposta , valendosi della convenzione stipulata tra l’Università stessa coinvolgendo eventualmente altri Enti di Formazione ed Istituzioni Locali, potendo così anche verificare, nell’arco di uno-due anni, le reali motivazioni e l’impegno dei partecipanti


  • provvedendo contestualmente alla creazione di una Cooperativa sociale, sostenuta da un gruppo di studio in ambito accademico, in modo costituire una sorta di struttura pilota di “Agricoltura etico-sociale”, allo scopo di curare la realizzazione del progetto e la sua gestione, in cui inserire tutti a pieno titolo, in modo da garantire loro la formazione permanente e lo sviluppo di quelle doti di imprenditorialità, autonomia e responsabilità che sono la migliore garanzia per un valido percorso di reinserimento e socializzazione nel segno del lavoro e della legalità, oltre a consentire un certo ritorno economico in grado di aiutare i partecipanti al progetto a sopperire alle necessità immediate;


  • Cooperativa da sviluppare progressivamente, nell’arco di due – tre anni, a partire dalla “fattoria didattica” per arrivare poi, attraverso la “fattoria sociale” e la valorizzazione e messa a coltura dei terreni, alle vere e proprie strutture di accoglienza turistica, prevedendo fin dall’inizio contatti con la cittadinanza locale e altri soggetti, per verificare le possibilità di commercializzazione dei prodotti attraverso strutture cooperative o la catena del commercio equo e solidale, e curando anche gli aspetti pubblicitari e l’eventuale presentazione dei prodotti e dell’iniziativa a convegni e mostre, oltre che sulla stampa specializzata, come forma valida ed originale di ampliamento della rete di rapporti sociali delle persone interessate.


Il nostro progetto libero come un seme che diverrà pianta e darà frutto, sono contenute le potenzialità del cambiamento, la fatica di uscire da se stessi e dal chiuso della terra, i bisogni di cura e protezione, i giorni di freddo intenso che frenano la crescita e le carezze del sole che danno nuova fiducia e nuova forza. Tra il seme ed il frutto c’è il sapere, il saper fare ed il saper essere di un percorso didattico attraverso ed oltre la fattoria sociale alla ricerca di quelle opportunità di lavoro e socializzazione che sono espressamente previste dalle stesse Leggi.


Il nostro progetto libero che ha come scopo principale il senso della cura, il prendersi cura degli altri, dell’attenzione alle persone, come punto di partenza per un percorso di sostegno che oltre al benessere psicofisico miri alla risocializzazione, alla fiducia, ad un più sereno rapporto col vivere nella società.


Conclusioni


Un progetto e un lavoro il cui senso e scopo va allora ben oltre i limiti della ricerca accademica, per abbracciare tutte quelle possibilità di socializzazione e di contatti umani, una riflessione su come questo sistema potrebbe essere aiutato e migliorato per il raggiungimento dei suoi obiettivi, verso cui questa bozza di progetto operativo sulla fattoria sociale come strumento di accoglienza, turismo, valorizzazione dell'ambiente, formazione professionale ed inserimento sociale vuol essere non solo un contributo, ma un impegno per realizzarlo.

 

Angela Lombardi 2021

 
 
 

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